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Scomparso

Yara Gambirasio

Data pubblicazione:01/12/2010

Yara Gambirasio abita in via Rampinelli a Brembate di Sopra (Bergamo) e frequenta la terza media presso un istituto di suore nel capoluogo. Anche se non aveva allenamenti, alle 17,30 circa di venerdì 26 novembre è uscita da casa per andare alla palestra della Polisportiva del paese, distante circa 700 metri, dove ha consegnato uno stereo alle compagne della squadra di ginnastica ritmica, specialità nella quale è considerata una promessa. Intorno alle 18:30 sarebbe uscita e da allora le sue uniche tracce sono quelle telefoniche. Il suo cellulare LG ha mandato l’ultimo impulso alle 18:55. Poco prima la ragazzina aveva ricevuto un messaggio dall’amica Martina: "Ci vediamo per la partita domenica". Yara le ha risposto "Dobbiamo essere lì per le 8". Alle 18:49 il cellulare ha agganciato la cella di Mapello, una zona lontana un paio di chilometri dalla sua abitazione. La segreteria telefonica si è attivata per l'ultima volta alle 19:11, quando ha chiamato la madre, Maura Panarese, preoccupata per il suo ritardo. Alle 19:30 i genitori hanno avvisato i Carabinieri. Il il 28 novembre il pm Letizia Ruggeri, che coordina le indagini, ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per sequestro di persona. Tre diverse testimonianze di cittadini di Brembate di Sopra hanno segnalato la presenza di due uomini la sera della scomparsa in via Rampinelli, nel tratto compreso tra il centro sportivo e l' abitazione della famiglia Gambirasio. Tutti i testimoni - una donna, una ex guardia giurata e un giovane vicino di casa di Yara - hanno parlato di due uomini, di cui uno piuttosto alto, visti tra le 18:40 e le 19 circa del 26 novembre proprio nel tratto di strada che Yara avrebbe dovuto percorrere per tornare a casa. I due individui sono stati visti discutere animatamente dalla donna e dall’ex guardia giurata. Il giovane vicino ha visto i due uomini con Yara nei pressi di una vecchia utilitaria rossa con le quattro frecce accese. Non è chiaro quale sia l’uscita utilizzata da Yara per lasciare la palestra. I cani ‘molecolari’ utilizzati nella ricerca hanno indicato una porta laterale della struttura sportiva, ma poi l’allenatrice e alcune compagne della giovane ginnasta hanno riportato l’attenzione sull’ingresso principale. Alcune segnalazioni anonime sono arrivate a "Chi l’ha visto?" e all’"Eco di Bergamo" circa l’esistenza di presunti molestatori attivi in zona con un furgone bianco.

  • 15 dicembre 2010

    Passano i giorni ma di Yara ancora nessuna traccia. Tre testimoni hanno visto due uomini nella strada che dal centro sportivo porta a casa Gambirasio. Queste persone devono farsi vive immediatamente, con ‘Chi l’ha visto?’ o con gli inquirenti perché la loro posizione si farà sempre più delicata. Tre diverse testimonianze di cittadini di Brembate di Sopra hanno segnalato la presenza di due uomini in via Morlotti, la sera della scomparsa, in un tratto compreso tra il centro sportivo e via Rampinelli, dove vive la famiglia Gambirasio. Tutti i testimoni - una donna, una ex guardia giurata e un giovane vicino di casa di Yara - hanno parlato di due uomini, di cui uno piuttosto alto, visti tra le 18.40 e le 19 circa del 26 novembre proprio nel tratto di strada che Yara avrebbe dovuto percorrere per tornare a casa. I due individui sono stati visti discutere animatamente dalla donna e dall’ex guardia giurata. Il giovane vicino ha visto i due uomini con Yara nei pressi di una vecchia utilitaria rossa con le quattro frecce accese. Nessuna certezza si ha sull’uscita utilizzata da Yara per lasciare la palestra. I cani ‘molecolari’ utilizzati nella ricerca avevano indicato una porta laterale della struttura sportiva, ma poi l’allenatrice e alcune compagne della giovane ginnasta hanno riportato l’attenzione sull’ingresso principale. Continuano gli accertamenti sui presunti molestatori del furgone bianco, dopo altre segnalazioni arrivate in forma anonima. Una massaggiatrice ha riferito di aver raccolto le confidenze, forse le fantasie, di un cliente della bergamasca, che le avrebbe parlato di ragazzine avvicinate in centri sportivi da uomini senza scrupoli con la complicità di donne compiacenti.

  • 22 dicembre 2010

    Una nuova testimonianza riduce ancora i minuti trascorsi tra il momento che l'ultima persona l'ha vista e quello in cui il suo cellulare si spegne definitivamente. Il padre di una compagna di palestra di Yara, ha dichiarato di averla vista nella struttura sportiva alle 18.42 della sera della scomparsa, avendo guardato l'orologio prima di entrare. Alle 18.55 il cellulare di Yara ha emesso l'ultimo segnale, mentre la madre ha provato a chiamarla fino alle 19.11.

  • 8 gennaio 2011

    "Yara è nel cantiere Mapello. Ho paura": questo il testo della lettera anonima recapitata alla redazione dell'Eco di Bergamo, scritta con lettere ritagliate da riviste e incollate su un cartoncino nero formato A5. Il tutto è stato poi spedito alla redazione Cronaca del quotidiano bergamasco. Il timbro è "Milano Borromeo", ma non significa che sia stato spedito dal capoluogo lombardo, visto che si tratta di un centro di meccanizzazione postale dove finiscono anche lettere partite da Bergamo e destinate a Bergamo. La polizia scientifica ha rilevato le impronte digitali sulla busta e sul messaggio poi ha sequestrato la lettera.

  • 11 gennaio 2011

    Le conoscenze di Yara Gambirasio e le utenze telefoniche: sono questi i due cardini attorno ai quali sta  ruotando l'inchiesta sulla scomparsa della ragazzina di Brembate Sopra. E' stato sentito per quattro ore ieri sera Enrico Tironi, il diciannovenne vicino di casa di Yara Gambirasio che disse di avere visto la ragazzina la sera della  scomparsa parlare con due uomini. Il giovane è stato ascoltato ieri sera dai carabinieri per la quinta volta e si è intrattenuto nella caserma del comando provinciale di Bergamo dalle 18 alle 22. In mattinata i militari avevano parlato anche con le due persone che dicono di avere visto due uomini discutere in via Rampinelli, la vicina Marina Abeni (ascoltata per tre ore) e l'ex guardia giurata Mario Torracco (che aveva dato una testimonianza modificata un paio di volte nel corso delle settimane). Ai due è stato chiesto di ripercorrere nei minimi dettagli le fasi di quei minuti trascorsi nella via della ragazzina, cercando di ripescare nella memoria ogni particolare relativo agli uomini che hanno visto e alle frasi sentite. I carabinieri hanno deciso di riascoltare il centinaio di persone che erano già state sentite nella prima fase delle indagini, probabilmente perché sono stati acquisiti nuovi elementi di indagine e si sta tentando di farli combaciare con altri indizi. Si sta completando, inoltre, l'analisi delle utenze telefoniche presenti in zona al momento della scomparsa: dalle 15.000 totali si è scesi a qualche centinaio che si pensa possano essere quelle utili.

  • 15 gennaio 2011

    La famiglia di Yara Gambirasio ha chiesto il silenzio stampa sulla vicenda. Lo ha fatto con un comunicato letto dal sindaco di  Brembate. ''Oggi 15 gennaio alle ore 15 - è  scritto nel comunicato letto dal sindaco Diego Locatelli - la  famiglia chiede, vista la situazione venutasi a creare con i  comunicati non corrispondenti alla verità e il coinvolgimento  di persone che nulla hanno a che vedere con il grave fatto  accaduto, la famiglia Gambirasio chiede l'assoluto silenzio  stampa per dar modo agli inquirenti e alle forze dell'ordine di  svolgere l'attività investigativa con maggior serenità e tranquillità".

  • 23 gennaio 2011

    Una lettera è stata ricevuta dalla redazione di Bergamonews.it. Scritta da un anonimo che si definisce "pregiudicato arrestato dalla squadra mobile" e persona a rischio, la missiva si rivolge al comandante provinciale dei carabinieri di Bergamo. Un messaggio lungo una quarantina di righe e pieno di dettagli. L'anonimo sostiene che la ragazzina va cercata ancora nel Cantiere. La lettera fornisce dettagli drammatici sulle modalità di ricerca che andrebbero seguite. La lettera non si ferma al caso di Yara: il "pregiudicato" garantisce di poter fornire ai carabinieri, "nel caso in cui Yara venisse ritrovata", ulteriori informazioni per arrivare a prendere i responsabili della sparizione di Pietro Camedda, militare scomparso a metà anni '80 dalla caserma "Passalacqua" di Novara, e mai più ritrovato. Del caso si era occupato anche "Chi l'ha visto?' nella sua prima edizione del 1989. Chi scrive sembra, per sua stessa ammissione, ma anche per i particolari forniti, coinvolto in un giro di malavita. "Ma non sopporto - scrive - chi fa del male ai ragazzini. Non sono nè un pazzo, né un mitomane, cercare non vi costa nulla".

  • 26 febbraio 2011

    Il cadavere di Yara Gambirasio è stato trovato in via Bedeschi a Chignolo d'Isola, ad una decina di chilometri da Brembate. Era in un campo incolto, in avanzato stato di decomposizione. L'apparecchio per ortodonzia e i vestiti - identici a quelli che Yara indossava la sera della scomparsa - hanno consentito l'identificazione. Il luogo del ritrovamento è al confine con il comune di Madone, a circa 300 metri dal Comando Polizia Locale dell'Isola Bergamasca dove, dopo i primi giorni, erano stato unificato il coordinamento delle ricerche.

  • 28 febbraio 2011

    Yara Gambirasio si è difesa, ha lottato con l'assassino, prima di essere abbandonata in un campo incolto in via Bedeschi a Chignolo d'Isola, a pochi chilometri in linea d'aria da Brembate Sopra. I primi accertamenti sul suo cadavere avrebbero rilevato almeno sei ferite da arma da taglio. Accanto a lei sono stati trovati un ipod, le chiavi di casa, la sim card e la batteria del suo cellulare LG nero che invece non c'è.

  • 9 marzo 2011

    La tomba di Yara Gambirasio, per i tre mesi successivi alla sua scomparsa, è stata in via Bedeschi, nella zona industriale di Chignolo d’Isola, in un campo pieno di sterpaglie tra i capannoni industriali, a 9 km da casa e dalla palestra, a 5 km dal cantiere di Mapello dove si erano diretti i cani molecolari. La zona è circondata da numerosi capannoni industraili dove circolano maestranze dalle 7 mattino alle 22. Non lontano c’è la discoteca ‘Sabbie mobili evolution’, frequentata dai giovani dei comuni vicini a Chignolo d’Isola, nei pressi della quale il 26 gennaio è stato ritrovato il cadavere di un giovane dominicano. Enrico Tironi, il giovane di Brembate di Sopra che all’ indomani della scomparsa di Yara Gambirasio aveva detto di aver vista la ragazza discutere con due uomini, ha commentato il ritrovamento del corpo di Yara dicendo di non essere più sicuro di niente, neanche di quelle sue prime dichiarazioni.

  • 15 marzo 2011

    Nel corso di una conferenza stampa, il procuratore aggiunto di Bergamo, Massimo Meroni, ha detto che Yara sarebbe stata colpita con due armi, una da taglio e probabilmente un corpo contundente che  avrebbero provocato anche ferite "sulle gambe, nella zona bassa". I primi esami medico-legali hanno confermato che "nessuna delle lesioni riscontrate ha provocato la morte" anche se possono aver "concorso al decesso della ragazza". Yara sarebbe morta subito dopo la scomparsa e quasi certamente il suo cadavere è rimasto tra le sterpaglie di Chignolo d'Isola dal primo momento. Sui pezzi del cellulare e su due dita di un guanto che la ragazza teneva in tasca è stato rinvenuto il Dna di due persone. "Due profili, uno maschile e uno femminile  - ha confermato il procuratore - che non appartengono alla bambina, ai familiari e al resto dei Dna che avevamo nel database". Anche cosiddetta pista satanica è stata smentita: "I segni sul corpo sembrerebbero casuali". Quanto all'ipotesi di violenza sessuale "non ci sono segni evidenti ma questo ovviamente non significa che non possa esserci stato un tentativo". Gli indumenti intimi "erano assolutamente a posto, in ordine. L'unica particolarità - ha sottolineato Meroni- è che il reggiseno era indossato ma slacciato". Sul giubbotto non ci sono i tagli che invece sono stati trovati sulla schiena della 13enne ‘"mentre "sui pantaloni i segni sono corrispondenti''. Gli inquirenti al momento non sono in grado di sapere se chi l'ha aggredita l'abbia anche uccisa o abbandonata ferita. Nella ricostruzione delle cause della morte il procuratore non ha escluso che la tredicenne possa essere morta per il freddo.

  • 16 marzo 2011

    "L'hanno uccisa davanti al cancello". Secondo il settimanale Panorama, questa frase l’avrebbe detta, parlando al telefono con la fidanzata, Mohamed Fikri, il muratore marocchino arrestato il 4 dicembre 2010 per un'altra intercettazione tradotta in maniera errata. Scagionato dopo pochi giorni, il marocchino era tornato nel suo paese.l settimanale la frase non è stata messa agli atti dal pubblico ministero, che ha replicato: "Agli atti c'è tutto, non manca una virgola, compresi i brogliacci delle intercettazioni. Tutto è coperto da segreto istruttorio e quindi non confermo né smentisco quel particolare". Il datore di lavoro di Fikri, che aveva confermato il suo alibi, era stato interrogato dagli inquirenti ed erano stati condotti degli accertamenti sul suo furgone, all’interno del quale era stato trovato un materasso con una macchia di sangue. I risultati delle analisi avevano scagionato sia Fikri che il datore di lavoro. La sorella di quest'ultimo, raggiunta telefonicamente durante la trasmissione, ha detto di poter solo confermare che Fikri si trova ancora in Marocco, non essendo in possesso di altre informazioni. Una istruttrice e un telespettatore hanno segnalato come il codice di ginnastica ritmica ha un simbolo ("Esercizio eseguito con l’attrezzo senza l’aiuto delle mani”), molto simile al segno che sarebbe stato ritrovato inciso sul corpo di Yara. Su un guanto della tredicenne, ritrovati nella tasca del giubbotto, sono state rilevate tracce del Dna di un uomo e di una donna. Una guardia giurata aveva riferito che il giorno della scomparsa di Yara aveva visto un uomo e una donna che urlavano e parlavano ad alta voce. "Pensavo che fossero due fidanzati che stavano litigando. Ho solo visto i piedi che si muovevano, parlare forte e urlare" aveva detto. All'Eco di Bergamo è pervenuta una lettera anonima firmata da 'due appartenenti alle forze dell'ordine' che dicono di essere stati toccati dalla vicenda "prima dal punto di vista umano ma poi anche da quello professionale", vivendo "una surreale atmosfera di asfissiante smarrimento" e un "senso diffuso di impotenza e pessimismo sull'esito delle indagini".

  • 22 marzo 2011

    Secondo nuove indiscrezioni di stampa, Yara Gambirasio sarebbe stata strangolata dopo essere stata duramente colpita con pugni. Lo afferma il settimanale "Oggi" anticipando un servizio del numero in uscita. Secondo il periodico, l'anatomopatologa Cristina Cattaneo incaricata dell'autopsia sul corpo della ragazza, avrebbe scoperto segni di forte pressione sulla gola. L'assassino avrebbe usato entrambe le mani per serrarle la gola, ma prima l'avrebbe massacrata di pugni 'come dimostrano due vistose ecchimosi sotto gli occhi'.

    Intanto Letizia Ruggeri, il magistrato che coordina le indagini, in riferimento a una possibile nuova audizione di Mohamed Fikri ha dichiarato: "Torna Fikri? Su di lui non ci sono elementi nuovi". Viene smentita così l’altra indiscrezione circoalta negli ultimi giorni, quella del settimanale "Panorama" su una conversazione in cui Fikri avrebbe parlato di una "cancellata" davanti alla quale sarebbe stata uccisa Yara. Il pm ha aggiunto che "quella frase è sottoposta a segreto istruttorio, come peraltro tutta la conversazione, però è stata decontestualizzata. Nel suo contesto si spiega". "E' da quando ho firmato la scarcerazione - ha precisato il magistrato - che ritengo che non ci siano elementi su di lui. E nuovi elementi non sono emersi nel corso delle indagini fino ad ora. Quindi non vedo perché risentirlo".

  • 6 aprile 2011

    Sono tornati nel cantiere di Mapello per un nuovo sopralluogo i carabinieri che svolgono le indagini sulla morte di Yara Gambirasio. Secondo indiscrezioni – non smentite dalla Procura - sembra che sul corpo della 13enne siano state rilevate tracce di terriccio diverse da quelle del campo di Chignolo d'Isola in cui sono stati ritrovati i resti della giovane. Torna quindi l'ipotesi che subito dopo il sequestro Yara sia stata portata al cantiere, come aveva suggerito il comportamento dei cani bloodhound. La ragazza potrebbe essere stata uccisa lì e solo in seguito trasportata al campo alla periferia di Chignolo. Se così  fosse, la comparazione del terriccio trovato sugli abiti della ragazza e quello prelevato al cantiere potrebbe fornire una prova importante per ricostruire l'accaduto. Tutti gli operai del cantiere sono già stati sottoposti mesi fa al prelievo del Dna, e nessuno corrisponderebbe a quello trovato sul cadavere. Sono ancora in corso accertamenti sulle  utenze telefoniche che hanno avrebebro agganciato le celle di Brembate Sopra e Chignolo la sera del 26 novembre. Secondo indiscrezioni sarebbero state isolate sei utenze con un elemento in comune: i titolari abiterebbero tutti in provincia di Cosenza, tra il capoluogo, il Paolano e il Rossanese. Il 31 marzo è arrivata un’altra lettera anonima all’Eco di Bergamo (la prima era arrivata l’8 gennaio 2011)  da parte di un nuovo testimone che sostiene di aver visto tre ragazzi proprio nel campo di Chignolo la sera del 26 novembre. Il testimone è un agente di commercio quarantenne, che sostiene di aver illuminato con i fari dell'auto due scooter e “delle figure che si addentravano nel campo”. Ricorda di aver notato un casco a terra e uno sulla sella e che i ragazzi fossero tre e che erano le 19 in punto del 26 novembre 2010.

  • 30 marzo 2011

    Il 20 agosto del 2010 in una città a 180 km da Brembate di Sopra, due ragazzine di 13 e 14 anni hanno subìto un’aggressione da parte di un uomo alla guida di un furgone bianco. Le due passeggiavano per le vie Montecchio Maggiore (Vicenza) quando hanno notato un uomo seguirle. Hanno accelerato il passo ma sono state  bloccate da un'altro uomo sceso da un furgone bianco, uscito dal parcheggio di una scuola, che ha aperto il portellone e ha preso per il collo la più giovane di loro tentando di caricarla sul mezzo. L’amica ha tentato strenuamente di difendere la compagna, scagliando contro l’aggressore il suo telefonino e il libro appena preso in biblioteca. Le ragazzine sono state salvate dall’intervento provvidenziale di un automobilista che ha messo in fuga l'aggressore suonando ripetutamente il clacson.Grazie alle indicazioni precise fornite dalle due ragazzine L'uomo del furgone è stato arrestato. Si tratta di un serbo, sposato e padre di due figli, ancora in carcere. Resta il mistero del secondo uomo, quello che le due minori hanno indicato come colui che le seguiva. Loro lo hanno descritto come un uomo sulla quarantina, grassoccio e con pochi capelli, con una t-shirt con maniche né lunghe, né corte, pantaloni corti scuri, scarpe da ginnastica e cappello. L’automobilista intervenuto a difesa ha dichiarato di aver visto questa figura seduta su un muretto non distante dal luogo dell’aggressione, come se stesse aspettando qualcuno, senza prendere parte all’aggressione.

    Questo episodio è stato collegato alla scomparsa di Yara Gambirasio da alcuni spettatori e anche la procura di Bergamo ha voluto verificare con i Carabinieri di Montecchio Maggiore se ci siano analogie tra i due casi.

  • 27 aprile 2011

    Sui pantaloni indossati da Yara Gambirasio sono stati ritrovati filamenti di juta simili a quelli dei sacchi dell'edilizia. La notizia si è saputa solo ora ma la scoperta è di alcune settimane fa.  Come riporta oggi l'Eco di Bergamo, l'equipe medico-legale diretta dalla dottoressa Cristina Cattaneo avrebbe chiesto una proroga ai 90 giorni concessi dal pubblico ministero Letizia Ruggeri, che indaga sull' omicidio.

  • 25 maggio 2011

    La famiglia e la comunità di Brembate hanno potuto riabbracciare Yara a tre mesi dalla sua misteriosa scomparsa e a tre dal ritrovamento del suo corpo. Gli inquirenti non sono ancora riusciti a dare un volto al responsabile. Tanti i suggerimenti forniti agli inquirenti da privati cittadini in questi mesi: su Facebook un gruppo ha messo in evidenza i fatti di cronaca avvenuti nella provincia di Bergamo nel periodo della scomparsa di Yara: un settantenne scomparso a Clusone il 7 novembre e ritrovato il 22 marzo in un sacco i juta con la gola squarciata, la scomparsa di una giovane indiana il 24 dicembre, trovata morta a Ghisalba e il ritrovamento il 17 gennaio a Chignolo d’ Isola del corpo di Eddy Manuel Barone Castillo, ammazzato a botte e ritrovato a poche centinaia di metri dal luogo dove giaceva anche il corpo di Yara. Un elemento nuovo potrebbe rivelarsi l’indicazione, fornita da una fonte molto qualificata, che mette in dubbio il percorso  che Yara avrebbe fatto per raggiungere la palestra. Esisterebbero dei fotogrammi, registrati da una telecamera di sorveglianza, che riprenderebbero Yara appena uscita di casa con il suo stereo avviarsi verso via Gotti, dalla parte opposta rispetto al percorso indicato fino ad ora, e di qui su via Locatelli. Il nuovo percorso, sebbene più lungo, sarebbe stato senz’altro più illuminato. La scelta, ininfluente all’ andata, per il ritorno potrebbe assumere una valenza di grande rilievo, visto che in quel tragitto potrebbe essere avvenuto il prelevamento.

  • 26 maggio 2011

    La camera ardente allestita per il feretro di Yara Gambirasio è stata aperta al pubblico questa mattina alle 8. Accanto al feretro ci sono mazzi di rose bianche e una grande fotografia di Yara sorridente. C'é chi si sofferma per qualche secondo, chi piange, chi prega e chi accenna a un saluto. La commozione è tanta davanti ai resti della ragazzina che a sei mesi esatti dalla scomparsa ha potuto finalmente ricevere l'abbraccio della sua comunità. La camera ardente resterà aperta fino alle 20 di domani. Sabato alle 11 i funerali nella palestra del centro sportivo del paese.

  • 15 giugno 2011

    Secondo le maggior agenzie di stampa sarebbe stato individuato il Dna dell'assassino di Yara Gambirasio. Dei quattro diversi profili genetici rilevati sul suo corpo uno - rilevato su un indumento - viene considerato dagli investigatori "altamente indiziario" perché non suscettibile di contaminazione casuale.

  • 12 luglio 2011

    Le tracce di dna trovate sugli indumenti di Yara Gambirasio potrebbero essere presto analizzate anche dall'Fbi. Del profilo genetico isolato dagli inquirenti e ritenuto la firma dell'omicida, si sa che appartiene a un uomo e che per il 60% è riconducibile al ceppo lombardo e per l'altro 40% al ceppo dell'Est Europa. Le forze dell'ordine hanno acquisito finora circa quattromila profili di Dna, ma finora nessuno di questi coincide con quello trovato sugli slip della ragazzina. Gli esperti americani, secondo quanto ha riferito ieri sera il Tg 3 Lombardia, potrebbero potrebbero restringere ulteriormente il campo delle ricerche.

  • 5 agosto 2011

    Non trova conferma tra gli investigatori la notizia pubblicata dal settimanale 'Oggi', secondo cui sarebbe stata trovata una nuova traccia di dna sul corpo di Yara Gambirasio. Si tratterebbe, secondo l'articolo, di una traccia di sangue trovata vicino alle parti intime della ragazzina. Al momento, però, gli inquirenti smentiscono, affermando che ad oggi non c'è alcuna svolta nelle indagini. Di certo l'ulteriore proroga di dieci giorni chiesta alla procura dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo per la consegna della relazione definitiva sull'autopsia, non dipende da quel particolare, poiché gli accertamenti sul corpo della piccola Yara si sono conclusi a metà maggio, dopodiché le spoglie sono state restituite alla famiglia per i funerali. Non è possibile dunque, fanno sapere gli inquirenti, che una traccia di sangue possa essere stata scoperta addosso alla tredicenne nelle settimane successive e che sia la causa a dell'ulteriore slittamento della consegna degli esiti dell'autopsia. Nei giorni scorsi, il pubblico ministero Letizia Ruggeri aveva fatto sapere che la relazione sarà depositata in procura solo dopo il 10 agosto.

  • 18 agosto 2011

    È stato rintracciato dai carabinieri e denunciato per autocalunnia l'autore della lettera anonima recapitata alla redazione dell'Eco di Bergamo l'8 agosto scorso, in cui diceva di essere il responsabile dell'assassinio di Yara Gambirasio. Si tratta di un disoccupato di 33 anni, residente ad Alessandria, da tempo in cura psichiatrica. Agli inquirenti ha già confessato di essersi inventato tutto.

  • 1 settembre 2011

    "La relazione scientifica sull'autopsia di Yara per noi é fondamentale, perché in queste indagini non abbiamo altro, né testimoni, né immagini di telecamere e poche informazioni sui cellulari". Lo ha detto Letizia Ruggeri, il Pm che segue il caso di Yara Gambirasio la ragazzina di 13 anni scomparsa il 23 novembre scorso e trovata morta tre mesi dopo, in una intervista Telelombardia. "Non mi darò pace finché non avrò trovato l'assassino. Purtroppo, le indagini sono molto lunghe - ha aggiunto - Ci sono diverse tracce di dna sui capi d'abbigliamento di Yara su cui stiamo lavorando, ma altre le stiamo cercando analizzando i suoi vestiti millimetro per millimetro". "I medici legali se ne stanno occupando ma è un lavoro molto lungo - ha detto ancora - finora abbiamo raccolto più di 4000 campioni di Dna da comparare alle tracce rinvenute e altri campioni verranno prelevati".

  • 6 settembre 2011

    Secondo quanto riportato dal sito del settimanale “Oggi”, sarebbe una taglierina da muratore l'arma con la quale l'assassino di Yara Gambirasio ha inferto sei tagli netti, precisi ma abbastanza superficiali sulla schiena, sul collo e sui polsi. Si tratta di un attrezzo che viene usato soprattutto da chi posa i pavimenti, piastrellisti e pavimentisti. "Una taglierina affilatissima e sottile che serve per delimitare e ripulire i bordi delle piastrelle rendendoli netti e puliti quando vengono posate e incollate al pavimento. L'arma - si legge sul sito - è stata individuata da Cristina Cattaneo, l'anatomopatologa alla quale la Procura di Bergamo ha affidato l'autopsia. Il medico legale infatti ha scoperto su tutte le ferite una materiale particolare: i residuati delle piastrelle quando vengono ripulite con la taglierina".

  • 27 settembre 2011

    La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato da Mohammed Fikri, l'operaio marocchino finito in carcere il 4 dicembre  2010 nell'ambito dell'inchiesta sulla scomparsa di Yara Gambirasio, e ha annullato l'ordinanza di convalida del fermo, cui il 23enne fu sottoposto mentre si trovava su una nave diretta in Marocco. Ne da' notizia il quotidiano L'Eco di Bergamo.

  • 5 ottobre 2011

    I genitori di Yara Gambirasio, che in più occasioni si erano detti fiduciosi  nei confronti dell’operato degli inquirenti, si sono recentemente rivolti ad un legale. Maura e Fulvio Gambirasio in questo modo potranno avere accesso agli atti e capire e valutare il lavoro svolto dagli inquirenti in tutti questi mesi. Nel corso della puntata "Chi l'ha visto?" ha rivelato nuovi dettagli utili a comprendere la dinamica del rapimento e dell'omicido e identificare l'assassino. Sulla pelle di Yara i medici hanno evidenziato la presenza di ulcere da "ipotermia accidentale", particolare che confermerebbe il freddo come causa della morte, sopraggiunta dopo circa 3 ore di agonia, in un lasso di tempo compreso tra le 19 e le 24 del giorno stesso della scomparsa.  Sul corpo, inoltre, sono stati ritrovat numerosissimi residui di tessuto di colore rosso. Questo potrebbe voler dire che Yara è stata avvolta in un tessuto di colore rosso, forse una coperta o un tappeto, e trasportata in questo modo sul campo di Chignolo d’Isola, dove è stata ritrovata a tre mesi dalla sua scomparsa. Yara sarebbe stata deposta sul terreno bocconi e poi girata, probabilmente con l’ausilio del telo in cui era avvolta, come confermerebbe la presenza dello stesso terriccio del campo di sterpaglie sia nella parte anteriore che posteriore del corpo. Era già nota la presenza di tracce di polvere di calce sui vestiti e nei polmoni, e sembra probabile  che l’arma con cui sarebbero stati inferti i colpi sia uno strumento molto affilato, del tipo usato dai piastrellisti.
    Un'altro omicidio, tuttora irrisolto, è stato commesso nel 1993 proprio nella stessa zona, quello della 28enne Marina Loreto.

  • 12 ottobre 2011

    I residui di tessuto rosso trovati sul corpo di Yara sono stati collegati da numerosi spettatori a materiali usati nei cantieri edili. Ad esempio nelle immagini girate da “Chi l’ha visto?” nei primi giorni dopo la scomparsa di Yara, si vede nei pressi del cantiere di Mapello, un furgone con all’interno un materasso con un coperta rossa. Non è chiaro se sono stati controllati i furgoni bianchi che, come questo, operavano nella zona dove subito puntarono i cani, a circa 200 metri dalla cella che ha agganciato per l’ultima volta il telefonino di Yara.

  • 9 novembre 2011

    Nella puntata è stata smentita l'indiscrezione secondo la quale l'assasino di Yara Gambirasio sarebbe mancino. Intanto prosegue il lavoro degli inquirenti sulle tracce genetiche rilevate sui vestiti della ginnasta riconducibile a un ceppo familaire del bergamasco. Le indagini sono concentrate su alcune aree tra la palestra e l'abitazone, dove qualcuno avrebbe intercettato Yara. Sono stati raccolti i tamponi di saliva a tutti quelli che la sera del 26 novembre 2010 si sono spostati da Brembate di Sopra a Chignolo d'Isola, in base ai dati delle celle telefoniche. Inoltre campioni di Dna sono stati prelevati anche ai frequentatori della discoteca a due passi dal luogo del ritrovamento del corpo. "Dedicata a Yara": con questa targa è stata intanto intitolata a Yara la palestra della scuola che frequentava.

  • 16 novembre 2011

    Nuovi dettagli sono emersi sul furgone con all’interno un materasso e una coperta rossa ripreso da “Chi l’ha visto?” nei primi giorni dopo la scomparsa di Yara nei pressi del cantiere di Mapello. In quei giorni il furgone era in uso a Mohamed Fikri, inizialmente indagato, la cui posizione va verso l'archiviazione. Raggiunto telefonicamente per un commento l'operaio marocchino ha risposto: "Non ho mai guidato furgoni". Alla domanda se era disponibilie nel cantiere un furgone con una coperta rossa dentro, ha detto: "Si, ma io giravo con tutti i furgoni, perché ce l'hanno... ci saranno 100 furgoni...", sottolineando di essere stato solo un giorno a lavorare nel cantiere di Mapello". Secondo Fikri, infine, solo i carabinieri avrebbero notizie di un altro furgone, quello che sarebbe stato da lui stesso imbarcato sul traghetto con il quale si è recato in Marocco nel 2010. Non è chiaro, al momento se i controlli effettuati sul furgoncino filmato nel cantiere siano stati fatti prima o dopo il ritrovametno del corpo e dei risultati delle conseguenti analisi medico legali.

  • 23 novembre 2011

    La pista del Dna è partita proprio dalla discoteca "Sabbie mobili", di Chignolo d’Isola, a poche centinaia di metri da dove è stato trovato il corpo di Yara, da dove "Chi l'ha visto?" si è collegato in diretta nelle ultime puntate. E' stato il codice genetico di un frequentatore del locale, che si è sottoposto al test del Dna, a far partire l'indagine. Sarebbe infatti risultato somigliante, ma non corrispondente, a quello ritrovato sugli slip della ginnasta. Somigliante e non corrispondente. Non si tratta dunque dell’assassino ma di qualcuno che avrebbe una parentela con lui. Il pm Letizia Ruggeri, rimandando a più competenti pareri dei genetisti, ha detto che "ciascuno di noi ha il suo Dna che trasmette di genitore in figlio, ma più in là di questo... Ne abbiamo estrapolati alcuni decisamente significativi, altri meno. Non posso affermare con certezza che siamo in possesso del Dna dell’assassino. Seguiamo delle indicazioni. Dal punto di vista investigativo non si possono che fare delle ipotesi, sarebbe imprudente lanciarsi nell’affermazione di certezze non siamo in condizioni di dare certezze".

  • 30 novembre 2011

    In un'intervista rilasciata in esclusiva  a "Chi l’ha visto?" il legale dei genitori di Yara Gambirasio, Enrico Pelillo, ha affermato che l’atteggiamento della famiglia Gambirasio è assolutamente condivisibile: “Ritengo che il pudore nei sentimenti sia da apprezzare – dice l’avvocato – non dimentichiamoci che hanno una famiglia e altri figli da crescere.” A proposito del Dna ritrovato sugli indumenti di Yara l’avvocato afferma: “Quello che non è chiaro è che la familiarità del Dna non è la familiarità dell’anagrafe. Difficile andare a cercarla con i cognomi, perché possono esserci un sacco di figli illegittimi che non si chiamano con il cognome di quello di cui è stato individuato il ceppo familiare.”

  • 11 gennaio 2012

    Dopo mesi di indagini gli inquirenti sono arrivati a raccogliere migliaia di campioni genetici. Uno di questi a 800 chilometri di distanza dal luogo del delitto. Da un centro della provincia di Frosinone una donna, madre di tre figli  ha contattato "Chi l'ha visto?" e ha detto di essere stata contattata dai carabinieri: "A fine ottobre – ha raccontato nella puntata dell'11 gennaio – il maresciallo della stazione qui vicina mi ha convocata dicendo che il mio telefonino risultava agganciato alla cella di Brembate di Sopra il giorno della scomparsa di Yara. Mi sono presentata in caserma  dove il maresciallo mi ha mostrato un foglio con un numero di telefono che diceva essere intestato a me. Io ho risposto che non mi risultava di aver mai avuto quel numero. Lui ha preso il telefono e lo ha digitato. Suonava libero. Poi mi ha fatto diverse domande: mi ha chiesto dove ero il 26 novembre 2010, se ero mai stata a Brembate Sopra, poi il modello, il colore e il numero di targa della mia auto". La vicenda sembrava essersi chiusa quando, una volta rientrata a casa, i carabinieri si sono fatti vivi di nuovo. La donna ha raccontato di essere stata quindi sottoposta al test del Dna: "Il maresciallo – ha raccontato la donna – mi ha prelevato il Dna passandomi sulle gengive due tamponi, che ha chiamato "A" e "B", poi mi ha fatto firmare il verbale. Uscendo dalla caserma sono scoppiata a piangere: mi è crollato il mondo addosso, non riuscivo e non riesco a capire perché siano venuti da me. L'ho fatto per la ragazza e per la sua famiglia, ma quel numero di telefono non è mio, non sono mai stata a Brembate Sopra e soprattutto sono una donna mentre il Dna ritrovato sugli slip di Yara risulta essere quello di un uomo».  Il legale della donna ha precisato che entrambi i gestori telefonici che hanno avuto in gestione il numero hanno confermato che non è mai stato intestato alla donna.

  • 18 gennaio 2012

    Erano nella palestra di Brembate Sopra venerdì 26 novembre 2010, proprio nelle ore della scomparsa di Yara Gambirasio, ma non sono mai stati contattati per rilasciare alcuna testimonianza: lo hanno riferito a "Chi l'ha visto?" i giocatori di due squadre di calcetto che parteciparono a una partita del campionato provinciale. Nonostante i loro cellulari abbiano agganciato la cella telefonica vicina alla palestra, nessuno di loro è stato chiamato dagli inquirenti per rilasciare una testimonianza o per effettuare il tampone del Dna. ''Eravamo là e ci aspettavamo di essere sentiti o contattati'', ha detto uno di loro.

  • 1 febbraio 2012

    A Chi l’ha visto” continuano ad arrivare, da varie zone d’Italia, segnalazioni di persone che vivono lontano da Brembate alle quali gli inquirenti hanno chiesto un campione di Dna. Altre, invece, pur avendo avuto a che fare con la palestra di Yara proprio nel giorno dell’omicidio, hanno contattato il programma per dire che non sono state interpellate. Dopo che la famiglia Gambirasio ha nominato un legale e un consulente genetico, il prof. Giorgio Portera, biologo e genetista forense dell’università di Milano, dubbi sulle indagini sono stati espressi clamorosamente da una raccolta di firme. È stata lanciata dall'assessore regionale lombardo a Territorio e Urbanistica Daniele Belotti, che ha deciso di inviare al ministro della Giustizia Paola Severino e per conoscenza al vicepresidente del Csm, al procuratore generale della Corte d'Appello di Brescia e al procuratore aggiunto di Bergamo, la richiesta di sostituire o "in alternativa" affiancare al pubblico ministero Letizia Ruggeri "un pm di provata esperienza e capacità". Nel documento sono citati "l'affrettato dissequestro dell'area in cui è stato ritrovato il corpo, il mancato sequestro" e la mancata "perquisizione dell'auto e del furgone con cui Mohammed Fikri e i suoi amici si erano imbarcati diretti a Tangeri; il mancato controllo su un centinaio di operai stranieri che lavoravano al cantiere di Mapello; la mancata richiesta di rogatoria internazionale in modo da poter verificare se il telefonino di Yara fosse stato utilizzato all'estero; la mancanza di coordinamento tra le varie forze dell'ordine", tanto che "diversi Dna risulterebbero essere stati raccolti due volte, sia dai carabinieri che dalla polizia". Belotti ha anche definito "inspiegabile” il diniego opposto alla richiesta fatta dal prof. Portera, a nome della famiglia Gambirasio, di poter accedere agli atti dell'inchiesta. Intervistato da “Chi l’ha visto?”, il consulente di parte ha detto che la famiglia di Yara, pur mantenendo la massima fiducia negli inquirenti, vuole sapere che cosa è stato fatto finora dal punto di vista scientifico e non ha accolto positivamente il rifiuto. Portera ha ribadito che la richiesta, fatta come parte offesa, ha uno scopo collaborativo e che continua a sperare possa essere accolta al più presto.

  • 7 febbraio 2012

    Secondo quando riferisce l'edizione locale de "Il Giorno" in un articolo di di Michele Andreucci, il pm Letizia Ruggeri ha dato mandato al suo legale, avv. Roberto Bruni, di presentare una querela per diffamazione contro l’assessore regionale Daniele Belotti, che ha lanciato una petizione fra gli amministratori bergamaschi per chiedere la sua sostituzione o, in alternativa, l’affiancamento con un pm di «provata esperienza», nel coordinamento delle indagini sul delitto di Yara Gambirasio.

  • 8 febbraio 2012

    Gli inquirenti hanno acquisito i profili genetici di alcune ragazze fra i 17 ed i 20 anni che vivono nella zona di Bonate Sotto (Bergamo), alle quali avrebbero posto anche alcune domande sugli spostamenti nel giorno della scomparsa di Yara Gambirasio e se conoscevano lei o suoi familiari. Inoltre, secondo quanto riporta l'edizione di Bergamo del "Corriere della Sera", il Ris dei carabinieri di Parma avrebbe individuato tra gli oltre 13mila prelevati finora un profilo genetico ritenuto interessante per il numero di particelle sovrapponibili con quello trovato sui vestiti di Yara. Apparterrebbe ad un uomo che vive in provincia di Bergamo e che potrebbe avere legami familiari con l'assassino, anche se lontani. Intanto il pm Letizia Ruggeri ha chiarito che i sigilli al campo di Chignolo d’Isola "furono tolti dopo accurati rilievi” e che l’auto e il furgone di Mohamed Fikri non furono perquisiti perché "non passarono mai dalla Bergamasca”. Una precisazione importante è venuta dal pm anche sul cantiere di Mapello e sulle ragioni delle mancate rogatorie internazionali per individuare eventuali operai stranieri tornati in patria: "Ormai è appurato che quel cantiere non c'entra nulla con l'indagine" ha dichiarato il magistrato all' "L'Eco di Bergamo".

    Dopo la clamorosa iniziativa dell’assessore della regione Lombardia, Daniele Belotti, “Chi l’ha visto?” ha chiesto un commento al procuratore di Bergamo Giorgio Meroni, che al momento ha detto di non avere niente da confermare né da smentire, mentre gli uffici stampa di polizia e carabinieri per il momento non rilasciano dichiarazioni ufficiali. Nel frattempo i prelievi di Dna, che continuano praticamente in tutta Italia, hanno superato il numero di diecimila. Non è chiaro il criterio preciso che è stato seguito, dal momento che anche spettatori di “Chi l’ha visto?” hanno segnalato richieste in regioni molto lontane da Brembate scaturite da attribuzioni di utenze telefoniche mobili, a volte erronee, mentre nessuna richiesta è stata fatta a persone presenti in zona la sera della scomparsa di Yara.

    Restano i dubbi anche su un’altra contraddizione denunciata da Belotti: il mancato sequestro e la conseguente perquisizione del furgoncino e dell’auto che aveva imbarcato sulla nave per il Marocco l’operaio marocchino Mohammed Fikry, arrestato in alto mare con un’operazione da film per poi essere rilasciato a causa della errata traduzione di una intercettazione telefonica. Sebbene il pm Letizia Ruggeri abbia chiesto l’archiviazione della posizione di Fikry, non si sa dove siano l’auto e il furgoncino.

    Come mostrato da immagini aree esclusive girate il giorno dopo la rimozione del corpo di Yara, il campo incolto dove era stato ritrovato venne protetto dalla contaminazione di giornalisti e curiosi, tenuti a debita distanza. Oltre al pericolo di “inquinamento”, l’area doveva essere analizzata centimetro per centimetro, perché l’assassino, nella fretta allontanarsi, potrebbe aver lasciato delle tracce. Magari, da qualche parte, in quel campo, potrebbe esserci l’arma del delitto o il cellulare di Yara, che non è mai stato ritrovato. Tuttavia, poche ore dopo le riprese, il magistrato titolare dell’inchiesta, Letizia Ruggeri, ordinò il dissequestro del campo, che il giorno seguente venne invaso da una piccola folla di cittadini in rispettoso pellegrinaggio, insieme a giornalisti, fotografi e operatori video che hanno compromesso irreparabilmente la scena del crimine. Salvo ordinare ai carabinieri di recintare di nuovo la zona quando, dopo qualche giorno, il medico legale Cristina Cattaneo tornò sul posto per repertare la vegetazione del terreno per poterla comparare con l’erba che Yara stringeva in una mano e i residui di terreno trovati sugli abiti e sotto le sue scarpe. Alla luce di tutti questi elementi viene rivalutata la lettera anonima che venne inviata all’ “Eco di Bergamo”, firmata “due appartenenti alle forze dell’ordine”, che denunciava problemi nelle indagini legati a presunte rivalità tra i corpi di polizia.

  • 17 febbraio 2012

    I genitori di Yara Gambirasio potranno accedere agli atti dell'inchiesta. Lo ha deciso il pubblico ministero Letizia Ruggeri, alla vigilia dell'atteso pronunciamento del gip, al quale il legale della famiglia Gambirasio si era rivolto, dopo che lo stesso pm si era opposto alla richiesta dei genitori di Yara, appellandosi al segreto istruttorio. In particolare, il legale dei Gambirasio, Enrico Pelillo, aveva chiesto di poter visionare la documentazione relativa alle indagini scientifiche, dopo la nomina del consulente privato Giorgio Portera, ex ufficiale del Ris ed esperto di analisi del Dna.

  • 29 febbraio 2012

    Durante la puntata del 23 novembre 2011 era emerso che il Dna lasciato sul corpo di Yara apparteneva a un ceppo familiare italiano. Era infatti noto a “Chi l’ha visto?” il cognome, mai emerso prima, di un cittadino italiano il cui codice genetico era considerato interessante dagli inquirenti. L’uomo era stato convocato a Bergamo e si era sottoposto al test del Dna. Ma il suo profilo genetico era corrispondente solo in gran parte, non totalmente, a quello rinvenuto sugli indumenti di Yara. L’uomo, che non risiede nella bergamasca, ai carabinieri ha inoltre detto di non avere figli. Questo ha indotto gli investigatori a effettuare test genetici a tappeto per capire a quale familiare dell’uomo potesse appartenere quel Dna, senza escludere la possibile esistenza di un figlio illegittimo. Le indagini si sono concentrate soprattutto a Gorno, in Valseriana. “Chi l’ha visto?” ha telefonato a tutte le persone con lo stesso cognome dell’uomo residenti in zona. È emerso che in alcuni casi, gli inquirenti hanno chiesto di sottoporsi al tampone solo a un membro di un nucleo familiare, tralasciandone un altro. Una donna ha riferito che è stato chiesto il Dna al suocero ma non al marito, cioè al padre ma non al figlio. Un'altra donna ha detto che invece il prelievo è stato fatto sia al marito che al figlio. Un uomo è stato convocato da due diverse stazioni dei carabinieri a distanza di pochi minuti, mentre il figlio, che vive con lui, mai. Un altra persona con il cognome in questione non è stata chiamata, a differenza dei vicini che non sono suoi omonimi.

  • 21 aprile 2012

    Il pubblico ministero Letizia  Ruggeri, il magistrato che coordina l'indagine sull'omicidio di Yara Gambirasio, ha querelato per diffamazione l'assessore regionale lombardo della Lega Daniele Belotti.    L'iniziativa legale, annunciata nei mesi scorsi, si riferisce a una raccolta di firme organizzata a fine gennaio, in cui l'assessore leghista chiedeva la sostituzione del magistrato o l'affiancamento di un altro pubblico ministero "di provata esperienza e capacita'". Il documento fu spedito al ministro della Giustizia e al Consiglio superiore della magistratura con la sola firma di Belotti, che in una prima versione aveva parlato, oltre che di presunti errori nella conduzione delle indagini, anche di "basso profilo sia tecnico e morale", riferendosi direttamente al magistrato. Queste parole furono poi eliminate dalla versione definitiva della petizione e furono definite dallo stesso assessore "infelici e fuori luogo". Il pubblico ministero, assistito dall'avvocato Roberto Bruni, ha comunque deciso di presentare una querela per diffamazione, anche in riferimento ad altre dichiarazioni rilasciate da Belotti in alcune trasmissioni televisive.

  • 12 luglio 2012

    "Non ho disposto nuove analisi sulle tracce perché al momento non sono necessarie". Questa la risposta del pm di Bergamo Letizia Ruggeri sulle osservazioni di Giorgio Portera, genetista forense di Milano e consulente della famiglia di Yara Gambirasio. ''Per le analisi su tracce e DNA mi sono affidata ai carabinieri del Ris, massimi esperti in materia, che conoscono ogni aspetto di questa indagine. Pertanto mi fido delle loro valutazioni''. Portera, che per anni ha fatto parte del Ris di Parma con il grado di tenente, nella trasmissione del 20 giugno aveva annunciato di aver presentato in procura una richiesta di nuovi accertamenti da parte della famiglia Gambirasio.

  • 24 ottobre 2012

    Il Gip del tribunale di Bergamo ha concesso altri 6 mesi di proroga agli inquirenti per approfondire alcuni punti ancora poco chiari nell’inchiesta. La polizia scientifica, sulla base delle analisi affidate a un laboratorio privato, aveva ritenuto di avere individuato il padre biologico dell’assassino in un uomo che risiede a Frosinone. Le indagini si sono però fermate di fronte al fatto che quest’uomo non ha figli e non si è riscontrata l’esistenza di alcun figlio illegittimo. Intanto i Ris dei carabinieri di Parma, facendo di nuovo i calcoli e le analisi del profilo biologico ritrovato sui vestiti di Yara Gambirasio, è arrivato ad altri risultati. Effettuando il confronto con il Dna estratto da un vecchio francobollo, si è risaliti a un altro uomo della provincia di Bergamo, con lo stesso cognome del primo, morto nel 1999. Ma i successivi test genetici hanno escluso che uno dei suoi tre figli possa essere l’assassino. Anche in questo caso si è ipotizzata l’esistenza di un figlio illegittimo. I membri della famiglia coinvolta hanno confermato la piena disponibilità a collaborare con gli inquirenti, chiedendo a tutti che il loro cognome non venga più accostato alla vicenda.

    "Chi l’ha visto?": Quella sera ha lavorato fino alle 17.30, poi è uscito per andare a mangiare. Dove?
    Mohammed Fikri: "Quella sera sono andato a mangiare a Bonate Sotto e c'è anche la testimonianza del ristoratore che siamo arrivati a quell'ora là. Abbiamo anche la ricevuta. Poi alle 20.30 siamo tornati al cantiere, da dove non siamo più usciti. C'è la testimonianza del mio datore di lavoro. Dormivamo sulle brande nel cantiere fino al giorno dopo alle 6".
    "Chi l’ha visto?": In relazione alla frase tradotta 'Allah perdonami non l'ho uccisa io'?
    Mohammed Fikri: "Il giorno dopo mentre stavo chiamando un amico per dei soldi che gli ho prestato. Dovevo chiamarlo per sapere che cosa dovevamo fare con quei soldi che gli ho dato. Lui non mi ha risposto e mio cugino che era lì vicino, parlava con me mentre il telefono squillava. Questo interprete che ha tradotto questa parola o è ubriaco o non sa proprio fare il suo lavoro. Questo glielo posso dire anche in faccia. Voglio vedere la persona che ha tradotto questa frase qua".
    "Chi l’ha visto?": Può pronunciare quella frase?
    Mohammed Fikri: “(Frase in lingua originale), “Dio fa che risponda che va tutto bene”, perché stiamo partendo per andare in Marocco e sempre facciamo questa preghiera qua".
    "Chi l’ha visto?": Si è tanto parlato di un furgoncino che avrebbe comprato. Quando esattamente?
    Mohammed Fikri: "I primi di novembre"
    "Chi l’ha visto?”: E lo aveva lasciato a Treviso o voleva portarlo in Marocco?
    Mohammed Fikri: "Lo stavo portando in Marocco, è rimasto per tre mesi in Marocco.
    "Chi l’ha visto?”: Il furgone è stato perquisito?
    Mohammed Fikri: "Non è stato perquisito".
    "Chi l’ha visto?”: Ma quando l’hanno fermata ha detto che c'era anche la macchina? Mohammed Fikri: "Quando mi hanno fermato io ho detto che c'era anche il furgone”. “Chi l’ha visto?”: Ma la macchina è rimasta sulla nave? Mohammed Fikri: "La macchina è rimasta sulla nave, è arrivata fino in Marocco e poi l'hanno fatta portare"
    "Chi l’ha visto?": Ed è stata perquisita?
    Mohammed Fikri: "E' stata perquisita ma non è stato trovato nulla".
    "Chi l’ha visto?": A proposito della frase 'l'avranno uccisa davanti al cancello'?
    Mohammed Fikri: "Io non ricordo. non mi ricordo adesso. Sarà stata solo una domanda"
    "Chi l’ha visto?": Che vuol dire una domanda?
    Mohammed Fikri: "Magari qualcuno mi chiedeva che cosa era successo, perché i miei amici sapevano che mi avevano interrogato il giorno prima quando era successo il fermo. Forse i miei amici hanno saputo che mi avevano interrogato e qualcuno mi ha chiesto e io ho detto questa frase".
    "Chi l’ha visto?": Ha visto chi ha ucciso Yara Gambirasio?
    Mohammed Fikri: "Assolutamente no, altrimenti lo avrei già detto"

  • 31 ottobre 2012

    Parla a   Chi l  ha visto?   il  genetista  Università degli Studi di Roma   Tor Vergata  , prof.  Emiliano Giardina, incaricato dalla procura di Bergamo  per le analisi di comparazione delle migliaia di  profili raccolti da da polizia e carabinieri.

    Prof. Giardina: “Una volta che è stata identificata la traccia biologica di cui stiamo parlando si è proceduto di identificare nella popolazione colui che l’avesse lasciata. In questo caso l’attività della polizia scientifica si è svolta, devo dire, attraverso la mirabile intuizione di procedere mediante l’analisi del cromosoma y, che rimane inalterato al variare delle generazioni in linea maschile. In questo modo l’ipotesi di lavoro era quella di poter trovare non soltanto necessariamente la persona che avesse lasciato la traccia, ma anche un possibile familiare. Grazie a questa intuizione, che è stata fruttuosa, abbiamo identificato persone che avevano lo stesso cromosoma y della traccia.

    Chi lha visto?: Dopo aver proceduto alla mappatura di tutti i maschi di questa famiglia, la traccia più compatibile sembrava essere quella di un uomo che abita a Frosinone. Questo signore è stato sottoposto al test del  Dna  e si è scoperto che non è  lui il padre dell’assassino. Cosa è successo?  Vi siete sbagliati, un errore nei calcoli di laboratorio?

    Prof. Giardina: “In realtà non vi è stato errore, né nessuna correzione, perché questo era l’unico campione che mi era stato dato all’inizio. Io ho effettuato una comparazione su questo. Per questo è ancora valido e corretto”

    Chi lha visto?: Quindi l’unico campione che era stato dato era quello delluomo di Frosinone?

    Prof. Giardina: “Sì”

    Chi lha visto?: Quindi lei ha fatto la comparazione dei due Dna ed era risultato compatibile, ma non perfettamente compatibile?

    Prof. Giardina: “Certamente”

    Chi lha visto?: Può spiegare questo?

    Prof. Giardina: “Per avere la comparzione biologica, cioè per stabile che una persona è figlia di un'altra, noi dobbiamo stabilire che il suo Dna è per il 50% identico a quello del padre. In questo caso non c’era questa identicità e pertanto abbiamo cercato, hanno cercato, altri componenti della famiglia”

    Chi lha visto?:  Come si è arrivati alluomo del Bergamasco ?

    Prof. Giardina: “È possibile risalire al Dna del padre attraverso l’analisi dei figli. Ed è possibile ricostruirlo con certezza”

    Chi lha visto?: Dunque dal Dna delluomo di di Frosinone si è risaliti al fino a quello di suo padre, a Gorno (Bergamo), morto nel 1999. Si è detto che l’uomo aveva lasciato il Dna su un francobollo apposto su un cartolina da lui inviata e sul retro della marca da bollo della sua patente. Può chiarire questo aspetto?

    Prof. Giardina:  “E’ un aspetto molto importante. Il Dna del deceduto è stato ricostruito mediante l’analisi dei figli. E’ stato successivamente confermato mediante l’analisi del Dna estratto dal francobollo e dalla marca da bollo. Quindi queste analisi condotte sul francobollo e sulla marca da bollo sono servite per confermare i risultati e non soltanto per ottenere il profilo genotipo della persona”.

    Chi lha visto?: C’è possibilità di errore?

    Prof. Giardina: “Allora, la possibilità che la nostra ipotesi sia sbagliata, che la traccia genotipo sia della persona sbagliata, è inferiore a quella di una su 14 milioni, tramutato in probabilità di paternità, che è più accessibile, la probabilità di paternità è 99,999993”.

    Chi lha visto?: Da un punto di vista scientifico per voi non è necessaria la riesumazione della salma delluomo?

    Prof. Giardina: “No da un punto di vista scientifico non è importante, nel senso che potrebbe portare ad una conferma di dati che già abbiamo”.

    Chi lha visto?: Per gli inquirenti, oltre ai figli nati dal suo matrimonio, due maschi e una femmina, luomo avrebbe avuto anche un figlio al di fuori del matrimonio. Ma cè anche lipotesi, in teoria di fratello gemello. Due fratelli gemelli hanno un identico Dna?

    Prof. Giardina: “Esistono due tipi differenti di gemelli. I gemelli dizigotici che condividono il 50% del dna esattamente come una coppia di fratelli. Sono due fratelli nati nello stesso momento. Mentre i gemelli monozigotici che invece condividono il 100% del Dna, sono identici non è possibile discriminare il dna di due gemelli monozigotici.

    Chi lha visto?: Quindi nel caso che luomo di Gorno avesse un gemello?

    Prof. Giardina: “Questa è una cosa che viene spesso invocata, specialmente prima, da coloro che venivano incriminati, che il reale assassino fosse un fantomatico fratello gemello. Questo normalmente non si verifica.

    Chi lha visto?: La cosa certa è che ha il cromosoma y della stessa famiglia, quindi è un maschio di quella famiglia, ma non ha la linea mitocontriale della madre, cioè della moglie delluomo. Quindi sarebbe importante arrivare alla madre di questa traccia?

    Prof. Giardina: “La nostra ipotesi di lavoro è esattamente questa, che è anche l’oggetto della mia consulenza. Ovvero, analogamente a quanto effettuato con il padre con successo, come detto, dai colleghi della polizia che hanno identificato il padre, noi stiamo cercando di fare la stessa cosa con la madre, con il Dna mitocondriale. Siamo stati bravi una prima volta, speriamo di essere bravi anche una seconda.

    Chi lha visto?: Lei può affermare dalle sue analisi che la madre possa essere italiana?

    Prof. Giardina: “No, non posso. E non c‘è nessuno al mondo in grado di dirlo. Dal punto di vista genetico possiamo dire che sono attive due ipotesi, due strade: quella del Dna mitocondriale, cercare la madre del Dna che noi definiamo nucleare; oppure quella di trovare direttamente chi ha lascito la traccia biologica”

  • 14 gennaio 2013

    Il pm di Bergamo Letizia Ruggeri ha presentato stamattina una nuova richiesta di archiviazione del fascicolo a carico di Mohammed Fikri, l'operaio marocchino unico indagato nelle indagini sulla morte di Yara Gambirasio. Il pm ha presentato la domanda dopo che tutta la documentazione richiesta dal gip Ezia Maccora è stata consegnata. Tra i documenti anche la nuova traduzione dell'intercettazione telefonica controversa e che inizialmente aveva portato all'arresto di Fikri, poi rilasciato. Anche i 5 nuovi periti hanno escluso che l'immigrato abbia pronunciato la parola'uccisa' e si stava solo lamentando perché l'interlocutore all'altro capo del telefono non rispondeva.

  • 23 gennaio 2013

    I genitori di Yara Gambirasio si sono opposti alla richiesta di archiviazione per il marocchino Fikri, finora unico indagato. L’opposizione presentata dall’avv. Pelillo si basa sulla consulenza di un altro interprete marocchino, incaricato di ascoltare le parole dette da Fikri prima del suo arresto, prima della sua partenza per il Marocco. Secondo questo interprete Fikri avrebbe pronunciato la parola “uccidere”. A “Chi l’ha visto?” Fikri aveva spiegato che si trattava di una frase detta al cugino, mentre stava attendendo la risposta dopo aver composto un numero di telefono.

  • 13 febbraio 2013

     “Chi l’ha visto?” ha chiesto a Mohammed Fikri, che ha risposto negativamente, se conoscesse il connazionale il cui nome è riportato sulla carta d’imbarco (boarding pass) di un volo Casablanca – Milano mostrata nella puntata del 6 febbraio. C’erano anche degli scontrini di un parcheggio dell’aeroporto di Bergamo Orio al Serio, i cui responsabili hanno precisato che attraverso i codici che vi sono stampati non si può risalire alla targa delle auto parcheggiate e che i filmati delle telecamere di sorveglianza vengono cancellati dopo 15 giorni. In merito a questi reperti la procura di Bergamo, il giorno dopo la trasmissione, ha chiarito attraverso i giornali che le dovute verifiche erano state effettuate. In un articolo pubblicato l’8 febbraio il quotidiano ‘Avvenire’ ha rivelato che i carabinieri di Bergamo, che hanno seguito le indagini fin da quando hanno ricevuto la denuncia di scomparsa dei genitori di Yara, non erano a conoscenza dell’esistenza della carta d’imbarco né delle ricevute dell’aeroporto. Quindi gli inquirenti che hanno seguito  la pista del cantiere di Mapello, la stessa che ha portato all’arresto di Fikri, non sono mai venuti a conoscenza dell’esistenza di un reperto che rimanda direttamente al Marocco. Un disguido che trarrebbe origine dal fatto che l’aeromodellista che scoprì il corpo avvisò il 113 della polizia, che intervenne poi con il suo reparto scientifico. Altri interrogativi vengono posti da altri reperti che furono trovati vicino al corpo di Yara Gambirasio dalla polizia scientifica, come quello classificato con il numero 2, un involucro di plastica di quelli che avvolgono i pacchetti di sigarette. Cosa è successo a questo reperto dopo il ritrovamento? E’ stato analizzato? Sono state trovate eventuali impronte digitali? È stato possibile rilevare un profilo biologico da poter comparare con quello dell’assassino, come è stato con i circa 15.000 campioni prelevati a persone di tutta Italia? “Chi l’ha visto?” ha mostrato anche le immagini di piccoli pezzetti di polistirolo, il reperto N.2, un materiale che riporta ancora una volta all’ambiente dei cantieri edili. Come il reperto N.6, una targhetta metallica con la sigla CE che si trovava a meno di 20 metri dal corpo di Yara. L’azienda di Parma che produce i prefabbricati industriali sui quali la targhetta viene apposta ha spiegato a “Chi l’ha visto?” che ha costruito un fabbricato a circa 500 metri, in base a una commessa del 2008. Gli operai di questa azienda hanno lavorato a Chignolo dal 2009. Nelle immagini girate nei giorni immediatamente successivi al ritrovamento del corpo, il cantiere appariva ancora aperto nel febbraio del 2011. A meno di proroghe, il 26 febbraio scadranno i termini per le indagini.

  • 28 febbraio 2013

    Il dott. Giorgio Portera, genetista e consulente di parte della famiglia Gambirasio, è intervenuto in diretta telefonica durante la trasmissione sui nuovi accertamenti affidati all’ospedale San Raffaele di Milano: “Dovrà analizzare il Dna solo dell’ ‘ignoto 1’ e questo permetterà di caratterizzare di più la traccia, determinando il colore dei capelli, degli occhi o se l’ignoto sia affetto da una malattia genetica”. Secondo un’informativa della polizia dell’ottobre 2012 il Dna  definito come “ignoto 1”, ovvero quello trovato sugli slip e sui leggings di Yara, appartiene a un figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999. Lo ha stabilito, con una percentuale di precisione che per i genetisti forensi incaricati è molto alta, il confronto con il profilo estrapolato da una marca da bollo sulla patente dell’uomo. Per fugare ogni dubbio teorico la Procura di Bergamo ha comunque disposto la riesumazione della salma di Giuseppe Guerinoni per un prelievo diretto e nuove analisi.

    In merito alle fibre rosse trovate sul corpo di Yara, Portera ha spiegato che “fino a quando non si troverà  la sorgente, non esistendo un database di fibre colorate, non si potrà dire da dove provengano”. In merito alle indagini, il cui termine è scaduto il 26 febbraio, secondo Portera “è possibile andare avanti, perché gli accertamenti sono stati disposti prima della chiusura del fascicolo, quindi l’inchiesta potrà andare avanti”. Non risulta intanto che sia stato prelevato un campione genetico dei giovani che giocavano a calcetto nel centro sportivo di Brembate la sera della scomparsa di Yara. Uno di loro aveva contattato “Chi l’ha visto?” per segnalare che, tra le migliaia di Dna prelevati, mancava proprio quello di persone che quel giorno si trovavano nell’ultimo luogo dove la ragazza è stata vista in vita.

    Il pm Meroni non ha voluto commentare l’invito del gip Enza Maccora a indagare per favoreggiamento Mohammed Fikri, rivolto il 22 febbraio al pm Ruggeri contestualmente all’accoglimento della richiesta di archiviare l’accusa di omicidio per il marocchino. Trascorsi due anni non è ancora nota una versione ufficiale della traduzione delle parole pronunciate da Fikri nell’intercettazione che aveva portato alla sua iscrizione nel registro degli indagati e al suo clamoroso fermo. Le prime due traduzioni ordinate dalla procura includevano il verbo “uccidere”. Le quattro successive lo hanno escluso e per questo Fikri è stato scagionato. Dato confermato dalle ulteriori cinque traduzioni disposte dalla procura. Nella perizia richiesta dalla famiglia Gambirasio, tramite il suo legale avv. Enrico Pelillo, Fikri avrebbe pronunciato le parole “non’” e “uccidere”.

  • 6 marzo 2013

    Il corpo del 26enne Eddy Manuel Barone Castillo è stato trovato trovato senza vita il 16 gennaio 2011 a Chignolo d'Isola, nei pressi della discoteca “Sabbie Mobili” di via Bedeschi. I familiari hanno raccontano a “Chi l’ha visto?” di un’aggressione di cui era stato vittima qualche tempo prima. Possono esserci collegamenti con l’omicidio di Yara?

    [Guarda il caso nella puntata del 6 marzo 2013]

  • 7 marzo 2013

    Terminati i prelievi dei campioni all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dov'era stata portata subito dopo l'esumazione, la salma di Giuseppe Guerinoni è stata ricollocata nella tomba del cimitero di Gorno, in valle del Riso (Bergamo), dove riposa dal 1999. La salma è rimasta per tutta la mattina a disposizione dell'equipe della dr.ssa Cristina Cattaneo, incaricata dalla procura, affiancata dal consulente della famiglia Gambirasio, Giorgio Portera. Per l'analisi dei campioni ci vorranno almeno tre mesi, come confermato dal dottor Portera.

  • 10 aprile 2013

    Il 26 novembre 2010 Fulvio Gambirasio, il padre di Yara, è arrivato davanti al cancello di casa alle 18:45. Tra le 18:42 e le 18:44 è passato davanti al centro sportivo ed ha svoltato su via Morlotti. In questi stessi minuti la figlia usciva dal centro sportivo avviandosi verso il cancello principale, come ha riferito il padre di una ginnasta che la salutò. Poiché doveva percorrere circa 5 - 6 minuti di strada per rientrare avrebbe certamente incrociato il padre. È molto probabile quindi che Yara in via Morlotti non sia mai passata. Si può supporre che abbia percorso via Locatelli per tornare casa, facendo un percorso più lungo. Ma questa ipotesi è smentita dalla registrazione di videosorveglianza della banca che copre una parte di via Rampinelli, fino a metà strada circa, dalla parte opposta rispetto a via Morlotti. Gli inquirenti sono riusciti a identificare tutte le persone che sono passate in questo tratto di strada tra le 18 e le 19:30 del 26 novembre 2010. Nessuna di loro ricorda di aver visto o sentito qualcosa di anomalo e nessuno, se si esclude Enrico Tironi, ricorda di aver visto Yara o una ragazza che le somigliasse. Non hanno notato nulla nemmeno i due vicini di casa della ragazza, che la conoscevano molto bene e che il video mostra mentre sostano su via Rampinelli per circa 10 minuti per sostituire una gomma. Probabilmente in quel momento Yara era già nelle mani del suo assassino, che potrebbe averla avvicinata con una scusa quando si trovava ancora all’interno della palestra, tra le 18:41 e le 18:44. In palestra a quell’ora, oltre agli atleti, c’erano anche le persone che frequentano il bar all’interno del centro, aperto a tutti. Yara forse si può essere fidata al punto da accettare un passaggio, visto che aveva iniziato a piovere. Se così fosse, sarebbe stata in compagnia del suo assassino quando, alle 18:44, dal suo cellulare è partito l’sms per l’amica.

    Nelle immagini girate da “Chi l’ha visto?” un giorno dopo la scomparsa si nota, a poca distanza dall’abitazione dei Gambirasio, il cantiere di una casa in costruzione, davanti al quale Yara passava tutti i giorni per recarsi in palestra. Nel corso delle indagini è stato preso in esame anche questo cantiere, oltre a quello di Mapello? Oltre alla polvere di calce sul corpo della ragazza sono state repertate anche molte fibre di colore rosso. E’ possibile che la tappezzeria della macchina del killer fosse proprio di quel colore? Sono state individuate e controllate le auto della zona e che hanno i sedili o i tappetini rossi? Uno spettatore ha segnalato che a poche centinaia di metri dal luogo del ritrovamento del corpo, il campo di Chignolo d’Isola, c'è un'azienda che produce fibre sintetiche. Interpellati da“Chi l’ha visto?“, alcuni dipendenti ha detto che nessuno ha chiesto loro di sottoporsi al test del Dna.

    Un ex collega dell'autotrasportatore di Gorno morto nel 1999, ha dichiarato di aver ricevuto da lui una confidenza. Secondo quest’uomo Giuseppe Guerinoni gli avrebbe rivelato di aver avuto un figlio da una donna della Val Seriana, più precisamente di San Lorenzo di Rovetta. Nell’estate del 2012 le indagini genetiche avevano già coinvolto le ragazze madri di questo paese. Dopo queste dichiarazoni gli inquirenti prenderanno in esame anche le nascite avvenute all'interno di un matrimonio.

    [Guarda il caso nella puntata del 10 aprile]

  • 18 aprile 2013

    “Analisi importanti sono ancora in corso e per avere risultati certi da un punto di vista scientifico occorrerà attendere ancora un mese”. Il genetista Giorgio Portera, consulente della famiglia Gambirasio, smentisce così a “Chi l’ha visto?” le indiscrezioni su presunti risultati delle analisi disposte con la riesumazione della salma dell'autista di Gorno, secondo le quali l’analisi sul cromosoma Y attesterebbe che l'assassino di Yara Gambirasio sarebbe un figlio  dell’uomo e non un nipote o un altro parente.

  • 9 maggio 2013

    Per l'omicuidio di Eddy Manuel Barone Castillo il 16 gennaio 2011 in via Bedeschi a Chignolo d'Isola, è stato arrestato Nicola Comi, operaio 31enne di Carvico, accusato dell’omicidio. Si tratta della persona ripresa dalle telecamere insieme a Castillo mentre i due uscivano dalla discoteca “Sabbie Mobili”. Le analisi genetiche avrebbero rilevato il Dna di Comi sotto le unghie di Castillo.

  • 24 maggio 2013

    E' quanto emerso dall'incidente probatorio di ieri nel quale quattro telefonate effettuate da Fikri sono state esaminate a fondo dal perito, un docente universitario di lingue orientali. Due le chiamate principali. Nella prima emerge che la fidanzata di Fikri avrebbe chiesto al compagno marocchino: "L'hanno uccisa vicino al cancello?". Secondo il perito il dialogo fra Fikri e la fidanzata è avvenuto quando quest'ultima aveva già visto i telegiornali e pertanto sapeva dell'accaduto. Fikri a sua volta, secondo il docente, ha risposto con ''Non so, può essere''. Per il perito l'elemento 'cancello' sarebbe dunque introdotto dalla fidanzata dopo averlo appreso dai media. La seconda telefonata riguarda le parole in precedenza tradotte come "Non l'ho uccisa io". Secondo il perito la parola 'uccidere' non è mai stata pronunciata. Fikri, in attesa di parlare con un conoscente prima di tornare in Africa avrebbe invece detto: ''Mio Dio, mio Dio, facilitami (agevolami) nella partenza", come del resto avevano già sostenuto il consulente del pm e la difesa di Fikri.

  • 12 agosto 2013

    E' stato definitivamente archiviato il fascicolo su Mohammed Fikri, il marocchino finora unico indagato nell'inchiesta sulla morte di Yara Gambirasio. L'archiviazione è stata disposta stamattina dal gip di Bergamo Patrizia Ingrascì.

  • 2 ottobre 2013

    "Ancora non abbiamo il Dna di Pizzocolo, lo avremo tra giovedì e venerdì". Così a "Chi l'ha visto?" il dr. Vincenzo Russo a proposito del confronto, suggerito dagli spettatori del programma, tra il profilo genetico di Andrea Pizzocolo e quello rilevato sul corpo di Yara Gambirasio. "Per la verità non abbiamo avuto nessuna richiesta dalle autorità competenti. Il Dna di Pizzocolo sarà pronto tra domani e dopodomani e stiamo valutando di fare comparazioni anche con altri casi. Non abbiamo, comunque, elementi per ritenere che ci siano analogie, ma non lasciamo nulla di intentato". Il confronto con il Dna del ragioniere di Arese che ha strangolato la diciottenne non è l’unico elemento che collega i due casi. Controllando le immagini dei reperti ritrovati dalla polizia scientifica sul campo di Chignolo d'Isola, l’attenzione è caduta su due di essi. Il numero 12, una “fascetta da elettricista” molto simile a quelle usate da Pizzocolo, e il numero 10, che sembrerebbe un asciugamano piccolo, come quello trovato sul viso della ragazza strangolata a Lodi. Probabilmente è solo una coincidenza, ma a questo punto è bene verificare tutto.



     

    Il programma è tornato anche sulla vicenda dell’uomo misterioso che si è autoaccusato dell’omicidio chiedendo perdono a Dio.

  • 4 dicembre 2013

    “Se è ancora in vita, la madre del cosiddetto “Ignoto 1” a questo punto deve almeno averne il sospetto se non la consapevolezza. Comunque è molto probabile che questa maternità sia stata oggetto di qualche confidenza. Faccio appello a chi l’avesse raccolta o ne fosse venuto in qualche modo a conoscenza: se non volete comunicarlo alle forze dell’ordine rivolgetevi almeno ai media, ai giornalisti.” Questo l’appello lanciato in diretta a “Chi l’ha visto?” dal dr. Dino Finolli, questore di Bergamo, per sollecitare informazioni utili a identificare l’uomo, definito “Ignoto 1” dai genetisti forensi che hanno rilevato il suo Dna sui leggins di Yara Gambirasio.

  • 10 aprile 2014

    Il Dna di Giuseppe Guerinoni, prelevato dopo la riesumazione della salma, ha una compatibilità del 99,99999987% con il profilo genetico estratto da una macchia di sangue trovata sul corpo di Yara Gambirasio, il campione denominato ‘Ignoto 1’. Lo riporta il quotidiano “L’Eco di Bergamo” secondo il quale i risultati del lavoro dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo sono stati consegnati nei giorni scorsi al pm di Bergamo Letizia Ruggeri.

  • 16 giugno 2014

    Si chiama Massimo Giuseppe Bossetti, 44 anni, l'uomo originario di Clusone (Bergamo) e residente a Mapello fermato per l'omicidio di Yara Gambirasio. Non ha precedenti penali e lavora nel settore dell'edilizia. Padre di tre figli, è stato fermato nella sua abitazione dai carabinieri del Ros, dopo indagini condotte insieme alla Polizia. Il suo Dna corrisponderebbe a quello di 'Ignoto 1', rilevato sul corpo di Yara, estratto dalla polizia scientifica. È stato il ministro dell’interno Angelino Alfano ad annunciare la sua individuazione “secondo quanto rilevato dal profilo genetico in possesso degli inquirenti”.

  • 18 giugno 2014

    E' stato effettuata la comparazione tra il codice genetico di Giovanni Bossetti, marito di Ester Arzuffi, la madre di Massimo Giuseppe Bossetti e quello di quest’ultimo: il risultato ha confermato che i due non hanno nessun legame biologico. Un legame che esisterebbe invece con Giuseppe Guarinoni, l’autista di Gorno il cui Dna è stata la traccia seguita per individuare l’uomo che corrisponde al profilo genetico di “Ignoto 1”. Bossetti questa mattina è stato interrogato in carcere dal pm Letizia Ruggeri, di fronte alla quale si è avvalso ancora della facoltà di non rispondere. Le indagini continuano intanto per verificare eventuali collegamenti tra l’uomo e Yara Gambirasio, al di là alla polvere di calce rilevata nei polmoni della ragazza e del cellulare di lui spento alle 17:45 di venerdì 26 novembre 2010, mentre era agganciato a una cella compatibile con il luogo della scomparsa. L’uomo che gestisce l’edicola presso il centro sportivo ha confermato anche a “Chi l’ha visto?” che Bossetti era un cliente abituale. Da lunedì 16, alla luce dei nuovi elementi, i carabinieri sono tornati nei luoghi al centro delle indagini in questi anni, tra Brembate, Mapello e Terno d'Isola. “Hanno l'archivio con tutti i nomi dei nostri clienti da 3 anni. È chiaro però che se fosse stato cliente del nuoto libero l'uomo non sarebbe registrato” ha detto Veronica Locatelli, la titolare del centro sportivo da cui uscì Yara, che non ricorda di aver visto Bossetti. Gli inquirenti sono stati al vicino solarium “Oltreoceano”, dove i proprietari hanno riferito di aver avuto Bossetti come cliente alucuni anni fa: “Veniva due o tre volte alla settimana - ha detto all’Ansa la titolare -. Poi non l'ho più visto e potrei quasi dire con sicurezza che da me non è più venuto tra la fine del 2010 e il 2011. Sono sicura del periodo perché è quello in cui mi sono trasferita dall'altra parte della strada”.

  • 2 luglio 2014

    [Video - Guarda il caso nella puntata del 2 luglio 2014]

  • 9 luglio 2014

    [Video - Guarda il caso nella puntata del 9 luglio 2014]

  • 10 settembre 2014

    [Video - Guarda il caso nella puntata del 10 settembre 2014]

  • 17 settembre 2014

    [Video - Guarda il caso nella puntata del 17 settembre 2014]

  • 24 settembre 2014

    [Video - Guarda il caso nella puntata del 24 settembre 2014]

  • 12 dicembre 2014

    Milano, 12/12/2014 – E’ stata depositata in Procura a Bergamo la perizia del Ris dei carabinieri, eseguita in contraddittorio con i consulenti di accusa, di difesa e della famiglia Gambirasio. Sul furgone Fiat Daily e sulla Volvo utilizzati da Massimo Bossetti non sono state trovate tracce di Yara Gambirasio. Stesso esito avrebbero dato gli accertamenti sugli oggetti sequestrati in casa del muratore. Non è stata ancora consegnata al pm Letizia Ruggeri la relazione degli esperti dell'Università di Pavia sui peli trovati sul corpo di Yara e di quella sui computer e i telefoni cellulari di Bossetti. E’ stata fissata al 25 febbraio 2015 l’'udienza davanti alla Cassazione in cui si discuterà la richiesta di scarcerazione di Massimo Bosetti, presentata dall'avvocato Claudio Salvagni dopo che il Tribunale del Riesame di Brescia aveva confermato la decisone del gip di Bergamo di non concedergliela.

  • 28 gennaio 2015

    [Video - Nella puntata del 28 gennaio 2015]

  • 11 febbraio 2015

    [Video - Nella puntata del 11 febbraio 2015]

  • 18 febbraio 2015

    Al termine di un vertice in procura, il comandante dei carabinieri di Bergamo, colonnello Antonio Bandiera, ha confermato le indiscrezioni trapelate sulla compatibilità rilevata dai RIS tra fibre dei sedili del furgone di Bossetti con fibre trovate sui vestiti di Yara: “Posso solo confermare quanto trapelato: un elemento nuovo di rilievo che riguarda microframmenti acquisiti dagli indumenti della vittima che corrispondono a elementi del tessuto del furgone di Massimo Bossetti”, ha dichiarato Bandiera.

    [Video - Nella puntata del 18 febbraio 2015]

  • 25 febbraio 2015



    [Video - Nella puntata 25 febbraio 2015]

  • 27 febbraio 2015

    Il pm Letizia Ruggeri ha chiuso l'inchiesta sull'omicidio di Yara Gambirasio. Massimo Giuseppe Bossetti è formalmente accusato di omicidio volontario aggravato e calunnia nei confronti di un collega che avrebbe indicato come soggetto da indagare. Due le aggravanti contestate: l'aver "adoperato sevizie e aver agito con crudeltà”, che prevede l'ergastolo, e che Bossetti avrebbe "approfittato di circostanze di tempo (in ore serali/notturne), di luogo (in un campo isolato) e di persona (un uomo adulto contro un'adolescente di 13 anni) tali da ostacolare la pubblica privata difesa".

    Dalle 60 mila pagine messe a disposizione della difesa dopo la chiusura delle indagini trapelano su vari quotidiani alcuni elementi d’accusa finora sconosciuti al pubblico. In particolare un colloquio in carcere tra Bossetti e la moglie, dopo aver appreso che il suo furgone era stato ripreso intorno alla palestra la sera della scomparsa di Yara. "Tu eri li'. Non puoi girare lì tre quarti d'ora, a meno che non aspettavi qualcuno" disse Marita Comi al marito, meravigliandosi perché lui mostrava di ricordare dettagli di quei momenti: "Ti ricordi che eri lì! Vedi? Come fai a ricordarti che è quel giorno lì che hai salutato Massi? Vuol dire che ti ricordi quel giorno lì di novembre". E ancora: "Non mi hai mai detto che cosa hai fatto quella sera! Quel giorno, quella sera. Io non mi ricordo a che ora sei venuto a casa, non mi ricordo". Bossetti avrebbe risposto; "Non lo so, temo di non riuscire a spiegarlo". Dagli atti risulterebbe anche che Giovanni Bossetti, il padre anagrafico di Massimo, ha riferito che l’imputato chiamò la madre Ester Arzuffi dalla zona di Chignolo d'Isola, nei giorni in cui venne ritrovato il corpo di Yara, invitandola a raggiungerlo ma lei rifiutò. Nello stesso luogo Bossetti si recò con la moglie che ne rimase stupita, secondo un’amica che avrebbe verbalizzato una sua confidenza.

  • 4 marzo 2015

    “Tirali via” aveva detto Massimo Bossetti alla moglie durante un colloquio in carcere. Nella conversazione intercettata, Marita Comi lo aveva informato di aver trovato in casa due coltelli, non prelevati dagli inquirenti, e chiedeva istruzioni. Addirittura li avrebbe avuti con sé nella borsa che, come ogni volta, aveva dovuto lasciare all’ingresso del carcere dopo aver varcato il cancello principale. Questi coltelli furono effettivamente buttati, come Bossetti ordinò, o sono stati poi sequestrati? “Chi l’ha visto?” lo ha chiesto al pm Letizia Ruggeri e al procuratore capo di Bergamo, Francesco Dettori, che non hanno voluto commentare.

  • 11 marzo 2015



    [Video - Il caso nella puntata dell'11 marzo 2015]

  • 3 luglio 2015

    Prima udienza al Tribunale di Bergamo del processo a Massimo Bossetti, accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio, che era presente in aula. I difensori hanno chiesto la nullità del prelievo del Dna con un boccaglio, effettuato nel corso di un controllo stradale simulato, da cui derivò che il profilo genetico di Bossetti coincideva quello denominato Ignoto 1 rilevato sui leggings di Yara. Secondo gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, quel prelievo doveva essere eseguito con le garanzie difensive in quanto “non si può dire che il signor Bossetti il 15 giugno dell'anno scorso non fosse indagato”. Nullo, per la difesa, anche il capo d'imputazione, perché fa riferimento a due luoghi diversi per l'omicidio di Yara Gambirasio: Brembate di Sopra e Chignolo d'Isola. Sulle eccezioni preliminari della difesa, contro cui la procura si è opposta, i giudici decideranno nella prossima udienza, il 17 luglio. Nella stessa data decideranno anche sull'ammissione in aula delle telecamere, su cui il pm, le parti civili e la difesa di Bossetti non hanno dato il consenso. “Mi sento più tranquillo, ho molta fiducia nella giustizia”, ha detto Massimo Bossetti al suo legale, Claudio Salvagni, che si è intrattenuto con lui per qualche minuto a udienza conclusa.

  • 16 marzo 2016

    Al processo di primo grado che lo vede imputato per l'omicidio di Yara Gambirasio, Massimo Bossetti ha ribadito che non è suo il furgone ripreso dalle telecamere di sicurezza nei pressi della palestra di Brembate Sopra. Guardando le fotografie e la comparazione fatta dagli investigatori, dopo aver premesso “sulla base della mia visione”, Bossetti ha spiegato che il cavalletto posteriore a protezione della cabina del suo Fiat Daily è "più basso" di quello del furgone ripreso. Secondo lui anche la cassetta in basso a sinistra nel cassone differisce da quella del suo perché “è doppia”. Nell’udienza i suoi legali hanno chiesto di acquisire i filmati delle riprese di videosorveglianza di un'azienda che si trova nei pressi del campo di Chignolo d'Isola, in cui fu trovato il corpo di Yara Gambirasio, già visionate dalla polizia giudiziaria. Gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini hanno chiesto inoltre di acquisire gli atti di due altri procedimenti: quello sull'omicidio di Eddy Castillo e quello sulla morte di Sarbjit Kaur, dei quali ha parlato anche “Chi l’ha visto?”. Per la difesa, le ferite inferte alla giovane donna trovata morta nel fiume Serio sarebbero “sorprendentemente simili” a quelle trovate sul corpo di Yara. Il pm Letizia Ruggeri si è opposta alla richiesta motivando che gli atti sono “irrilevanti” nel processo a carico di Bossetti.

  • 1 luglio 2016

    Massimo Giuseppe Bossetti è stato condannato in primo grado all'ergastolo dai giudici della Corte d'Assise di Bergamo per l'omicidio di Yara Gambirasio. L’imputato è rimasto impassibile alla lettura della sentenza, con la quale gli è stata anche tolta tolto la potestà genitoriale sui tre figli. Mentre gli agenti della polizia penitenziaria lo riportavano in carcere, tuttavia, si è rivolto ai suoi legali parlando di "una mazzata grossissima" e continuando a Ripetere "non sono stato io, non è giusto, non è possibile". Assoluzione invece dall'accusa di calunnia "perché il fatto non sussiste" ai danni di un collega verso il quale, secondo l'accusa, Bossetti avrebbe cercato di indirizzare le indagini. Non accolta dai giudici la richiesta del pm Letizia Ruggeri dell’isolamento diurno per sei mesi. "Ora sappiamo chi è stato, anche se siamo consapevoli che Yara non ce la riporterà indietro nessuno", il primo commento della madre di Yara, Maura, ai suoi legali. "Siamo arrivati a metà strada nel senso che questa è una sentenza di primo grado, è stata un'inchiesta difficile e la collega Ruggeri è stata fantastica", ha dichiarato il procuratore di Bergamo, Massimo Meroni. Fuori dall'aula la moglie e la sorella di Bossetti si sono abbracciate a lungo in lacrime.

  • 18 luglio 2017

    Brescia, 18/7/2017 - Dopo oltre 15 ore di camera di consiglio i giudici della Corte d'assise d'appello di Brescia hanno confermato la condanna all'ergastolo per Massimo Giuseppe per l'omicidio di Yara Gambirasio. Non accolta la richiesta della difesa per una perizia sul Dna trovato sulla vittima.

  • 13 gennaio 2021

    E' stato accolto dalla Cassazione il ricorso con il quale la difesa di Massimo Bossetti - condannato all'ergastolo per l'omicidio della tredicenne Yara Gambirasio - ha contestato il 'no' all'accesso a 54 campioni di Dna richiesto ai fini di avere elementi per chiedere la revisione del processo. Così è stata annullata con rinvio l'ordinanza con la quale la scorsa primavera la Corte di assise di Bergamo aveva negato l'accesso ai reperti biologici. Occorrerà aspettare il deposito delle motivazioni degli 'ermellini' - che hanno preso la decisione ieri in camera di consiglio - per capire quale passaggio motivazionale deve essere rivalutato dai giudici bergamaschi. Yara era scomparsa da Brembate di Sopra (Bergamo) il 26 novembre 2010, e solo dopo tre mesi fu ritrovato in un campo il suo corpo senza vita. (ANSA).

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