Londra (Inghilterra), 23/6/2011 - Nell'aula 2 del tribunale di Winchester, dove si celebra il processo Barnett, Danilo Restivo ha ultimato la sua deposizione davanti al magistrato di Sua Maestà Micheal Bowes, confermando la sua versione dei fatti: “Non sapevo che la Chiesa della Santissima Trinità avesse un sottotetto e non avevo le chiavi della chiesa: io non ho mai ucciso nessuno”. L'accusa ha sostenuto che Restivo doveva conoscere bene sia la chiesa della Santissima Trinità sia gli adiacenti locali del centro Newman. “Tra il 1988 e il 1992 ci andavo 2-3 volte alla settimana”, ha confermato Restivo. Qui s'incontrava spesso con don Mimì Sabia. Vicino al suo ingresso c'è anche il luogo dove Restivo diede appuntamento a Elisa, intorno alle 11.30. I due, per parlare, andarono quindi nel presbiterio. Poi, ha insistito Bowes, è stata la volta dei locali del Newman e quindi il sottotetto: “qui lei ha assalito Elisa con un coltello e nella foga della colluttazione si è ferito alla mano”. Ma Restivo ha negato. “La vidi uscire dalla chiesa e restai a pregare altri 10 minuti”. A questo punto, nella ricostruzione dell'accusa, avrebbe dovuto però imbattersi nelle amiche di Elisa che già la stavano cercando. Restivo ha raccontato poi di essere uscito, di aver cercato - senza successo un amico nella vicina piazza San Michele e di essersi infine diretto al cantiere delle scale mobili dove sarebbe caduto procurandosi un taglio alla mano. Una ricostruzione che Bowes ha liquidato come “senza senso”. “Ammesso che lei sia davvero scivolato sul fango, e i testimoni che l'hanno vista in seguito la descrivono come sudato e agitato ma non come sporco di fango, una persona non cade dalle scale atterrando con una mano sulla bocca e una sullo stomaco”, ha incalzato Bowes, citando le dichiarazioni rese da Restivo nel 1993. “La verità - ha concluso - è che lei si è dovuto inventare questa versione molto in fretta per spiegare la sua ferita e da allora ne è rimasto prigioniero”. Restivo ha nuovamente negato ma si è rifiutato di aggiungere altri particolari per non “incorrere in falsa testimonianza”, così come non ha voluto dare maggiori informazioni sui tempi impiegati per recarsi in chiesa e quindi a casa propria. Ora mancano solo le requisitorie finali, poi la giuria esprimerà il verdetto.
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