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Scomparso

Santo Panzarella

Edizione:2006/2007
Data pubblicazione:28/11/2004

La mattina della scomparsa, il 10 luglio 2002, è uscito per alcune commissioni e per riparare la sua Alfa Romeo 164. Intorno alle 13 sarebbe stato visto all'ufficio postale di Acconia (Catanzaro). Due giorni dopo la sua auto è stata ritrovata bruciata nelle campagne di Francavilla Angitola (Vibo Valentia), di lui nessuna traccia. A distanza di due anni la madre ha lanciato un drammatico appello affinché qualcuno la aiuti almeno a trovarne i resti.

  • 28 ottobre 2006

    Amava, ricambiato, la moglie del suo capo cosca e per questo ha pagato con la vita e il suo corpo è stato fatto sparire. A distanza di quattro anni dalla scomparsa di Santo Panzarella, che all'epoca aveva 29 anni, la squadra mobile di Catanzaro è riuscita a ricostruire ciò che successe il 10 luglio 2002 e ad arrestare i presunti autori del caso di ''lupara bianca''. In tutti questi anni la madre del giovane aveva lanciato numerosi appelli, tramite gli organi d'informazione, chiedendo agli assassini che le indicassero il luogo di occultamento del cadavere per dargli degna sepoltura, dando per scontato già allora che il figlio fosse rimasto vittima della ''lupara bianca''. La relazione tra il 29enne, lametino, e la moglie di Rocco Anello, il capo dell'omonima cosca legata ai Mancuso di Limbadi e operante sul territorio al confine tra le province di Catanzaro e Vibo Valentia, era cominciata quando il marito della donna era detenuto. La vittima era un affiliato agli Anello e questo gli dava la possibilità di frequentare la donna all'insaputa del marito. Voci sulla relazione, però, secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, giunsero all'orecchio di Tommaso Anello, di 42 anni, fratello di Rocco e numero due della cosca. Quest'ultimo non poteva tollerare quanto stava accadendo e con l'aiuto dei fratelli Vincenzino e Giuseppe Fruci, rispettivamente, di 30 e 37 anni, di Curinga, organizzò la vendetta, all'insaputa del fratello, nel timore che la storia potesse diventare di pubblico dominio. I tre sono accusati di omicidio premeditato, distruzione di cadavere e reati in materia di armi, con l'aggravante di essersi avvalsi delle condizioni di assoggettamento e omertà derivanti dal loro inserimento nella cosca. Panzarella, secondo la ricostruzione degli investigatori, fu attirato con una scusa in un luogo isolato di Curinga. Qui gli spararono al volto. Quindi fu chiuso nel bagagliaio della sua auto. Il giovane, però, non era morto e alla prima sosta cominciò a urlare chiedendo aiuto. Gli assassini lo finirono con un colpo alla testa e poi gettarono il corpo in una zona isolata e impervia per punire la famiglia della vittima del ''tradimento'' non solo al loro capo, ma a tutta la cosca. A svelare i retroscena della sparizione del giovane sono stati anni di indagini della squadra mobile catanzarese, condotte con intercettazioni telefoniche ed ambientali e l'aiuto di un ex affiliato alla cosca che ha deciso di collaborare con la giustizia perché scioccato dalla brutalità con cui fu portato a termine l'omicidio. L'uomo, pur non avendo partecipato direttamente al delitto, ha assistito a tutte le fasi (per questo indagato per favoreggiamento), ad eccezione di quella dell'eliminazione del cadavere. Gli uomini della mobile sono così risaliti alla pistola usata per l'omicidio ed anche alla zona dove, presumibilmente, il corpo era stato fatto sparire. Gli agenti hanno setacciato per 12 giorni il greto di un torrente tra Polia e la zona dell'Angitola, nel vibonese, prima di riuscire a trovare un frammento di scheletro (una clavicola) che l'esame del dna ha confermato appartenere a Panzarella. La Polizia, dopo avere risolto il caso, si è anche preoccupata delle sorti della moglie di Rocco Anello, il quale è ancora all'oscuro della relazione avuta dalla donna, offrendole protezione. La moglie del boss, però, hanno riferito gli investigatori, ''sta facendo di tutto per sottrarsi alla nostra protezione''.

  • 2 novembre 2007

    Le hanno ucciso il figlio, ''colpevole'' di avere una relazione con la moglie di un boss detenuto. E lei, inserita negli ambienti criminali lametini, ha deciso di collaborare con la polizia raccontando quello che sa. E' la storia di Angela Donato, madre di Santo Panzarella, rapito nel 2002 e per l'omicidio del quale, lo scorso anno, sono state arrestate tre persone. A raccontare la vicenda della donna, una delle pochissime se non l'unica ''pentita'' di 'ndrangheta, è il sito repubblica.it che pubblica il verbale di un interrogatorio reso agli investigatori della squadra mobile di Catanzaro ai quali avrebbe ''svelato 20 anni di storia, misteri ed omicidi anche 'eccellenti'''. La donna, che vive sotto scorta e del cui pentimento, è scritto nell'articolo, ''a Lamezia Terme girano insistenti voci'', ha raccontato di essere arrivata a Lamezia ''agli inizi degli anni sessanta'' e di avere intrattenuto una relazione con un appartenente alla criminalità che la iniziò ''alla conoscenza dell'allora compagine criminale''. In quello stesso periodo, ha raccontato, aveva conosciuto esponenti della 'ndrangheta ''dai quali ero stimata per le capacità e l'intraprendenza''. Le fu proposto di essere ''battezzata'' con il rito 'ndranghetistico, che non fu attuato ''poiché dissi che volevo essere amica di tutti, ma non volevo alcun vincolo in particolare. La mia presa di posizione sebbene apparisse inconsueta fu tenuta in considerazione per la risolutezza e fu talmente apprezzata che fui considerata una di loro e quindi partecipavo attivamente seppur con ruoli marginali ai discorsi che riguardavano le attività delittuose''. Con il marito, Sebastiano Panzarella, detenuto, ''ebbi modo di consolidare i rapporti con i familiari di altri coindagati e quindi, fino alla sua morte, nel 1985, di conoscere l'evolversi delle compagini criminali del lametino''.

  • 3 luglio 2009

    Sono stati assolti per non aver commesso il fatto Tommaso Anello, di 45 anni, e Vincenzino Fruci, di 33 anni, accusati dell'omicidio di Santo Panzarella, scomparso il 10 luglio 2002 a Curinga (Catanzaro) quando aveva 29 anni. La sentenza è stata emessa dal Giudice per le udienze preliminari del tribunale di Catanzaro, Abigail Mellace, dinanzi al quale si è svolto il processo con rito abbreviato. Il giudice ha anche condannato il collaboratore di giustizia, Francesco Michienzi, alla pena di dieci mesi di reclusione per il reato di favoreggiamento. Al termine della requisitoria il pm della Dda di Catanzaro, Gerardo Dominijanni, aveva chiesto la condanna all'ergastolo per i due imputati. Nel corso del processo l'accusa ha sostenuto che Santo Panzarella fu ucciso perché amava la moglie del suo capocosca. Del delitto è accusata anche una terza persona, Giuseppe Fruci, fratello di Vincenzino, nei cui confronti il processo si sta svolgendo con rito ordinario davanti ai giudici della Corte d'assise di Catanzaro.

  • 26 gennaio 2010

    Nuovi dubbi sull'identità del cadavere cui apparterrebbe l'unico osso ritrovato dagli investigatori sono stati sollevati nel corso del processo a carico di Giuseppe Fruci, 39enne imputato per l'omicidio pluriaggravato di Santo Panzarella, 29enne lametino scomparso  l'11 luglio del 2002 a Curinga (Catanzaro). L'avvocato Francesco Gambardella, difensore di Fruci, dopo aver depositato  proprie note alla consulenza tecnica disposta dalla Procura -  nella quale è confermato che i frammenti di scheletro rinvenuti sarebbero di Santino - ha chiesto alla Corte d'assise di Catanzaro (presidente Giuseppe Neri, consigliere  Antonio Giglio) di disporre nuovi accertamenti e dunque che la clavicola ritrovata sia messa a disposizione. I giudici si sono riservati sulla questione, e renderanno nota la propria decisione alla prossima udienza del 9 febbraio. A riferire agli investigatori della Polizia il luogo in cui il corpo fu abbandonato dopo l'omicidio, e precisamente in un affluente dell'Angitola, fu Francesco Michienzi, il giovane pentito che, crollato sotto il peso insopportabile di aver assistito al massacro dell'amico fraterno, consentì di ritrovarne i pochi resti. Lo stesso Michienzi è stato poi imputato per favoreggiamento aggravato, e condannato a 10 mesi di reclusione lo scorso 3 luglio, quando Tommaso Anello e Vincenzino Fruci, coimputati per l'omicidio di Santino, sono stati assolti "per non aver commesso il fatto" al termine dei giudizi abbreviati. Rimane ancora da definire il processo ordinario a Giuseppe Fruci, nell'ambito del quale si è costituita parte civile Angela  Donato (rappresentata dagli avvocati Vincenzo e Antonio  Battaglia), la "madre coraggio" che per anni si è battuta in ogni sede, chiedendo anche la collaborazione di "Chi l'ha visto?", perché fossero riprese e portate avanti le indagini sulla scomparsa del figlio, che lei stessa aveva tentato di svolgere personalmente. Indagini che ebbero una svolta proprio a seguito delle dichiarazioni di Michienzi, il quale spiegò che la condanna a morte del 29enne fu decisa per via della relazione del giovane con la moglie di Rocco Anello, ritenuto il capo dell'omonima cosca di Filadelfia (Vibo Valentia).

  • 6 luglio 2010

    Non ci sono le condizioni scientifiche per affermare con certezza che quella clavicola sia di Santo Panzarella", così i periti, sentiti in aula al processo a carico di Giuseppe Fruci, il 39enne imputato per l'omicidio pluriaggravato di Santo Panzarella. Alla perizia disposta dalla Corte d'assise si è giunti dopo che il difensore di Giuseppe Fruci, l'avvocato Francesco Gambardella, aveva depositato una consulenza difensiva, redatta dalla professoressa Carla Vecchiotti dell'Università La Sapienza, che metteva in dubbio l'appartenenza dell'osso a Panzarella.
    Gli esperti hanno spiegato che la clavicola è sicuramente di un essere umano, non hanno escluso che l'osso sia di Santo Panzarella - come invece sono risultati certamente essere i liquidi biologici rinvenuti sui frammenti della camicia del giovane, che pure sono stati analizzati e comparati con il profilo genetico di Angela Donato, madre dello scomparso - ma si sono detti impossibilitati ad affermare che lo sia certamente. Per la precisione, come ha voluto rimarcare anche il pubblico ministero Gerardo Dominijanni, "non è possibile giungere oggi a risultati scientificamente certi in alcun caso", per via della parzialità delle informazioni genetiche ricavabili dal campione osseo di riferimento. I medici sentiti oggi non sono stati in grado di spiegare perché i consulenti della Procura, pronunciatisi in precedenza, che quindi hanno effettuato gli esami diverso tempo prima , sono giunti alla conclusione che sono proprio di Santo Panzarella i frammenti ossei rinvenuti in un affluente dell'Angitola.
    Con la deposizione dei periti si è sostanzialmente concluso il dibattimento. Per la prossima udienza del 23 novembre sono previste le discussioni di accusa, parte civile e difesa, e poi la sentenza, che partira' proprio con lo stabilire se possano considerarsi i frammenti ossei al centro dell'intero procedimento giudiziario. Due persone accusate del delitto, Tommaso Anello, di 46 anni, e Vincenzino Fruci, di 34 anni, fratello di Giuseppe, sono state assolte nel luglio scorso al termine di un processo con rito abbreviato. L'accusa sostiene che Santo Panzarella fu ucciso perché amava, ricambiato, la moglie del suo capocosca. Panzarella, secondo la ricostruzione degli investigatori, fu ucciso il giorno della sua scomparsa e il suo corpo gettato in una zona isolata e impervia.