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Beatrice Belcuore: "Non era fragile, aveva superato tre selezioni", la famiglia contro l'archiviazione



Firenze, 26/6/2025 - Beatrice Belcuore: “Crediamo che la sentenza di archiviazione emessa dal GIP di #Firenze, che chiude il caso del suicidio della nostra cara Beatrice all’interno della Scuola Marescialli dei Carabinieri, ignori elementi cruciali di approfondimento”, scrivono in una nota a “Chi l’ha visto?” i familiari, assistiti dall’avvocato Rizziero Angeletti. “Lei aveva già superato con successo tre selezioni rigorose: una nella Marina e due nei Carabinieri”. Sottolineando che sono “numerose le incongruenze emerse, come quelle nell’analisi del fascicolo fotografico”, lamentano che “non sono stati eseguiti accertamenti fondamentali come l’esame dello Stub, l’autopsia completa e l’esame tossicologico”. “Senza questi elementi - si chiedono - come si può escludere con certezza ogni altra ipotesi?”. Per il giudice “è evidente come la madre avesse colto nel disagio emotivo di Beatrice dei segnali d'allarme tali da far ritenere possibile un simile gesto da parte sua. Ciononostante, dagli atti di indagine non risulta che la Scuola Allievi Marescialli sia stata resa edotta di siffatta situazione”, che quindi “non è rimproverabile di non aver adottato alcuna iniziativa idonea a scongiurare l'evento suicidiario verificatosi”. “Noi volevamo soltanto - commentano i familiari - che le risposte su quanto accaduto fossero affidate alla scienza forense”. “Altre famiglie hanno vissuto il nostro stesso dolore, - concludono - lo stesso muro di silenzio, la stessa risposta fredda e burocratica: ‘era fragile, non ha retto’”. Quindi lanciano un appello: “Se anche vostro figlio, vostra figlia, vostro fratello o sorella sono stati travolti da questo sistema, uniamoci. Portiamo insieme questa battaglia davanti alla Corte di Giustizia Europea, affinché appaia evidente che non siamo ‘casi isolati’, ma vittime di un modello che si ripete. E che deve assolutamente finire”.