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Scomparso

Olivier Sauvan

Edizione:2003/2004
Data pubblicazione:07/11/2003

La mattina del 25 ottobre del 2001, in un dirupo sulla montagna di Erice (Trapani), cinque studenti sedicenni di Trapani hanno ritrovato i resti di un corpo umano. Alcuni metri più in alto sono stati trovati una camicia e un paio di jeans. Circa 250 metri più in alto ancora, a poca distanza dalla strada che da Trapani si inerpica fino ad Erice, c'era un bivacco protetto dalle rocce. Lì sono stati trovati un sacco a pelo, degli indumenti, residui di cibo, scatole di farmaci e una borsa contenente un passaporto intestato a Olivier Sauvan, 46 anni, noto avvocato francese. Quello ritrovato era proprio il suo scheletro.
Di Olivier Sauvan si ricordavano bene alla "Casa del sorriso", eremo di Cappuccini trasformato in locanda che si trova sotto Erice. Sauvan vi aveva soggiornato quindici mesi prima, tra la fine di luglio e l'inizio di agosto del 2000. Poi era dovuto andare via perché la camera non era più disponibile.Riguardo alle cause della morte, all'inizio l'ipotesi più accreditata fu che era sopravvenuta in seguito a una caduta accidentale. Si pensò anche al suicidio, perché le notizie provenienti da Parigi parlavano di un uomo in fuga braccato dalla legge. Ma per i Carabinieri c'erano troppe cose che non quadravano: non aveva i vestiti, non aveva più la sua macchina fotografica, nè il portafogli, nè le chiavi della sua auto. Quest'ultima, una Volkswagen Lupo nera con targa francese, dall'agosto del 2000 era rimasta abbandonata per cinque mesi a Trapani, in via Argenteria. All'interno c'erano le scarpe e il cellulare di Sauvan. Gli intestatari del veicolo, due coniugi francesi intimi amici di Olivier Sauvan e della sua compagna, poco prima di capodanno del 2000 erano venuti in Sicilia a riprenderla, andando via in fretta.
Dopo un anno di indagini gli inquirenti di Trapani hanno concluso che potrebbe essersi trattato di un omicidio a scopo di rapina, indicando anche i possibili colpevoli nei due extracomunitari, un pastore e un aiuto cuoco, con i quali Olivier Sauvan chiacchierava in francese alla "Casa del sorriso". A insospettire gli inquirenti il fatto che i due, allora minorenni, erano andati via subito dopo la scomparsa di Olivier Sauvan. Uno di loro, inoltre, sarebbe stato visto a Palermo con una macchina fotografica, mai ritrovata, e un album fotografico appartenuto alla vittima. Elementi insufficienti per l'incriminazione e l'arresto, secondo il magistrato Maria Grazia Puliatti, della Procura dei Minori di Palermo.
In Sicilia Sauvan aveva fatto una vita semiclandestina, frequentando solo locande e luoghi di accoglienza come la "Casa del sorriso". Era convinto che su di lui pendesse un mandato di cattura internazionale. Ai primi di agosto del 2000 Sauvan avrebbe cercato una stanza senza trovarla, nonostante avesse con sé molti soldi, secondo il fratello tra 250.000 e un milione di franchi francesi. Thierry Sauvan, fratello della vittima, crede alla pista dei giovani extracomunitari ma è molto irritato con la giustizia italiana, che accusa di lentezza, e confida che gli spettatori possano dare informazioni utili alle indagini. In patria, però, molti non escludono che gli assassini siano venuti proprio dalla Francia.
A Parigi Sauvan faceva l'avvocato e amministratore giudiziario, titolare con il socio Jean Michel Goulletquer del secondo studio di Francia del settore, con un giro d'affari di parecchi milioni di euro. Entrambi erano stati arrestati quando, nel '97, sembra all'insaputa di Sauvan, il socio aveva prelevato 75 miliardi di lire dalle casse delle società amministrate, trasferendoli in alcune banche americane per lucrarne gli interessi. Al proposito Thierry Olivier ha giurato sulla buona fede del fratello. Al magistrato alcuni testimoni dissero che quei miliardi sarebbero serviti a finanziare dei partiti politici, chiamando in causa anche Jean Claude Mery, che in una clamorosa registrazione video, resa nota postuma nel '99, accuserà in seguito Jacques Chirac di essersi finanziato con tangenti quando era sindaco di Parigi.
Sempre nel '97, dopo il fallimento della catena di agenzie di viaggio di cui Sauvan era il principale azionista, Lui aveva accusato i soci di avergli truffato una cifra pari 12 miliardi di lire. Tra questi soci anche David Douillet, due volte campione olimpionico di judo, amico di Chirac e di sua moglie, al quale il Presidente francese, nel 2002, avrebbe poi evitato l'onta del processo con un'amnistia. Sorte diversa per Sauvan, la cui vita nel frattempo era diventata un inferno, con sempre più nemici e rapporti in crisi con la sua compagna. Nel giugno del 2000, alla vigilia della fuga in Italia, aveva confidato al fratello di avere delle carte importanti e che sarebbe tornato a difendersi al processo.