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Processo Denise: in aula la zia, il nonno e il perito che trascrisse le intercettazioni

Marsala (Trapani), 25/1/2011 - È ripreso davanti al Tribunale di Marsala (Trapani) il processo per il rapimento di Denise Pipitone. Sono stati sentiti: Giacoma Maggio, sorella della madre di Denise; il perito Roberto Genovese, che ha ricevuto l'incarico dal tribunale di trascrivere una serie di conversazioni intercettate nel corso delle indagini, e Vito Maggio, padre di Piera. La zia di Denise, Giacoma Maggio, rispondendo alle domande del Pm Giacomo Brandini, ha ricordato i suoi rapporti di conoscenza con Anna Corona, madre della Pulizzi, e si  è soffermata su un incendio doloso subito nell'aprile del 2004 in un'erboristeria che gestiva a Mazara del Vallo. "Il giorno prima dell'incendio - ha ricordato la teste - vidi Jessica Pulizzi nel marciapiede di fronte l'erboristeria; stava ferma su un motorino con un ragazzo, guardavano verso il mio esercizio e lei mi fece anche una smorfiai". "Quella mattina - ha detto Giacoma Maggio - Denise insisteva per venire con me nella mia erboristeria ma io dissi di no". Poi, tra le lacrime: "Se me la fossi portata adesso sarebbe ancora con noi. La bambina mi diceva: 'Zia, voglio venire con te, ti prometto che faccio la brava"'. Nell'aprile 2004, all'erboristeria di Giacoma Maggio fu appiccato un incendio, che comunque non distrusse l'intero negozio. "Prima di quel fatto - ha detto la teste - Anna Corona (madre di Jessica Pulizzi, ndr) mi incontro' in un supermercato e fece come una pazza. Io le dissi: 'ma sei cattiva' e lei mi rispose: 'ti faro' vedere io cos' è la cattiveria"'. "In precedenza - ha aggiunto - Corona mi disse che lei non sopportava l'amicizia tra suo marito, Piero Pulizzi, e mia sorella Piera. Anna Corona era arrabbiata, era gelosa".
In aula il perito Genovese ha testimoniato su un passaggio di una conversazione tra Anna Corona e Jessica Pulizzi, sorellastra della bimba, avvenuta nei locali del commissariato di Mazara del Vallo dieci giorni dopo la scomparsa della figlia di Piera Maggio. Nella registrazione "che in alcuni passaggi era disturbata da rumori ambientali" - ha detto il perito - Jessica parla di una somiglianza tra lei e la "picciridda" e dopo pochi altri passaggi precisa: "Io a casa c'ha purtai", "Io a casa gliel'ho portata". Anna chiede alla figlia: "Tu problemi con la tua coscienza n'hai?"; e Jessica risponde: "Ma tu neanche sti dumanni m'avissi a fari". Secondo il perito "le due sapevano pure di essere intercettate, perché a volte parlavano a bassa voce". Poi, rispondendo al legale Gioacchino Sbacchi, difensore di Jessica Pulizzi, Genovese ha precisato che "la voce di un interlocutore si può anche abbassare se volta le spalle alla microspia". La frase "A casa c'a purtai" ("A casa gliela portai") Jessica Pulizzi la pronunciò nel contesto di un dialogo, con la madre Anna Corona, che aveva come protagonista una bambina. Dall'intercettazione, ha riferito Genovese,  è emerso che "Jessica, parlando con Anna, ha detto: 'sugnu precisa a picciridda" e poi: "Io a casa c'a purtai", mentre Anna disse: "ma tu problemi con la tua coscienza ne hai?" e Jessica rispose: "ma tu chisso mancu mi l'avissi a dumannari" ("Ma tu questo non me lo dovresti neppure domandare").
Dopo la deposizione del perito  è entrato in aula a testimoniare il padre di Piera Maggio, Vito. "Anna Corona mi fermo' per strada e mi mostrò la foto di mia nipote, dicendomi 'ce la faccio pagare". L'episodio risalente a tre mesi prima del sequestro di Denise Pipitone,  è stato ricordato in aula dal nonno materno della bambina, Vito Maggio, con la pecisazione: "Solo in quel caso Anna Corona non parlò di Piera, perché altre volte inveiva sempre contro mia figlia, sempre nei tre mesi precedenti la scomparsa di Denise". Il teste ha ricordato anche che intorno al 2003 "Anna Corona mi incontrò in piazza Macello e mi disse che il suo matrimonio con Piero Pulizzi era finito e che la colpa era di Piera e aggiunse 'dovunque dovessi vedere mio marito con Piera so io cosa fare". Vito Maggio, rispondendo alle domande del Pm ha confermato alcune dichiarazioni rese l'8 novembre 2004 alla polizia: "Anna Corona mostrò stupore quando seppe che l'erboristeria bruciata era di Giacoma e non di Piera; mi ripeté due volte: 'Perciò il negozio era di Giacoma?'".

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