Data pubblicazione:22/04/2009
"Le nonne di Plaza de Mayo" hanno creato una "Rete per l'Identità" (email dubbio@retexi.it per chi scrive in italiano, o dudas@retexi.it per chi vuole scrivere in spagnolo) alla quale potranno rivolgersi tutti i giovani che pensano di essere stati rapiti e cresciuti illegalmente da militari del regime argentino o da famiglie a loro vicine. Insieme al Presidente dell'associazione Estela Carlotto, a lanciare l'iniziativa dagli studi di "Chi l'ha visto?" anche Horacio Pietragalla Corti, un ragazzo nato nel 1977 che era stato sottratto subito dopo la nascita ai suoi veri genitori, uccisi dai militari, e cresciuto da una famiglia vicina al regime. Ha scoperto la sua vera identità sfogliando le fotografie dei giovani desaparecidos sul sito de Las Abuelas de Plaza de Mayo: tra queste, quella di una donna, Liliana Corti, alla quale Horacio somigliava moltissimo. L'esame del Dna ha confermato che si trattava della sua vera madre. Centinaia di bambini sottratti ai propri genitori. Migliaia di ragazzi uccisi e gettati in fosse comuni per le loro idee. Una generazione annientata da un'oligarchia di militari. È l'Argentina dei generali Videla e Viola, di Massera e Galtieri, il paese della coppa del mondo di calcio del ‘78, della guerra delle Falkland, dei golpe infiniti. Ma è anche il paese de Las Abuelas de Plaza de Mayo: una lotta generosa di poche nonne alla ricerca dei figli dei loro figli.
Centinaia di bambini sottratti ai propri genitori. Migliaia di ragazzi uccisi e gettati in fosse comuni per le loro idee. Una generazione annientata da un’oligarchia di militari. È l’Argentina dei generali Videla e Viola, di Massera e Galtieri, il paese della coppa del mondo di calcio del ‘78, della guerra delle Falkland, dei golpe infiniti. Ma è anche il paese de Las Abuelas de Plaza de Mayo: una lotta generosa di poche nonne alla ricerca dei figli dei loro figli.
Le Nonne di Plaza de Mayo hanno attivato un numero telefonico in Italia, al quale rispondono degli operatori specializzati. Chiunque abbia dubbi sulla propria identità, nel caso in cui sia nato tra il 1975 e il 1983, e sappia o sospetti di avere origini argentine, può chiamare il 335.5866777. Riceverà il supporto e l'aiuto di cui ha bisogno.
Inizia questa mattina a Buenos Aires il processo che vede coinvolti gli ex dittatori argentini Jorge Rafael Videla e Reynaldo Bignone, con altri sei imputati, per 34 casi di appropriazione di minore durante l'ultimo regime militare. Si tratta della vicenda che riguarda i figli dei desaparecidos argentini che furono dati in adozione a famiglie di militari o personalità vicine al regime, e per cui da anni si battono le associazioni per i diritti umani del Paese. Capofila della battaglia le nonne dei bambini, riunite nell'associazione delle 'Abuelas de Plaza de Mayo'. La causa nota come 'Plan Sistematico' riguarda i reati di sottrazione, detenzione, occultamento, sostituzione di identità di bambini al di sotto dei 10 anni e coinvolge, oltre ai due generali, anche altri sei imputati, tra ex militari e ufficiali di polizia: Rubén Oscar Franco, Jorge Eduardo Acosta, detto 'El Tigre', Antonio Vanek, Santiago Omar Riveros, Jorge Azic e Jorge Luis Magnacco. Videla e Bignone rischiano una condanna all'ergastolo se fossero riconosciuti colpevoli. In totale sono circa 400 i bambini sottratti ai genitori negli anni della dittatura (1976-1983). Anni in cui la giunta militare, che prese il nome di Processo di riorganizzazione nazionale, ha sequestrato, torturato e ucciso almeno 30mila giovani dissidenti e attivisti politici. Ma la tendenza rispetto alle donne incinte sequestrate era quella di mantenerle in vita fino al termine della gravidanza, per far nascere il bambino, e quindi ucciderle dopo il parto. I neonati venivano per lo più affidati a coppie di militari o amici di militari, che li adottavano con false generalità. "Per la prima volta in Argentina - commenta Alan Iud, avvocato delle Abuelas de Plaza de Mayo - i responsabili del sistematico furto di bambini durante la dittatura vanno a processo". Grazie alle Nonne oltre cento ragazzi, rapiti da piccoli, hanno ritrovato la propria vera identità. Questo è stato possibile attraverso l'esame del dna. Come è successo a Francisco Madariaga, figlio dei montoneros Silvia Quintela e Abel Madariaga. La madre fu rapita a 28 anni il 17 gennaio 1977 e detenuta nel centro Campo de Mayo fino alla nascita del bambino a luglio. Quindi è scomparsa. Il padre di Francisco è riuscito a fuggire in esilio, tornando nel Paese solo dopo la fine della dittatura, quindi ha contattato le Nonne passando circa tre decenni per cercare il figlio. Fino a un anno fa Francisco pensava di chiamarsi Alejandro Ramiro Gallo, figlio dell'ex ufficiale dell'intelligence militare Victor Gallo. Ma ha sempre nutrito dei dubbi, fino a quando si è confrontato con la madre adottiva che gli ha confessato la storia e lo ha accompagnato dalle Abuelas de Plaza de Mayo. Victor Gallo è stato arrestato lo stesso giorno in cui Francisco e il suo vero padre Abel Madariaga si sono incontrati per la prima volta. Il caso dei bambini rapiti ha impiegato 14 anni per arrivare a un processo e i testimoni sentiti dovrebbero essere circa 370. Videla e Bignone sono già stati condannati all'ergastolo per altri crimini del periodo della dittatura.
Le autorità giudiziarie tedesche hanno spiccato un mandato d'arresto internazionale per l'ex dittatore argentino Jorge Rafael Videla. Capi di imputazione attribuiti al generale sono il sequestro e l'omicidio di un cittadino tedesco, Rolf Nasim Stawowiok, ucciso nel 1978. Giunge così a compimento l'iter richiesto già a fine dicembre dalla procura di Norimberga. L’ex dittatore, che attualmente ha 84 anni, è già detenuto nel penitenziario di Campo de Mayo, a nord-est di Buenos Aires, dove dovrebbe scontare una condanna a vita per il rapimento di bambini ed altre accuse non incluse nel perdono giudiziale concessogli dall'ex presidente Carlos Menem nel 1990 su pressione dei militari. In precedenza, il generale era stato condannato all'ergastolo già nel 1985 per le atrocità commesse durante la sua presidenza (1976-1981), tra le quali l'uccisione di un numero di oppositori stimato tra le 18 e le 30 mila unità. Salito al potere grazie al colpo di Stato che depose Isabelita Peron, fu l'iniziatore della cosiddetta "guerra sporca", programma di repressione degli oppositori che faceva ampio uso di terrificanti torture e che diede avvio al drammatico fenomeno dei desaparecidos. Proprio in questo contesto si colloca la morte di Stawowiok, cittadino con doppio passaporto tedesco e argentino, fucilato all'età di vent'anni il 14 marzo de 1978 e poi gettato in una fossa comune presso il cimitero di Lomas de Zamora, a sud della capitale. A dare inizio all'iter giudiziario della procura di Norimberga sono state le rivelazioni dell'Equipo Argentino de Antropología Forense, che il 24 agosto 2004, grazie all'esame del Dna, identificarono il ventenne e la causa del suo decesso. L'eventuale estradizione del generale, in ogni caso, non è prevista in tempi brevi in quanto non è ancora terminato il suo processo in Argentina. L'ex dittatore deve infatti rispondere alla magistratura di Buenos Aires di 30 omicidi, 552 sequestri di persona e 264 sparizioni. Secondo il diritto argentino, solo dopo la conclusione di questo procedimento il capo della Junta Militar potrà essere estradato in Germania. Nel 2009, anche da parte della Procura di Roma era stata richiesta l'estradizione del dittatore per l'uccisione di 27 italiani, una richiesta contro la quale si era espresso lo stesso Videla in quanto questi crimini avrebbero già fatto parte del processo contro i militari del 1985.
L'ex generale Eduardo Cabanillas è stato condannato all'ergastolo da una corte argentina in merito ai crimini commessi durante il periodo della dittatura. La corte ha condannato anche tre altri agenti di Stato a pene comprese tra i 20 e i 25 anni (l'agente dell'intellingence Raul Guglielminetti a 20 anni e le ex spie Honorio Martinez Ruiz e Eduardo Ruffo a 25. Un quinto sospetto, il colonnello Ruben Visuara, è morto a febbraio). Cabanillas è stato accusato di reclusione illegale, tortura, omicidio, anche per i casi di 65 persone detenute all'Automotores Orletti, una carrozzeria utilizzata come centro operativo dell'Operacion Condor, la massiccia operazione delle dittature sudamericane volta a eliminare i dissidenti politici negli anni '70.
"È un giorno storico e glorioso che stiamo vivendo e che le Madri non pensavano di riuscire a vedere. È una giustizia legale". Questo il commento di Tati Almeida delle Madri di Plaza de Mayo alla notizia della sentenza. Secondo quanto riferiscono i procuratori, circa 300 persone sono passate dall'Automotores Orletti. Tra loro cittadini uruguayani, cileni, boliviani, cubani, la maggior parte dei quali è stata uccisa o è scomparsa. I sopravvissuti ai centri di tortura raccontano che i prigionieri venivano torturati con scariche elettriche e quasi soffocati con la testa nell'acqua nella pratica chiamata "sottomarino". I motori delle macchine della carrozzeria coprivano le urla dei prigionieri. Tra le vittime di quel centro anche Marcelo Gelman, figlio del poeta argentino Juan Gelman. Il suo corpo fu trovato in un bidone di cemento lungo un fiume. Sua moglie incinta fu sequestrata e scomparve. Durante la prigionia partorì e il poeta ha ritrovato la nipote a Macarena, in Uruguay, nel 2000. Il processo riflette i passi avanti dell'Argentina nel perseguire dei crimini della dittatura che governò sul Paese dal 1976 al 1983. Secondo stime ufficiali, in quel periodo circa 3mila dissidenti politici scomparvero. Ma le associazioni per i diritti umani parlano di 30mila vittime.
Martedì 29 maggio alle 14.30, alla sala stampa della Camera dei Deputati, in via della Missione 4 a Roma è stata presentata “La Rete per il diritto all'Identità - Italia”, per la ricerca dei giovani desaparecidos italiani. La Rete ha l’obiettivo di collaborare con le "Abuelas" e con la CONADI nella ricerca dei giovani desaparecidos che vivono oggi, forse anche in Italia, con una falsa identità. È stata creata da alcune associazioni culturali, diverse ONLUS, ONG e alcune associazioni pubbliche. Al numero di telefono 335 5866 777 rispondono i giovani volontari di "Progetto SUR" e l’email dubbio@retexi.it è seguita dai volontari di "Kairos Onlus". I diversi gruppi sono supportati da due psicologi. Inoltre i Consolati argentini di Roma e di Milano hanno i materiali necessari a fare i prelievi del Dna (con l'aiuto di infermieri volontari). I rapporti con le autorità argentine sono curati da Carlos Cherniak, dell'Ambasciata Argentina, e quelli con le istituzioni italiane e le associazioni da Jorge Ithurburu di "24marzo Onlus".
L'ex dittatore, Jorge Videla, è stato condannato a 50 anni di carcere per il caso dei cosiddetti 'bambini rubati': i figli dei desaparecidos uccisi dalla giunta militare che venivano affidati a soldati e ufficiali delle forze armate. Il generale, che fu a capo della dittatura, ha 86 anni e fu presidente dell'Argentina dal 1976 (dopo il golpe che abbatté il governo di Isabelita Peron) al 1981. A 15 anni di prigione è stato condannato l'ammiraglio Reynaldo Bignone, 84, anni, ultimo capo della dittatura militare argentina, succeduto dopo la guerra delle Falkland (1982) a Leopoldo Galtieri, deceduto nel 2003.