Data pubblicazione:23/11/2018
Marco Giacchetta, operatore ecologico 25enne, viveva con la famiglia a Cave (Roma). Scompare giovedì 17 settembre 2015 e quella sera viene ritrovata la macchina che aveva in uso – una Fiat Panda celeste di proprietà di un suo amico con cui aveva fatto uno scambio di automobili – parcheggiata in piazza a Colle Palme, una frazione di Cave. Il corpo viene trovato quattro giorni dopo, il 21 settembre, a circa un chilometro e mezzo dal luogo del ritrovamento dell’auto, in campagna, in un terreno privato recintato, con numerose ferite al collo, sulle braccia, sull’addome e sulle gambe. Per la Procura di Tivoli è un suicidio ma la famiglia non ci crede. Dopo una prima archiviazione, il fascicolo è stato riaperto su istanza della famiglia. Ci sono state quindi due nuove richieste di archiviazione, alle quali la famiglia si è opposta. Ora si attende la decisione del Gip.
Nel 2018, sulla scrivania di Marco, tra i suoi scritti, l’inviato di “Chi l’ha visto?” trova un appunto del quale la mamma non si era mai accorta. Marco annota di essere andato dai carabinieri a sporgere una denuncia che poi voleva ritirare. Ecco il testo del biglietto: “Chiedere del maresciallo e spiegarci che sono paranoico e che quella sera non ho letto per la fretta. Educatamente e ringraziarlo. Erano 4 fogli, dirglielo che sono uno di poca fiducia. Il verbale di ciò che ho dichiarato”.
Marco ha fatto una denuncia ai Carabinieri di Cave? Marco aveva denunciato i suoi timori relativi a delle registrazioni che lo vedrebbero protagonista ai Carabinieri. Un anno prima della morte, Marco si era confidato con la sorella Martina dicendole di aver denunciato i suoi timori relativi a delle registrazioni che lo vedrebbero protagonista. Esistono veramente queste registrazioni? Marco ha parlato male di persone pericolose? E la denuncia?
Perché Marco Giacchetta aveva una mannaia? Perché non è stata ritrovata? Una nuova testimonianza riapre l’indagine sulla morte del giovane in un bosco a dieci km da Palestrina a settembre del 2015.
Il gip di Tivoli ha riaperto il caso, disposto l’incidente probatorio per l’analisi degli abiti del giovane scomparso e trovato con la gola tagliata in un bosco di Cave nel settembre 2015. Nominati due periti e ordinata la riesumazione della salma. Secondo gli esami dei consulenti dei legali della famiglia, sui vestiti che indossava ci sono tracce di Dna non suo all'altezza delle caviglie, come se qualcuno lo avesse trascinato.