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Scomparso

La morte della transessuale Brenda

Data pubblicazione:23/11/2009

Wendell Mendes Paes, meglio nota come il transessuale Brenda, è stata trovata privo di vita all'interno del suo appartamento in via Due Ponti a Roma, il 20 novembre 2009. I Vigili del Fuoco della capitale sono stati chiamati alle 4:16 del mattino per un incendio che si stava sviluppando all'interno delle cantine di una palazzina. Arrivati sul posto sono entrati in un appartamento soprastante invaso dal fumo e dalle fiamme, dove hanno trovato il corpo del transessuale. L’incendio sarebbe stato originato da qualcosa all’interno di una valigia tipo trolley. I risultati dell'autopsia hanno rivelato che il decesso è avvenuto per asfissia da ossido di carbonio. La tac ha evidenziato che sul corpo della vittima non sono presenti lesioni. La vittima era sul letto, seminuda. Accanto, una bottiglia di whisky e poco distante due valigie pronte. Il personal computer portatile del transessuale è stato trovato nel lavabo, sotto il getto d’acqua di un rubinetto lasciato aperto. Il 2 novembre Brenda era stata ascoltata come testimone in Procura a Roma, nell'ambito dell' inchiesta sul presunto ricatto ai danni dell'ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. L'audizione, svoltasi di fronte al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al sostituto Rodolfo Sabelli, doveva chiarire, tra l’altro, l'esistenza di un video in cui apparirebbe Piero Marrazzo citato da alcuni transessuali. Pochi giorni dopo, il 9 novembre, la trans era rimasta coinvolta in una rissa in via Biroli, vicino alla via Cassia, durante la quale era stata ferita al volto e gli era stato rubato il telefono cellulare. I carabinieri intervenuti sul posto l' hanno trovata in evidente stato di ubriachezza e hanno chiesto l'intervento del 118 per il ricovero in ospedale, da dove è stata poi dimesso con una prognosi di 5 giorni. In seguito al ritrovamento del cadavere, la Procura di Roma ha aperto un'indagine per omicidio volontario. Oltre all’esame del computer, le prime indagini puntano ricostruire le ultime ore di vita di Brenda, chi avesse visto o sentito la sera prima della morte, dove sia finito uno dei suoi cellulari. Altre risposte sono attese dalle analisi istologiche e tossicologiche.

  • 23 novembre 2009

    Sono arrivate agli inquirenti le prime risposte ‘ufficiose’ ai quesiti posti ai consulenti, ai quali la procura di Roma ha chiesto di approfondire gli esami tossicologici sulla morte di Gianguerino Cafasso. Il decesso il 12 settembre scorso del pusher e protettore dei trans di via Gradoli e via Due Ponti, in stretto contatto con Brenda, appare tutt'altro che una ''semplice overdose''. Anche per questa morte, così come per quella di Brenda, la Procura procederà per omicidio volontario. Le novità sarebbero legate sia all'assunzione di una sostanza che potrebbe aver determinato il decesso costringendo i magistrati a non archiviare il fascicolo come caso di ‘morte naturale’. Cafasso è colui che avrebbe girato e tentato di piazzare ad alcuni organi di informazione il video di pochi minuti che ritraeva l'allora governatore del Lazio in compagnia del trans. Le indagini sulla morte del pusher si intrecciano e andranno a comporre il complesso puzzle investigativo con la morte (per omicidio anche questa) di Brenda. Intanto oltre al giallo di due cellulari scomparsi, mancano all'appello due mazzi di chiavi dell'appartamento di via Due Ponti dove il trans fu trovato morto soffocato. Uno dei mazzi di chiavi potrebbe essere stato sottratto a Brenda dopo l'aggressione che subì da parte di alcuni rumeni la notte tra l’8 e il novembre. Secondo China, un'amica del trans trovato morto ''Brenda era una grande esperta di computer. Nessuno sa cosa avesse nel suo pc''.

  • 24 novembre 2009

    Più che una dose di cocaina tagliata male, è stata l'eroina ad uccidere ''in pochi minuti'' Cafasso. Queste le ultime rivelazioni sulla morte del fornitore di stupefacenti di Brenda e altri trans, la stessa persona che tentò di vendere il video che vedeva protagonisti Piero Marrazzo e Natalie. Il fascicolo sul decesso di ''Rino'' Cafasso, per ora rubricato secondo l'articolo 586 del codice penale, ossia morte o lesioni come conseguenza di altro delitto (nella fattispecie cessione di droga) potrebbe ben presto essere rubricato come omicidio volontario. Il procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, aspetta i risultati ufficiali e finali della consulenza tossicologica. Una prima risposta è giunta e rileva l'assunzione di eroina, fatale a Cafasso. Il sospetto degli investigatori è che chi ha fornito l'eroina sapesse degli effetti letali che avrebbe provocato. Sospetto appare l'atteggiamento di Jennifer, il trans fidanzato di Cafasso che era con lui in albergo al momento dell’assunzione della dose letale. Jennifer, al secolo Adriano Da Motta, ha spiegato agli inquirenti che non aveva assunto droga, che non le andava perché aveva uno ''strano sapore''. Nel frattempo le indagini sono andate avanti: uno dei due telefonini spariti di Brenda è stato ritrovato. Ma i magistrati, a questo punto, stanno passando al setaccio tutto il traffico telefonico del trans in un arco di tempo molto ampio. Il punto, da quanto si capisce, non è più stabilire chi chiamò e chi fu chiamato nelle ore precedenti la morte di Brenda. Si sta cercando di capire e di documentare quale fosse l’intensità delle sue chiamate con l’ex presidente della Regione e con altri personaggi più o meno “eccellenti” rimasti finora al riparo dallo scandalo.
    Nel pc portatile che si presume fosse di Brenda sarebbero stati trovati 60.000 files ''nascosti'', cestinati e poi cancellati. Massimo riserbo in Procura sulla tipologia di questi file, che una volta recuperati potrebbero raccontare molto sulla morte del trans.

  • 25 novembre 2009

    ''Marrazzo non sapeva del ricatto, e quella sera Cafasso non c'era: c'erano solo due carabinieri in borghese''. Così il trans Natalì sulla notte del 2 luglio scorso, quando due uomini dell’Arma fecero irruzione nella sua abitazione e lo trovarono in compagnia dell’ex governatore della regione Lazio. ''Marrazzo non ha mai portato né mi ha chiesto di portare droga. Non so cosa succedesse con gli altri, ma sapeva che io non mi drogo e che la droga non mi piace'', ha aggiunto Natalì, che ha anche chiarito come e quando sarebbe nata l’amicizia tra Piero Marrazzo e gli altri due trans, Brenda e Michelle. Si sarebbero conosciuti, secondo il trans brasiliano, nel marzo del 2009. Avevano fatto delle foto e Marrazzo aveva chiesto loro di cancellarle, forse pagando: “Trentamila euro? Sono troppi: i trans tendono a esagerare e Piero non sapeva del ricatto". Natalì ha inoltre affermato di aver visto il filmato, anche se può rivelarne solo alcune parti: ''All'inizio ci sono io che apro la porta e dico di essere impegnata, poi vengo buttata su un divano e portata sul balcone. La droga sul piatto con il tesserino? Secondo me era un  montaggio: all'inizio si vede solo il tavolino con i soldi. Non  ho messo io la cocaina li', tanto è vero che Marrazzo se ne è reso conto solo quando i carabinieri se ne sono andati''.

  • 30 novembre 2009

    “Quella notte, prima che Brenda arrivasse, tre uomini sono entrati con la chiave a casa sua e l’hanno aspettata dentro”. Parla con “Chi l’ha visto?” una persona informata su ciò che accadde davvero nella notte del 20 novembre in via Gradoli, nelle ore cioè in cui venne uccisa – sospettano gli inquirenti – la transessuale coinvolta nel caso Marrazzo. Il nuovo testimone sarebbe giudicato “molto attendibile”.

  • 2 dicembre 2009

    Brenda era ubriaca, ma non era drogata ed è morta per aver respirato ossido di carbonio per alcuni minuti. Questi i primi risultati degli esami tossicologici effettuati sul corpo della transessuale morta lo scorso 20 novembre.  Nel corpo della transessuale brasiliana sarebbero state individuate tracce del tranquillante Minias, ma non in quantità tali da portare alla morte. Intanto, torna in libertà China, 36 anni, al secolo Edson Vasconcellos Menezes, il trans coinvolto nel caso Marrazzo arrestato ieri per non aver rispettato l'ordine di espulsione. Entro cinque giorni, tuttavia, China dovrà lasciare l'Italia. Queste le decisioni assunte dal giudice monocratico del Tribunale di Roma Laura D'Alessandro che ha convalidato l'arresto del trans per non aver ottemperato al decreto di espulsione del 20 novembre, dando però un nuovo nulla osta per l'allontanamento dal territorio nazionale perchè non sussistono ''motivi di giustizia'' per trattenere in Italia il trans. I difensori di China, gli avvocati Manuela e Cristiano Pazienti, che si erano opposti all' espulsione, hanno spiegato: ''La nostra assistita è testimone così come Natalì nella vicenda Marrazzo. Perché sono stati adottati due pesi e due misure?''. Il processo a China è stato aggiornato al 19 gennaio. ''Se China volesse esser presente potrebbe farlo. Ma che fa va via e poi ritorna? - spiegano i due avvocati - Ieri al commissariato Flaminio è stata convocata per essere interrogata il 17 dicembre, in relazione ad una rissa con dei romeni, e nelle more hanno verificato che non era stato dato seguito all' espulsione''. Nel frattempo parla la madre di Brenda e rivela: ''Una persona aveva mandato un messaggio a mio figlio dicendogli di andare in Brasile altrimenti poteva diventare del cibo per i pesci. Non credo che Deu pensasse che si trattasse di una minaccia, bensì di una allerta''. Lo ha affermato la madre della transessuale Brenda. La zia aggiunge anche che " non si suicidato perchè aveva tanti piani, aveva delle idee e aveva molta voglia di tornare in Brasile".  Quasi tre ore di audizione in procura per China, un'audizione finalizzata a ricostruire le ultime ore di vita di Brenda. Nessun elemento utile sarebbe emerso dall'incontro con i magistrati che, allo stato, non hanno ritenuto di attribuire alla trans la qualifica di testimone di giustizia. Davanti ai magistrati, stando a quanto si è appreso, China non avrebbe ribadito quanto ha già sostenuto, ovvero che Brenda avrebbe ricevuto 30mila euro da Piero Marrazzo. Inoltre è stato disposto il sequestro degli abiti del trans, per stabilire se su di essi e soprattutto sul cappotto ci possano essere tracce di fuliggine, di liquidi incendiari o di altro che possano ricollegarsi all'incendio avvenuto nell'abitazione di Brenda. sono state ascolate anche Barbara ed un'altra trans, Claudia. I motivi per questa convocazione comunque non sono ancora conosciuti. C'è da ricordare che almeno qualche tempo fa i rapporti tra Brenda e Barbara non erano stati proprio idilliaci tanto è vero che quest'ultimo insieme con altri due compagni nell'estate scorsa presentò contro Brenda una denuncia per estorsione.

  • 4 dicembre 2009

    E' stato prelevato un campione di saliva da Barbara, un trans amica di Brenda. Il prelievo è stato svolto al terminedell'interrogatorio a cui il trans è stato sottoposto negli ufficio giudiziari di piazzale Clodio. L'accertamento si è reso necessario per comparare il Dna di Barbara con alcune tracce organiche ritrovate nella scena del presunto delitto. Tra gli altri esami che potrebbero essere svolti dagli esperti, anche uno legato ai graffi trovati sul corpo di Brenda. Nei giorni scorsi era già stato prelevato dagli inquirenti il cappotto che Barbara indossava la sera del 19 ottobre e che è già stato sottoposto ad accertamenti per verificare l'eventuale presenza di fuliggine o di tracce biologiche.

  • 7 dicembre 2009

    "Mio figlio aveva paura. Negli ultimi giorni della sua vita viveva nel terrore e noi lo sapevamo.  Aveva ricevuto un avvertimento lo scorso 12 novembre: qualcuno, un  certo Giuseppe, gli aveva indirizzato un misterioso messaggio via  mail. Lo aveva scritto in portoghese, la nostra lingua. Diceva più o  meno così: 'Attenta ragazza, vattene da lì, oppure diventerai cibo  per i pesci'". A parlare è Azenete Mendes Paes, la madre della  transessuale: "Mio figlio - prosegue - era religiosissimo, non si  sarebbe mai dato la morte volontariamente, e la possibilità che l'incendio sia un evento fortuito è, secondo me, praticamente inesistente". E continua: "Una cosa è certa: me l'hanno assassinato, non si è trattato di un suicidio o di un incidente. Sono qui anche  per chiedere giustizia per lui”.

  • 9 dicembre 2009

    Una bombola di gas è esplosa al civico 96 di via Gradoli nel pomeriggio di oggi. L'esplosione si è verificata in un seminterrato, nello stabile legato alla vicenda Marrazzo, nella stessa via in cui è stata trovata morta Brenda. Qui sarebbero avvenuti gli incontri tra la transessuale Natalie e l'ex governatore del Lazio. La palazzina è stata evacuata. Secondo le prime notizie il seminterrato, vuoto al momento dell'irruzione dei pompieri, è abitato da cittadini dello Sri Lanka.

  • 10 dicembre 2009

    "Accertamenti tecnici al via, ma è ancora giallo sul computer di Brenda. È stato interrogato ieri un hacker che tre mesi fa avrebbe cancellato tutta la memoria dal pc della trans morta. A chiederlo era stata proprio lei, Brenda, agitata e spaventata. Dettaglio che rende ancora più complicate le perizie che dureranno circa 15 giorni". Lo scrive su ‘la Repubblica’ Maria Elena Vincenzi. "I tecnici scelti dalla procura ci metteranno due settimane a capire che cosa ci fosse dentro al portatile di Brenda - continua il quotidiano - Ma stando alle dichiarazioni del tecnico sentito, un ragazzo di origini brasiliane che tutte le trans della zona conoscono perché le aiuta spesso sulle cose informatiche, gli inquirenti non troveranno file molto vecchi: è stato proprio lui, scovato e sentito dai Ros, raccontare di una telefonata che Brenda gli avrebbe fatto circa tre mesi fa in cui gli chiedeva di andare da lei e aiutarla a cancellare in modo permanente tutti i file sul computer. Richiesta che lui ha esaudito facendo scomparire tutta la memoria del portatile. Il giovane ha detto ai militari di non sapere il contenuto dei file che ha cancellato e di non conoscerne le motivazioni. Ma, a questo punto, la questione diventa importante: che cosa voleva nascondere per sempre Brenda? Di che cosa voleva che si perdesse ogni traccia? Di che cosa aveva paura? L´uomo non ricorda con esattezza la data, ma se davvero era tre mesi fa, il "wiping" del computer (la cancellazione di tutta la memoria), sarebbe avvenuta ben dopo l´irruzione dei carabinieri nell´appartamento di Natalì. Quando il caso Marrazzo ancora non era scoppiato sui media, ma già era noto a tutte le trans della zona. Forse, allora, Brenda, una volta saputo del video che girava sul presidente della Regione, ha deciso di liberarsi dei suoi file, magari contenenti altri filmati e altre foto. Impossibile dirlo ora, anche se gli inquirenti confidano di riuscire, attraverso tecniche molto avanzate, a ritrovare qualcosa di quello che l´hacker pensa di aver cancellato. Ma non è questo l´unico fronte aperto: il procuratore aggiunto, Giancarlo Capaldo, e il pm Rodolfo Sabelli che si occupano dell´inchiesta, hanno anche predisposto il prelievo del dna di Barbara, una delle trans che avrebbe passato con Brenda le sue ultime ore. E presto lo richiederanno anche per le altre persone che nell´ultimo giorno hanno visto la vittima: tracce genetiche che verranno confrontate con quelle trovate nell´appartamento subito dopo l´incendio. Questo perché le dichiarazioni rese ai magistrati dai viados non coincidono e la procura ha scelto questa strada per verificare la loro attendibilità".

  • 11 dicembre 2009

    ''E' un'invenzione''. Così il procuratore aggiunto del Tribunale di Roma, Giancarlo Capaldo, commenta le indiscrezioni di stampa sulla presenza di un morso sul corpo del transessuale brasiliano Brenda, morto in un incendio nel suo appartamento a Roma il 20 novembre scorso. Il magistrato ha confermato che l'autopsia non ha evidenziato segni di violenza sulla salma del trans. Intanto, è stata fermata ieri mattina a Parigi nella zona di Port Saint Cloud, Michelle, altra transessuale brasiliana coinvolta nel caso Marrazzo.

  • 28 dicembre 2009

    Omicidio volontario ed occultamento di cadavere, sono i reati ipotizzati dalla Procura di Roma per la morte di una trans il cui cadavere è stato trovato il 26 dicembre in un sacco della spazzatura in un canneto lungo il Tevere, ad Ostia Antica. Il titolare delle indagini, è stato affiancato dal collega Rodolfo Sabelli, uno dei magistrati che sta indagando sulla morte di Brenda, la transessuale testimone del caso Marrazzo. La decisione di verificare se le due morti possano essere in un qualche modo legate è dovuta alla coincidenza temporale dei due decessi. Ma per incardinare le indagini è necessaria l'identificazione del cadavere abbandonato su un riva del Tevere. Un contributo potrebbe arrivare dalle impronte digitali. Le condizioni dei polpastrelli sarebbero infatti discrete e consentirebbero le attività  di comparazione con le banche dati delle forze dell'ordine.

  • 22 marzo 2010

    E' durato quasi un'ora il sopralluogo nell'appartamento romano di Brenda, la trans morta lo scorso novembre e coinvolta nello scandalo Marrazzo, effettuato dalla task-force di tecnici voluta dai legali della famiglia di Brenda. Il gruppo, composto dall'ex capo del Ris di Parma, Luciano Garofano, due medici legali, due periti informatici, un chimico, ha scattato foto e girato un filmato all'interno della piccola abitazione in via Due Ponti. I tecnici sono entrati nella casa con tute, guanti in lattice e illuminatori a batteria, perchè all'interno dell'appartamento manca la luce. All'interno si sente ancora l'odore di bruciato rimasto dal giorno dell'incendio e alcuni piatti sporchi sono su un tavolo. "Abbiamo fatto i rilievi necessari insieme ai colleghi della polizia scientifica - ha detto Garofano subito dopo il sopralluogo - studieremo queste immagini, la perizia del medico legale e le analisi già effettuate dalla Scientifica. Non escludo che sia necessario ritornare qui per dei sopralluoghi specifici''. Alla domanda se avesse un'idea del luogo da cui è partito l'incendio, Garofano ha risposto: "Assolutamente si', ma per correttezza nei confronti degli investigatori non è giusto fornire dei particolari''. Oltre alla polizia scientifica, al sopralluogo erano presenti anche i legali della famiglia di Brenda, Walter Biscotti e Nicodemo Gentile i quali hanno spiegato: ''E' la prima volta che accediamo al luogo dell'evento. E' compito dei tecnici fornire delle risposte per capire se la transessuale è stata  uccisa o meno. Scoprire la verità è quello che ci chiede la madre di Brenda''.

  • 25 marzo 2010

    Nicola Testini, il maresciallo della Compagnia Trionfale indagato dalla Procura di Roma con l'accusa di avere ucciso il pusher Gianguerino Cafasso, fu arrestato nell'ottobre scorso quando scoppiò il caso Marrazzo. Il gip che  confermò la custodia cautelare in carcere, Sante Spinaci, ne sottolineò la pericolosità definendolo ''l'organizzatore dell'illecita operazione'', ovvero dell'irruzione nell'appartamento di via Gradoli, della confezione di un video che ritraeva Piero Marrazzo e un trans e del tentativo di vendere il video ad alcune testate. Testini andò in carcere assieme ai colleghi Luciano Simeone, Antonio Tamburrino, Carlo Tagliente accusati a vario titolo di estorsione, violazione della privacy e violazione di domicilio ma soprattutto concussione ed estorsione. Ed è in questa fase di tentata vendita del video che entra in campo il pusher  Gianguerino Cafasso, trovato morto in un hotel di Roma nel settembre scorso e che le perizie dell'accusa accerteranno  stroncato da un'overdose. Già il gip Sante Spinaci nel motivare la custodia cautelare in carcere di Testini precisò che il maresciallo aveva avuto ''un ruolo primario quale organizzatore dell'illecita operazione''. Ovvero, scriveva il gip Testini si inserisce ''nella vicenda fin dall'inizio, con l'asserita ricezione del video nello stesso momento dei colleghi Simeone e Tagliente, il rapporto diretto privilegiato pluriennale con Cafasso, l'interessamento diretto e pressante nella fase della ricerca degli acquirenti e delle trattative con l'agenzia milanese e il controllo attuato nei confronti di Massimiliano Scarfone'', il fotografo che fece da intermediario con il titolare dell'Agenzia Photo Masi di Milano. Testini fu poi rimesso in libertà dal Tribunale del Riesame che invece tenne in carcere Simeone, Tagliente e Tamburrino.

     

    "Cominciano a prendere corpo ipotesi inquietanti e quindi anche quella del possibile omicidio di Brenda". Così Walter Biscotti, uno dei legali di Brenda il trans morto e coinvolto nello scandalo Marrazzo, ha commentato la notizia che vede indagato dalla Procura di Roma il maresciallo della Compagnia Trionfale con l'accusa di avere ucciso il pusher Gianguerino Cafasso. "C'è  - ha spiegato Biscotti - una sorprendente coincidenza di eventi e persone legate tra loro e una concatenazione non casuale: cio fa pensare che Brenda non sarebbe morta per un semplice incidente".

  • 27 aprile 2010

    La procura di Roma ha dato il via libera alla sepoltura di Brenda, la trans già testimone del caso Marrazzo morta il 20 novembre scorso a causa di un incendio divampato nel suo monolocale di via Due Ponti, a Roma. Il funerale sarà celebrato in Brasile, paese di origine di Brenda. I legali della famiglia hanno avviato le procedure per il rimpatrio della salma d'intesa con le autorità diplomatiche e confidando, hanno sottolineato, nel contributo del Comune di Roma per le spese che saranno sostenute. Il nome di Brenda era emerso nelle indagini sul presunto ricatto ideato da quattro carabinieri della compagnia Trionfale contro l'ex presidente della Regione Lazio, sorpreso in compagnia del viado Natali all'inizio di luglio del 2009.