Roma, 15/4/2023 - “Pietro Orlandi finalmente sentito per la prima volta dopo 40 anni, ha consegnato lista nomi, non ha accusato Wojtyla. Attaccare il segreto professionale è attaccare la libertà e la ricerca indipendente della verità”. Comunicato dell’avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia, inviato a Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione; Andrea Tornielli direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione; Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa della Santa Sede:
“Ho appreso oggi, da dichiarazioni che sarebbero state fatte circolare dalla Sala Stampa Vaticana e da articoli pubblicati da Vatican News anche a mezzo social network, quanto segue: "Accuse a Wojtyla. Pietro Orlandi e l'Avvocato Sgrò si rifiutano di fare i nomi". Tale affermazione non corrisponde al vero. Intendo a riguardo che sia fatta piena luce. Il mio assistito, Signor Pietro Orlandi, è stato ascoltato per ben otto ore l'11 aprile u.s. dal Promotore di Giustizia, Prof. Alessandro Diddi, al quale ha presentato una corposa memoria corredata da un elenco di ventotto persone, chiedendo motivatamente che siano presto ascoltate. Il Signor Pietro Orlandi, inoltre, si è reso pienamente disponibile a fornire ogni altro chiarimento a richiesta dello stesso Promotore di Giustizia.
Per quanto mi riguarda, questa mattina sono stata convocata dal Promotore di Giustizia, dal quale mi sono prontamente recata. Il Promotore mi ha mostrato una mia istanza dell'11 gennaio u.s. nel quale Pietro Orlandi e io, in qualità di avvocato della famiglia Orlandi, chiedevamo un incontro per presentare le prove in nostro possesso. Ho chiarito, come era già chiaro, al Promotore che evidentemente la persona che doveva essere ascoltata era il solo Pietro Orlandi e che questo era già avvenuto qualche giorno fa.
Per quanto riguarda, invece, una mia personale audizione come persona informata sui fatti, essa è evidentemente incompatibile con la mia posizione di difensore della famiglia Orlandi e dell'attività in favore della ricerca di Emanuela che sto svolgendo. Questo è quello che ho pacificamente rappresentato, come avevo già fatto telefonicamente e via mail, al Promotore di Giustizia e a tutti i presenti.
Appena uscita dal Vaticano le agenzie di stampa hanno cominciato a chiamarmi perché, ad avviso di Vatican News, io mi sarei rifiutata di fare al Promotore di Giustizia i nomi in relazione alle presunte accuse a Wojtyla.
Debbo contestare - e con fermezza - quanto detto e scritto. Così come avevo già proceduto tante volte, la mia richiesta dell'11 gennaio u.s. era riferita all'audizione del solo Pietro Orlandi. Dopo questa istanza, il Signor Pietro Orlandi è stato finalmente sentito - per la prima volta! - solo lo scorso 11 aprile e naturalmente resta disponibile, così come da quarant'anni, a conferire con il Promotore tutte le volte che questi vorrà.
Per quanto, poi, riguarda la mia posizione, violare il segreto professionale - dovreste ben saperlo - vuol dire non consentire a un difensore di mantenere la propria posizione differenziata, vuol dire alterare i propri rapporti, la propria credibilità, la propria libertà di azione, intralciando il diritto alle proprie autonome indagini.
La violazione del segreto professionale impedisce a un avvocato di svolgere liberamente il proprio lavoro. Il segreto professionale è, quindi, baluardo della verità stessa e attaccarlo significa volere impedire a un avvocato di potere apportare il proprio contributo alla verità. Quanto leggo è una pressione su di me a violare la deontologia professionale cui sono tenuta e a cui non intendo, in alcun modo, derogare. Attaccare il segreto professionale è attaccare la libertà e la ricerca indipendente della verità. Tale attacco è ciò che avete fatto oggi.
Sia, infine, bene inteso, perché evidentemente di questo si tratta, che Pietro Orlandi non ha mai accusato di nulla Sua Santità di Giovanni Paolo II e nessuna persona che io rappresento lo ha mai fatto. Ha chiesto approfondimenti su fatti a lui riferiti. Tutti i miei assistiti, invece, chiedono, da quaranta lunghi anni, giustizia e verità per la loro amata Emanuela.
Il mio invito, pertanto, è quello di ricondurci tutti alle parole di Sua Santità Papa Francesco, a quella leale collaborazione cui mi invitò, oramai quasi un anno e mezzo fa, Sua Santità stessa”.
[LA NOTA E LA RISPOSTA DI VATICAN NEWS]
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