Edizione:2007/2008
Data pubblicazione:20/02/2008
La sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha giudicato inammissibile il ricorso della madre di Emanuela Orlandi contro l'archiviazione dell'indagine della procura di Roma. Nell'ottobre scorso il gip aveva respinto l'opposizione, avanzata anche dai familiari di Mirella Gregori, alla richiesta di archiviazione del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e dei pm Simona Maisto ed Ilaria Calò. La decisone riguarda i sei indagati per concorso in omicidio e sequestro di persona: monsignor Pietro Vergari, Sergio Virtù, Angelo Cassani, Gianfranco Cerboni, Sabrina Minardi e Marco Accetti. Contro di loro la procura e il gip prima e la Cassazione ora hanno ritenuto che non fossero stati raccolti sufficienti elementi probatori. Restano pendenti le accuse di calunnia e autocalunnia per Accetti, che nelle scorse settimane è stato sottoposto a perizia psichiatrica che l'ha giudicato capace di intendere e volere ed anche di stare in giudizio.
Durante la puntata speciale di "Chi l'ha visto?" dedicato alle ragazze scomparse del 20 febbraio 2008, è stato ricostruito il caso di Mirella Gregori, scomparsa da Roma il 7 maggio 1983. Nel corso del servizio sono stati mostrati gli identikit di due uomini, che erano stati visti seguire Emanuela Orlandi nei giorni precedenti la scomparsa e che la madre di Mirella Gregori aveva detto essere molto somiglianti a due sconosciuti che la sera prima della sparizione della figlia aveva notato alla festa per il rinnovamento del suo bar.
Al termine del servizio, è arrivata la telefonata di una persona convinta di aver riconosciuto in uno dei due identikit un uomo di sua conoscenza. Con il suo consenso, la telefonata è stata registrata modificando la voce digitalmente: "Io credo di riconoscere una persona. Posso fornire il nome e il cognome di questa persona. Tra l'altro questa persona è un pregiudicato quindi negli archivi della Polizia ci sono le sue foto segnaletiche risalenti a reati del 1980 – 1981, quindi un periodo anche abbastanza recente. Ritengo che le sue foto segnaletiche siano ancora negli archivi".
Mettendo a confronto gli identikit dei due uomini che erano stati visti seguire Emanuela Orlandi con quelli fatti su indicazione della madre di Mirella Gregori sembra ci siano alcune somiglianze.
E' stata inoltre risollevata l'ipotesi che il pregiudicato della "Banda della Magliana" Enrico De Pedis possa essere stato coinvolto nel rapimento di Emanuela Orlandi, e forse anche in quello di Mirella Gregori. Il pentito Antonio Mancini, infatti, in un confronto con la sorella di Emanuela Orlandi durante lo speciale di "Chi l'ha visto?", ha affermato che l'uomo che aveva avvicinato Emanuela Orlandi, spacciandosi per un rappresentante della Avon, potrebbe essere stato proprio lui.
La sorella di Mirella Gregori ha lanciato un appello a chi, la sera del 6 maggio 1983, si trovava alla festa per l'inaugurazione del bar rinnovato, nel caso qualcuno si ricordasse di aver sentito o visto qualcosa di strano.
Alfredo Sambuco, il vigile urbano che prestava servizio davanti al Senato in corso Rinascimento a Roma il 22 giugno 1983, giorno della scomparsa di Emanuela Orlandi, ha sostenuto di aver scambiato qualche parola con la ragazza, che gli aveva chiesto dove fosse la sala Borromini, e con l'uomo che era con lei e che si presume coinvolto nel suo rapimento. L'uomo, che aveva una BMW di colore scuro metallizzato, gli aveva chiesto se poteva lasciare lì la sua auto. Il vigile ricorda che l'uomo era intorno ai trentacinque anni, alto all'incirca m. 1,70 e longilineo. Sulla base della sua descrizione i Carabinieri hanno preparato un identikit dell'uomo, che sembra non sia mai stato diffuso. Secondo il racconto di Sambuco, quando gli inquirenti lo hanno esaminato, avrebbero detto che assomigliava molto a una persona che loro conoscevano, ma che non poteva essere in Italia.
Questo identikit è stato mostrato da "Chi l’ha visto?" e messo a confronto con una fotografia di Enrico De Pedis. Sovrapponendo le due immagini, i tratti somatici, la fronte, gli occhi, il naso, la bocca, le rispettive forme e proporzioni sembrerebbero corrispondere.
All'epoca dei fatti, ossia nel giugno del 1983, Enrico De Pedis detto "Renatino" era ricercato e, in quanto latitante, per le forze dell'ordine avrebbe anche potuto trovarsi all'estero. L'anno seguente egli venne arrestato, ma, nonostante la somiglianza con l'identikit, non è mai stato messo a confronto con il vigile urbano. Secondo Nicolò D'angelo, uno dei protagonisti dell'indagine che ha portato ai grandi arresti della banda della Magliana, "non c'è nessuna prova processuale che la banda della Magliana sia coinvolta nel sequestro della Orlandi". Ma resta il grande mistero della sepoltura di De Pedis in una basilica del Vaticano.
Intanto, il 29 febbraio 2008, la banda della Magliana è tornata dopo molto tempo sulle pagine di cronaca nera dei giornali per un omicidio la cui dinamica ha ricordato le esecuzioni che hanno insanguinato la capitale negli anni settanta e ottanta: l’assassinio di Umberto Morzilli, noto come "Umbertino", che sembra fosse legato a storici esponenti della banda.
In occasione dei 25 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi i familiari hanno fatto affiggere nella capitale e nelle regioni dove è presente l'associazione Penelope un manifesto identico a quello apparso sui muri di Roma nel 1983 e che è diventato una icona del caso. Questa volta è stato affisso accanto ad un altro, preparato con la stessa grafica, con la foto e i dati di Mirella Gregori, la cui scomparsa è stata spesso associata a quella della Orlandi in questi anni. In questo modo si è voluto ricordare a tutti anche l'attesa dei familiari delle tante persone scomparse i cui casi non hanno avuto la stessa visibilità di quelli delle due ragazze romane.
Per la prima volta Maria Orlandi, la madre di Emanuela, ha rilasciato un'intervista nella quale ha ricordato alcuni episodi della vicenda. Come quando, qualche giorno prima della scomparsa, Emanuela era quasi arrivata a casa di ritorno dal mare e stava camminando con delle amiche: un'auto l'aveva affiancata e un uomo ne era sceso, afferrandola per un braccio e dicendo: “E' questa”. La signora ha ricordato anche la rabbia del marito Ercole, venuto a mancare nel 2004, quando aveva appreso della protezione assicurata ad altre cittadine vaticane che avevano avuto la sensazione di essere pedinate in quel periodo. La figlia di Angelo Gugel, l'aiutante di camera di Giovanni Paolo II, la moglie e la figlia del capo della sorveglianza pontificia, Camillo Cibin, erano state avvertite e avevano potuto cambiare abitudini. Secondo Maria Orlandi il Vaticano sarebbe stato stato informato dai servizi segreti francesi dell'esistenza di un progetto di rapimento di una sua cittadina. Ma la famiglia Orlandi non era stata avvisata.
Le sorelle delle due ragazze scomparse nel 1983, Natalina, Federica e Cristina Orlandi e Antonietta Gregori, sono intervenute in studio. Federica Orlandi, l'ultima persona che ha parlato con Emanuela, ha ricordato la telefonata nella quale la sorella le ha detto della strana proposta di lavoro ricevuta da un sedicente rappresentante della Avon. Cristina, la sorella che l'ha aspettata invano al di là del ponte sul Tevere quel 22 giugno 1983, ha ricordato lo sgomento di non trovare Emanuela a casa come aveva creduto. Antonietta Gregori si è rivolta a chi può aiutare a chiarire i collegamenti della scomparsa della sorella Mirella con quella di Emanuela Orlandi.
Nelle ore precedenti la trasmissione erano stati diffusi ampi stralci dell'interrogatorio "segreto" di una cosiddetta supertestimone, rilanciati dall'agenzia Agi e ripresi dai telegiornali e dai siti dei principali quotidiani. Si tratta di Sabrina Minardi, a lungo legata a Enrico De Pedis, che avrebbe indicato proprio il capo della Banda della Magliana come coinvolto nel rapimento di Emanuela Orlandi, il cui corpo avrebbe poi portato lui stesso in un sacco a Torvajanica, vicino Roma. Da alcune frasi trapelate, la Minardi avrebbe detto di aver incontrato personalmente Emanuela. In altri frammenti di dichiarazioni la donna avrebbe coinvolto anche monsignor Paul Marcinkus, morto nel 2006, all'epoca presidente dello I.O.R. (Istituto Opere Religiose).
Nel 2006 “Chi l'ha visto?” era riuscito a intervistare Sabrina Minardi che aveva già parlato dei legami che Enrico De Pedis aveva con la mafia siciliana, la loggia massonica P2 e Roberto Calvi del Banco Ambrosiano, anche se aveva escluso un proprio coinvolgimento nella scomparsa di Emanuela Orlandi. In una parte non trasmessa della stessa intervista Sabrina Minardi aveva anche raccontato di avere accompagnato Enrico De Pedis, quando era latitante, a due cene in casa del senatore Giulio Andreotti. Episodi che adesso la donna avrebbe raccontato anche nelle sue deposizioni.
Natalina Orlandi, precisando di non avere ricevuto alcuna comunicazione dalla Procura di Roma sugli interrogatori della Minardi, si è detta preoccupata per questa fuga di notizie.
Durante la trasmissione, un amico di Emanuela Orlandi ha telefonato per riferire che il giorno prima della scomparsa, mentre si trovava insieme alla ragazza e ad altri amici, aveva avuto la sensazione che li stesse pedinando un giovane, del quale però ha detto di non ricordare il volto. Questa persona li avrebbe seguiti lungo tutto il tragitto dal Vaticano a viale Giulio Cesare, fino al ritorno a casa di Emanuela Orlandi. Può darsi che qualcuno del gruppo di amici di quel giorno ricordi maggiori particolari, che potrebbero essere utili. Un invito in questo senso è stato fatto anche dal fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, in collegamento dalla Casa del Jazz di Roma, allestita in una villa confiscata nel 2001 al cosiddetto cassiere della Banda della Magliana, Enrico Nicoletti, che l'aveva acquistata dal Vicariato di Roma per 400 milioni di lire a fronte di un valore all'epoca stimato in almeno 21 miliardi. Dopo avere espresso rammarico per il mancato nuovo appello del Papa, che era stato chiesto dalla madre Maria, Pietro Orlandi ha chiesto di farsi viva alla ragazza mora con i capelli ricci che il giorno della scomparsa era alla fermata dell'autobus dove le amiche accompagnarono Emanuela. La ragazza, che non è mai stata identificata, potrebbe aver frequentato la sua stessa scuola di musica. Forse potrebbe essere stata lei l'ultima persona ad averla vista e avere notato qualcosa di importante.
Nel corso della puntata sono intervenute in studio Natalina e Federica Orlandi, sorelle di Emanuela, insieme ad Andrea Ferraris, marito di Natalina, al quale si devono le registrazioni delle telefonate che arrivarono in casa della famiglia Orlandi. E’ stata trasmessa la parte finale, inedita, della telefonata dell'uomo che ha sollecitato la redazione di "Chi l'ha visto?" nel 2005 a indagare sulle ragioni della sepoltura di De Pedis a Sant'Apollinare: "Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant'Apollinare e del favore che Renatino fece al Cardinal Poletti all' epoca. E chiedete al barista di via Montebello, che pure la figlia stava con lei… con l'altra Emanuela"). A Roma, in via Montebello, c'era il bar della famiglia di Mirella Gregori.
Lo scorso aprile il latitante Antonio D'Inzillo, colui che avrebbe guidato la moto del killer di Enrico De Pedis e che avrebbe potuto fare importanti rivelazioni se interrogato in questi anni, è morto prematuramente per una malattia a Nairobi (Kenia). Nonostante le sue gravi condizioni di salute, l'uomo avrebbe rifiutato di lasciare il paese africano per farsi curare in Italia o in Sudafrica.
La verifica delle dichiarazioni di Sabrina Minardi, secondo la quale Emanuela Orlandi sarebbe stata sequestrata e portata nel sotterraneo che si trova sotto gli appartamenti di proprietà di Daniela Mobili, in via Antonio Pignatelli a Roma, ha portato la Squadra Mobile di Roma a fare un’importante scoperta. Effettivamente abbattendo un muro, è stato trovato un locale con annesso servizio igienico, collegato con i passaggi sotterranei che arrivano fino al vicino ospedale San Camillo.
Dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi furono fatti interventi anonimi scritti e telefonici per insinuare connessioni con la vicenda di Alí Agca e ipotizzare uno scambio con l’attentatore del Papa. L'ex ufficiale della Stasi Guenter Bohnsack ha però rivelato che furono proprio i servizi segreti della Germania Est a utilizzare il caso di Emanuela Orlandi per interferire nelle indagini sull’attentato a Papa Giovanni Paolo II, che puntavano sul ruolo degli agenti segreti bulgari: “Abbiamo sfruttato questo rapimento per mettere sotto pressione magistrati, politici o anche il Vaticano. Lo abbiamo sfruttato per dire : attenti, possiamo rifarlo, possiamo diventare anche piu’ cattivi se condannate Agca troppo duramente o se fate azioni contro i Lupi Grigi. Così abbiamo cercato di consolidare la tesi che metteva in relazione Agca con i Lupi Grigi, che Agca fosse un loro uomo. Abbiamo sfruttato il caso Orlandi come sfondo per la nostra attività di disinformazione”.
Quando è scomparsa Emanuela Orlandi aveva con sé l’astuccio contenente il suo flauto traverso. E’ stata mostrata una foto di lei che lo suonava ed è stato lanciato un appello a quanti siano in grado di fornire informazioni utili nel caso fosse stato ritrovato all’epoca senza essere collegato al caso.
La voce dell’uomo che chiamò il bar gestito dai genitori di Mirella Gregori, in via Volturno, assomiglierebbe a quella di chi aveva telefonato a casa Orlandi il 28 giugno 1983. Sarebbe questo uno degli elementi che hanno indotto il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Simona Maisto ad avviare verifiche sulla ipotesi di un collegamento trai due casi. Al momento, per il caso Orlandi, ci sono tre indagati: Sergio Virtù, ritenuto l'autista del boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis, Angelo Cassani e Gianfranco Cerboni. Tutti hanno respinto le accuse. Cassani e Cerboni, che hanno smentito di essere soprannominati 'Ciletto' e 'Giggetto', sono per la procura, gli stessi che avrebbero pedinato Emanuela Orlandi. I due erano particolarmente legati ad una terza persona sulla quale sono in corso accertamenti.
Un anonimo ha chiamato "Chi l'ha visto?" per mettere in relazione la scomparsa di Mirella Gregori con quella di Emanuela Orlandi: "Non posso al momento attuale né lasciare un recapito né il mio nome. Telefono a proposito del caso di Orlandi-Gregori, dove due scomparse sono opera della stessa mano. Un’esca interna al Vaticano nel caso Gregori, e un informatore sempre interno al Vaticano nel caso Orlandi. Basta che andiate a rivedere la storia e soprattutto cercate di riparlare con (...) amica di Mirella Gregori, lei sa chi è stata l’esca che l’ha fatta rapire. Ok? Vi richiamerò". Durante la diretta la sorella di Mirella Gregori ha lanciato un appello all'anonimo affinché telefoni nuovamente per dire tutto quello che sa.
Non è possibile estrarre alcun profilo genetico dai capelli inviati con lettere anonime a un’amica di Emanuela Orlandi e alla sorella di Mirella Gregori. È questo il risultato della consulenza tecnica svolta su incarico dei pubblici ministeri dal prof. Emiliano Giardina dell'Università di Tor Vergata.
“Chi era all’inaugurazione del bar di famiglia e ha ricordi o immagini può farsi avanti?”. Appello in diretta del presidente di Penelope Nicodemo Gentile nell'ultima puntata di "Chi l'ha visto?". La sorella: “Indagini partite male, perché non controllarono Villa Torlonia, indicata nella nostra denuncia?”
Sì definitivo del Senato all’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela e Mirella nel 1983. Pietro Orlandi: “Sono contento, aspettavo con fiducia questa notizia. Questa commissione potrà fare tantissimo. Sono convinto che arriveremo alla verità, non potrà essere occultata per sempre. Ringrazio i senatori che l’hanno votata”.
Commissione d'inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori: “La famiglia Orlandi, dopo avere appreso da fonti parlamentari che tutti i capigruppo hanno comunicato i nominativi dei quaranta parlamentari che andranno a comporla, ringrazia i presidenti di Camera e Senato che quanto prima convocheranno i parlamentari designati e augura a questi ultimi buon lavoro”.
Un identikit mai mostrato prima: Chi era l’uomo misterioso che si fece indicare da un testimone lei e l’amica Sonia, una settimana prima del rapimento? Chi incontrò davvero quel pomeriggio, quando un sedicente amico ‘Alessandro’ la chiamò al citofono?
“Scandagliare le sue amicizie e relazioni”. La richiesta dell’avvocato Nicodemo Gentile alla Commissione Parlamentare d’inchiesta che lo ha sentito ieri. Per il legale della famiglia della ragazza scomparsa nel 1983 occorre inoltre “separare definitivamente” la sua vicenda da quella di Emanuela Orlandi. Pubblicato il resoconto della precedente audizione del testimone Giuseppe Calì, che la vide uscire dal bar da sola e andare verso Porta Pia e che descrisse per un identikit un uomo che gli chiese di lei e dell’amica Sonia.