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Scomparso

Carla Molinari: il giallo delle mani mozzate

Data pubblicazione:09/11/2009

Il 5 novembre 2009, nella sua villetta di Cocquio Trevisago, nel Varesotto, è stata uccisa in modo brutale l'anziana Carla Molinari, di 82 anni. Nessun commento da parte degli inquirenti, il procuratore della Repubblica di Varese, Maurizio Grigo, il magistrato incaricato delle indagini, Luca Petrucci, il Questore di Varese, Marcello Cardona, funzionari dello Sco e della squadra mobile varesina.Questo delitto cruento presenta molti aspetti ancora da chiarire. Tra questi il mistero delle mani mozzate alla vittima e che non sono state ritrovate, particolare confermato dagli investigatori. Ben quaranta uomini della Questura di Varese sono impegnati nelle indagini che al momento non tralasciano nesuna ipotesi a partire dalla rapina finita male.La donna, ex tipografa, che aveva risieduto in passato in Francia per qualche tempo, viveva da sola e le amiche e il parroco la ricordano come una persona gentile, risoluta e appassionata della lettura. Le grate alle finestre rivelano il fatto che la donna fosse molto prudente e temesse i ladri che in passato erano penetrati nella sua abitazione. Per questo mai apriva il cancello a sconosciuti. L’ultima persona a vedere in vita Carla Molinari è stata l’amica Emma a cui la donna aveva confidato il suo proposito di ritirarsi in una casa di riposo e di volersi recare dal notaio per sistemare il suo testamento volendo lasciare una parte dei suoi beni agli orfani e alla chiesa. Il pomeriggio del 5 novembre le amiche avevano cominciato a preoccuparsi non riuscendo a raggiungere telefonicamente la Molinari e alla fine hanno deciso di chiamare il 118 ma cosa realmente fosse accaduto nella villetta è stato reso noto soltanto la mattina del giorno successivo.Il particolare delle mani mozzate dà adito a vari interrogativi circa il movente: dal gesto assurdo di un folle, al proposito di portare via dei gioielli che la donna avrebbe avuto alle mani, alla volontà di far sparire le tracce dell’aggressore che la donna avrebbe avuto sotto le unghie in conseguenza di una colluttazione. I vicini avanzano l’ipotesi che l’assassino si sia introdotto nella villetta quando la donna abbia aperto il cancello per buttare l’immondizia. Inquietante il dettaglio circa la presenza in casa dell’ultimo libro preso in prestito in biblioteca da Carla Molinari: Nemico senza volto di Charlotte Link.

  • 10 novembre 2009

    Si è concluso dopo quattro ore e mezza l'esame autoptico sul corpo di Carla Molinari, la pensionata di Cocquio Trevisago massacrata e mutilata nella sua villetta di via Dante il 5 novembre scorso. Iniziato alle 8.30, l'esame si e' concluso attorno alle 13.00 e subito dopo l'anatomopatologo ha incontrato gli investigatori per una prima relazione su quanto emerso. Per ora non si conoscono dettagli. L'autopsia, secondo indiscrezioni, avrebbe confermato la decina di coltellate inferte alla donna con un arma da taglio piuttosto sottile e allungata. Il decesso dovrebbe essere avvenuto nel tardo pomeriggio di quel giorno. Intanto, mentre veniva eseguita l'autopsia, in mattinata alcuni agenti della Scientifica di Milano, sono tornati sul luogo del delitto per una nuova perquisizione dentro la villetta dell'orrore. Ne sono usciti con alcuni sacchi colmi di materiale cartaceo e altra oggettistica. Ieri un amico della vittima aveva detto che l’ex tipografa aveva intenzione di fare testamento. "Carla Molinari voleva dare una parte della sua ereditá alla chiesa e agli orfanelli, anche se non so dire in che quantitá. Una parte l'avrebbe data ad alcuni parenti ma non tutto, poiché diceva si trattava di persone già benestanti”, ha rivelato l'amico della vittima. La pista economica è solo una di quelle prese in considerazione dagli investigatori. Complessivamente sono state sentite come testimoni oltre 50 persone tra parenti, amici e abitanti del paese.

  • 11 novembre 2009

    La donna fu prima soffocata, poi ripetutamente accoltellata alla schiena e all'addome per essere, infine, mutilata delle mani. Il carnefice voleva molto probabilmente staccarle anche la testa: è quanto emerge dall'autopsia eseguita dall'anatomopatologo, Marco Motta, sul corpo dell'ex tipografa ottantaduenne assassinata nella sua villetta a Cocquio Trevisago (Varese). Il brutale omicidio è verosimilmente avvenuto attorno alle 17.30 e se l'assassino non ha portato a termine la sua 'opera' potrebbe essere solo perché disturbato dall'improvviso arrivo della telefonata di una carissima amica della vittima. Secondo quanto è possibile ricostruire, chi ha infierito sull'anziana donna l'avrebbe colpita sei volte nella zona addominale e altre quattro alla schiena, ma lo avrebbe fatto quando lei era gia' deceduta. Motivo in piú per ritenere difficile che la menomazione degli arti possa essere stata motivata dal desiderio di impossessarsi di un anello, una fede nuziale e un orologio che Carla indossava. L'autopsia confermerebbe quella "precisione chirurgica" nell'amputare le mani, come definita fin dall'inizio dagli investigatori. L'omicida non avrebbe 'inavvertitamente' sgozzato la sua vittima ma sarebbe stata sua precisa intenzione reciderla, tanto che e' stata trovata staccata per tre quarti dal corpo.

  • 12 novembre 2009

    Suscita particolare attenzione il testamento di Carla Molinari, la pensionata ex tipografa 82enne massacrata una settimana fa nella sua villetta di Cocquio Trevisago, il cui corpo è stato ritrovato con le mani mozzate. Da qualche ora l'attenzione degli investigatori della Squadra Mobile varesina è volta a capire se esista o se sia rimasto solo nelle intenzioni della donna il testamento. Il 9 luglio scorso, attorno alle 10.15, accompagnata dall'amica del cuore Teresina "Zita" Mantegazza, si recó dal notaio proprio per avere dei “lumi” sul da farsi. Una "chiacchierata" o, come sottolinea il notaio, un “incontro propedeutico per informazioni tecniche”. La donna non solo si è fatta accompagnare da Teresina Mategazza, ma ha anche insistito affinché entrasse con lei in ufficio e non rimanesse in sala d’attesa. Fra le due donne vi era da tempo un fortissimo legame tanto che la signora Mantegazza aveva donato a Carla Molinari la sua fede nuziale e tutte le sera attorno alle 20.00 la chiamava al telefono. Come fece la sera di giovedí 5 novembre. Un altro aspetto legato al testamento della tipografa, è la destinazione dei beni di Carla che tra patrimoniali, depositi bancari e qualche investimento, si aggira sul mezzo milione di euro. L'anziana pensionata manifestava il desiderio di dare in beneficenza alla parrocchia (non è dato sapere quale) e agli orfanelli il grosso dei suoi averi, anche perché, ripeteva spesso: “Tanto i miei parenti sono giá benestanti”. Tuttavia “nei prossimi giorni sarebbe andata da un notaio”, ha spiegato lunedì 9 novembre, durante "Chi l'ha Visto?" Piercosma Turuani Porretti, figlio dell'amica della vittima. Il notaio è  stato sentito dagli investigatori che hanno contattato anche tutti gli altri professionisti della zona sperando di saperne di piú sul testamento in questione.

  • 13 novembre 2009

    L'orrendo omicidio di Carla Molinari è ancora senza soluzione . Secondo Roberta Bruzzone, il carnefice potrebbe essere una donna. Questa ipotesi non viene esclusa dalla psicologa, criminologa ed esperta di ricerca. Il cadavere dell'82enne ex tipografa rimane a disposizione della Procura di Varese che ha la necessita' di ulteriori accertamenti medico-legali, ivi compresi test tossicologici. "Il soffocamento quale causa della morte, gli investigatori avrebbero fra le mani un quadro chiaro" spiega la criminologa. Dimostrerebbe che chi ha agito non l'ha fatto per il 'mero gusto' di infierire brutalmente su un corpo privo di vita". Sarebbe una messinscena nella messinscena, come quella della casa messa parzialmente in disordine, per sviare le indagini allontanando i sospetti, ad esempio, su persone miti, 'buone come il pane', di quelle che 'mai farebbero del male a una mosca'. La criminologa ritiene interessanti indirizzare le indagini verso una direzione prioritaria, "quella delle conoscenze secondarie". Esclude, l'esperta, il movente eredita' se non altro per un motivo banale: chiunque fosse interessato al patrimonio di Carla Molinari finisce inevitabilmente sotto la lente d'ingrandimento degli investigatori. "Quasi certamente la vittima conosceva la persona che l'ha uccisa" e che potrebbe aver agito in preda a una rabbia esplosa in tutta la sua orribile violenza magari per "delle aspettative andate deluse". Una persona "mediamente colta e in grado di inscenare un reato predatorio (la rapina) ma non cosi' bene da non essere scoperto quasi subito dagli esperti della scientifica".

  • 16 novembre 2009

    Non si sono fermate nel fine settimana le indagini sull'orrendo delitto di Cocquio Trevisago dove è stata barbaramente assassinata il 5 novembre scorso e mutilata l'ex tipografa in pensione Carla Molinari, 82 anni, nella sua villetta di via Dante Alighieri. Tra il 14 e il 15 novembre gli uomini della Squadra Mobile di Varese hanno sentito per "sommarie informazioni" alcuni residenti in paese, una decina di persone che avevano buoni contatti con la vittima. Da loro gli investigatori, coordinati dal Sostituto Luca Petrucci della Procura varesina, sperano di avere dettagli che possano ricostruire lati rimasti sinora nell’ombra sulla vita privata della donna alla quale sono state mozzate le mani dopo essere stata soffocata e accoltellata una decina di volte. Di tutte queste persone si è già verificato l'alibi. E’ stato anche compiuto l'ennesimo sopralluogo nella villetta degli orrori che, come accaduto a Cogne, a Erba e in altre località al centro di tremendi fatti di cronaca, sta diventando meta del "turismo del macabro". Sopralluogo, per quanto si sa, finalizzato a verificare probabilmente le informazioni sinora raccolte dai vari testimoni, alcuni convocati più volte. La soluzione del giallo non sembra, comunque, imminente e ancora tutte le ipotesi restano valide anche se quella di un eventuale movente economico, che potrebbe essere legato all'eredità, resta tra le privilegiate. Non si esclude neppure che dietro l'esecutore materiale possa esserci un mandante. Su questo punto, però, non sembra esservi particolare convinzione fra gli investigatori. Del caso si è occupato anche “Chi l’ha visto” nella puntata del 9 novembre.

  • 26 novembre 2009

    Dopo 20 giorni dall’omicidio di Carla Molinari, l'ex tipografa 82enne sgozzata nella propria villetta e ritrovata con le mani mozzate, potrebbe esserci una svolta nelle indagi. A quanto si è appreso vi sarebbe una persona iscritta nel registro degli indagati. Stando alle prime indiscrezioni l'uomo è un italiano di 55 anni, vicino di casa della donna uccisa. A tradirla sarebbero state le impronte di scarpe, numerose, rinvenute sulla scena del delitto, disseminate in tutte le stanze della villetta, tranne che in bagno. Si tratterebbe di calzature piccole, 38/39, lo stesso numero di quelle abitualmente indossate dalla vittima. Le impronte in alcuni punti della casa erano appaiate come fosse stata la conseguenza di un salto. L'uomo le avrebbe lasciate per depistare le indagini, come se l'assassino aveva messo parzialmente in disordine la casa, per similare una rapina. Altro depistaggio i quattro mozziconi di sigaretta di altrettante marche diverse messe in quattro posaceneri diversi.

  • 27 novembre 2009

    E' prevista per domani l'udienza di convalida per Giuseppe Piccolomo, l'uomo fermato per l'omicidio di Carla Molinari, la donna ritrovata morta il 5 novembre nella sua villetta a Cocquio Trevisago, nel Varesotto. L'accusa è di omicidio premeditato aggravato da sevizie e crudeltà. Iscritto nel registro degli indagati, l'ex ristoratore e attualmente imbianchino, sarebbe stato visto da una testimone mentre, nei pressi di un centro commerciale, svuotava un posacenere. La testimone ha poi riferito la circostanza agli investigatori. In casa della donna assassinata, infatti, furono trovati quattro mozziconi di sigarette. Secondo gli agenti della Squadra mobile, si trattatava di un depistaggio. Probabilmente, l'indagato da quel posacenere aveva ricavato i mozziconi da mettere in casa. Da questa segnalazione, gli inquirenti hanno iniziato un attento monitaraggio dell'uomo segnalato dalla testimone, fino a raccogliere queli elementi 'inequivocabili' che hanno portato al fermo: fra questi, le riprese della telecamera di sorveglianza del locale, che lo inchiodano mentre raccoglie i mozziconi dal posacenere. Giuseppe Piccolomo, sposato attualmente con una donna marocchina, alcuni mesi fa patteggiò una pena a 1 anno e 4 mesi per omicidio colposo in quanto, nel febbraio 2003, fu coinvolto in incidente in cui la precedente moglie morì carbonizzata, e lui riuscì invece a salvarsi. Ai soccorritori fece un resoconto piuttosto confuso di quanto accaduto raccontando, tra le altre cose, che poco prima, con la moglie, si era fermato ad un distributore di benzina per riempire una tanica di carburante.

  • 30 novembre 2009

    Nel giorno in cui Giuseppe Piccolomo decide di non rispondere al gip sull'omicidio della pensionata Carla  Molinari, le parole più dure, quasi un'anatema, arrivano dalle due figlie che ebbe dalla prima moglie, Marisa Maldera, morta in un sospetto incidente d'auto: "Nostro padre è un assassino", dicono le donne. L'uomo fermato con l'accusa di aver ucciso l'ex tipografa di Cocquio Trevisago e di averle tagliato le mani è comparso, nel carcere dei Miogni, davanti al giudice per le indagini preliminari Giuseppe Fazio e ha fatto scena muta. Il suo legale, Simona Bettiati ha chiesto la scarcerazione per l'assenza di gravi indizi di colpevolezza, mentre il pm Luca Petrucci ha chiesto la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere. Ma sono le stesse figlie dell'uomo ad accusarlo: Nunzia, sposata con un agente di Polizia penitenziaria in servizio proprio nel carcere dei Miogni, e sua sorella Cinzia spiegano che dalla loro vita il padre è 'cancellato' da tempo. Lo definiscono un "padre padrone" quando viveva con loro, "violento e irascibile". Poi, usano parole che suonano come una maledizione: lo ritengono responsabile della morte dell'ex tipografa ma anche di quella della madre, o meglio, del suo omicidio. Alla domanda se ritengono che il apdre sia un assassino, le figlie rispondono di "sì". Le due sorelle chiedono giustizia anche per l'incidente in cui morì la madre carbonizzata in auto, nel 2003, mentre il padre patteggiò un anno e quattro mesi per omicidio colposo. ''Quando l'abbiamo saputo - ricorda - siamo corsi in ospedale credendo fosse un vero incidente, ma quando abbiamo saputo che era morta arsa viva, carbonizzata, e lui non si era fatto niente, per come era fatto abbiamo pensato fosse stato lui''.

  • 2 dicembre 2009

    Giuseppe Piccolomo, arrestato per l'omicidio della pensionata Carla Molinari, anni fa ''ebbe una relazione extraconiugale con la signora Molinari''. A dichiararlo sono state le figlie di Piccolomo in una deposizione contenuta nella ordinanza con cui il gip di Varese dispone il carcere per l'indagato. Il 29 novembre infatti le figlie di Piccolomo dichiarano: ''tanti anni fa, quando la mamma era ancora viva, ebbe una relazione extraconiugale con la signora Molinari''. ''Cosa nota - osserva il gip - anche ai due fratelli dell'indagato''. Spunta l'ipotesi di un complice, lo si evince dall'ordinanza con la quale il Gip di Varese Giuseppe Fazio ha convalidato il fermo per omicidio volontario aggravato. Il documento è stato pubblicato da alcuni quotidiani. ''Il Gip rileva la presenza della Nissan di Piccolomo nel parcheggio del centro commerciale e nei pressi della casa della vittima tra le 12,48 e le 15,07 di quel giorno. ''Ma quello che è doveroso evidenziare - scrive il giudice - è soprattutto l'elemento che riguarda la persona che, in quella fascia oraria, è stata ripresa sulla Nissan di Piccolomo: prima mentre si avvicina alla vettura e, successivamente, mentre si allontana dal parcheggio e transita in contrada Motto del Galli alla guida di essa. Il Gip per delineare la personalità di Giuseppe Piccolomo fa riferimento ''a minacce e sevizie'' che nel tempo l'uomo avrebbe riservato alle figlie, alla loro madre e anche alla suocera.

  • 4 dicembre 2009

    Un amico di Giuseppe Piccolomo, l'uomo fermato giovedì con l'accusa di aver ucciso l'ex tipografa Carla Molinari, avrebbe fatto perdere le tracce pochi giorni dopo il delitto. Si tratterebbe di un marocchino, titolare della macelleria islamica di Brenta, nel Varesotto, della quale, negli ultimi tempi, Giuseppe Piccolomo era ''un assiduo frequentatore''. La Procura di Varese però ancora non conferma né smentisce che siano in corso accertamenti sulla partenza dell'uomo. ''Chiuso per motivi familiari fino al 10 dicembre'', si legge sulla saracinesca del negozio del marocchino. Il macellaio sarebbe partito per il suo Paese d'origine, lo stesso della seconda moglie di Pippo che, a sua volta, era tornata in Marocco nel settembre scorso portando con sé i due figlioletti (1 e 4 anni) avuti da Piccolomo. Gli accertamenti sul macellaio, tuttavia, avrebbero evidenziato che non aveva contatti telefonici, con l'imbianchino. In ogni caso, il macellaio, non si ritiene abbia materialmente partecipato al delitto: nella villetta di via Dante, infatti, non vi sarebbero impronte a lui riconducibili. Intanto pare essersi chiarito il 'mistero' dell'uomo immortalato dalle telecamere del centro commerciale cocquiese, alla guida della Matiz di Piccolomo e che, secondo il Gip Giuseppe Fuzio non sarebbe l'imbianchino. Ulteriori accertamenti avrebbero invece, dato ragione al Procuratore capo Maurizio Grigo e al suo sostituto Luca Petrucci: quell'uomo sarebbe proprio lo stesso Pippo Piccolomo.Resta il riserbo degli investigatori anche sull'ispezione medica sul corpo di Giuseppe Piccolomo, in cerca di tracce del Dna della vittima. In giornata l'uomo dovrebbe incontrare il suo avvocato, per decidere la linea difensiva in vista del probabile ricorso al Tribunale del Riesame di Milano contro la custodia cautelare disposta dal gip.

     

    A far sorgere sospetti sul suo conto sarebbe stata un'informativa dei Carabinieri alla Procura. Il macellaio marocchino non sarebbe fuggito, ma semplicemente partito per il suo Paese con l'intenzione di tornare prima di Natale. Lo confermerebbe il cartello con scritto 'Chiuso per motivi familiari fino a 10-12-2009". apposto sulla serranda della sua macelleria islamica di piazza Diaz a Brenta (Varese), mentre il sostituto Luca Petrucci della Procura varesina definisce "assurda" l'ipotesi di una sua eventuale fuga come lo sarebbe un presunto coinvolgimento nel terribile delitto di Cocquio Trevisago. Fino ad un paio di giorni fa il negozio era aperto e ci pensava il fratello". L'unica sua colpa sarebbe quella di avere avuto tra i clienti Giuseppe 'Pippo' Piccolomo, l'imbianchino 58enne di Ispra in carcere da una settimana con l'accusa di aver assassinato e mutilato l'ex tipografa in pensione Carla Molinari. Mbarek, detto Bruno, è partito un paio di settimane fa per una vacanza in Marocco con la famiglia. A Brenta spiegano che la sua partenza era annunciata da mesi alla clientela.

  • 6 dicembre 2009

    "E' un uomo dolce, tenero, scherzoso, mi fa sempre sorridere, è un uomo buono'': questa la descrizione che Zizi, la moglie di Giovanni Piccolomo ha fatto del marito. ''Buonasera, io sono la signora Piccolomo. Quello che volevo dire è che mio marito è un uomo dolce. Per me è un padre, un marito, è un amico. Lui non può essere l'assassino, non può avere commesso questo omicidio'', afferma la compagna di Giuseppe Piccolomo.

  • 8 dicembre 2009

    E' mai possibile che l'omicida, chiunque esso sia, non abbia lasciato una sua traccia organica all'interno della villetta di via Dante? E se il delitto fosse avvenuto altrove e poi il corpo, già mutilato delle mani, portato in quella casa? Se lo chiedono gli investigatori della Squadra Mobile di Varese e della Scientifica che finora non sono ancora riusciti a trovare un qualsiasi elemento concreto che possa dare un punto fermo per dare un volto definitivo al 'mostro'. Se le indagini hanno portato all'arresto di Giuseppe 'Pippo' Piccolomo, con elementi probatori ritenuti "di inequivocabile colpevolezza", come sostiene l'accusa, dall'altra parte manca la prova regina. "Nessuno ha visto il mio assistito entrare o uscire da quella casa in giorno del delitto. Dentro quella casa non è stata trovata la sua seppur minima traccia" ribadisce ancora una volta l'avvocatessa Simona Bettiati. Non a caso gli investigatori, coordinati dal Procuratore capo Maurizio Grigo e dal suo sostituto Luca Petrucci hanno disposto nuovi accertamenti scientifici sia sui vestiti della vittima sia sull'auto del presunto assassino, rinchiuso nel carcere dei Miogni mentre continua a professare la sua totale estraneità. Nella villetta di via Diaz, su questo non vi sono dubbi, è stata attuata una messinscena tale da depistare le indagini: i mozziconi di sigaretta, la casa messa, non tutta, sottosopra in un disordine troppo 'ordinato' per essere frutto di un'azione affannosa di ricerca di un qualcosa. Messinscena per far credere a un furto finito tragicamente. Ipotesi subito crollata visto che in quella casa sono stati trovati alcuni preziosi della donna. Le mani: mozzate per portar via la famosa 'prova regina'. Perchè Carla Molinari potrebbe aver graffiato il suo carnefice e dai frammenti di pelli rimasti sotto le unghie si sarebbe potuto risalire al dna dell'assassino. Pippo ha alcuni graffi sul volto. In un primo interrogatorio disse di essere caduto mentre era nei boschi a cogliere castagne, poi raccontò di essere caduto mentre compiva un sopralluogo in un terreno, ma l'architetto e l'assistente di costui hanno smentito la circostanza. E' sul sangue che manca, dunque, che si concentrano le indagini scientifiche.

  • 9 dicembre 2009

    E' stato depositato il ricorso al Tribunale del Riesame di Milano contro la custodia cautelare di Giuseppe Piccolomo, l'imbianchino di Ispra accusato dell'omicidio di Carla Molinari, la donna sgozzata e trovata con le mani mozzate a Cocquio Trevisago, nel Varesotto. L'avvocato, Simona Bettiati, ha chiesto la scarcerazione dell'indagato. Il testimone che avrebbe visto l’imbianchino asportare dal posacenere di un bar i mozziconi di sigaretta trovati in casa della Molinari, secondo la difesa ''potrebbe essersi sbagliato''. ''Non metto in dubbio la genuinità della testimonianza - ha detto l'avvocato Bettiati - ma potrebbe anche avere visto un'altra persona''. La difesa cerca di confutare anche i graffi sulla faccia dell'indagato che sarebbero stati fatti dalla donna durante la colluttazione. ''Inoltre nessuno ha visto Piccolomo entrare o uscire dalla casa della Molinari - ha concluso Bettiati - Il gip ha scritto nell'ordinanza che il mio assistito potrebbe non essere l'uomo ripreso dalle telecamere del supermercato: io dico che, invece di essere sul luogo del delitto, Piccolomo in quel momento poteva benissimo essere a casa sua''. Il Tribunale del Riesame avrà ora 10 giorni per fissare l'udienza e decidere se accogliere la richiesta.

     

  • 12 dicembre 2009

    Varese, 12/12/2009 - Si è conclusa la ricognizione dei cani della squadra Ricerca resti umani di Milano (Rru) a Ispra, sulle tracce delle mani di Carla Molinari, l'ex tipografa uccisa a Cocquio Trevisago, nel varesotto. Gli arti non sono ancora stati ritrovati, ma le ricerche potrebbero riprendere nei prossimi giorni. I cani, sei labrador e un golden retriever accompagnati dagli uomini dell'unità cinofila, hanno battuto tre aree di Ispra, il paese dove abitava l'indagato Giuseppe Piccolomo e dove, secondo gli investigatori, avrebbero potuto essere state nascoste le mani della donna. Le ricerche si sono concentrate nei giardini pubblici, nei terreni agricoli attorno alla casa e nel giardino dell'indagato. Una fossa biologica, dove i cani avevano fiutato delle tracce, è stata svuotata dai vigili del fuoco, ma all'interno non è stata trovata traccia delle mani. Sul fronte delle indagini, gli inquirenti hanno disposto oggi la prova del luminol sull'auto dell’uomo, in cerca di tracce del dna della vittima e di nuovi elementi per rafforzare l'impianto accusatorio.

  • 18 dicembre 2009

    Giuseppe Piccolomo, l’uomo sospettato di aver ucciso Carla Molinari ha parlato per la prima volta da quando è in carcere, poiché prima si era avvalso della facoltà di non rispondere. Ai cronisti ha risposto: ''Certo che sono innocente!''. E'stato lei a uccidere Carla Molinari? ''No'' ha ribadito, alterato. Poi ha parlato anche ai giudici con delle dichiarazioni spontanee. I giudici del Riesame, ai quali Piccolomo chiede di essere scarcerato, dovranno anche valutare nuovi elementi portati dal pm di Varese Luca Petrucci. Fra questi ci sono anche dei fotogrammi: uno, in particolare, lo ritrae al volante della sua auto a 50 metri dalla casa della vittima verso le 15.10 di quel giorno, mentre l'indagato ha sempre sostenuto di essere stato a casa. A riprenderlo, le telecamere di una scuola. Sarebbe stato ripreso anche prima, alle 12.14, nel parcheggio del centro commerciale del paese. Poi, stando ai fotogrammi, sarebbe uscito dal centro commerciale di Cocquio alle 13.15, per andare dal fratello. Le sue due figlie avrebbero inoltre confermato che è il padre l'uomo che compare in tutti i fotogrammi, riconoscendo ''le sue movenze''. Questo esclude l'ipotesi di un altro uomo alla guida dell'auto, come invece ipotizzava il gip nell'ordinanza di convalida del fermo. Il traffico del suo telefono cellulare, inoltre, per il pm lo pone a Cocquio in quelle ore. Il pm ha prodotto un nuovo riconoscimento fotografico da parte della donna che vide l'indagato, nel bar del centro commerciale, raccogliere mozziconi di sigaretta da un posacenere. Gli esami scientifici hanno stabilito con certezza che è stata prelevato da quel posacenere almeno uno dei mozziconi trovati in casa della vittima, posti per l'accusa in un tentativo di depistaggio proprio da Piccolomo. Il suo difensore, Simona Bettiati, ha depositato invece la testimonianza di chi gestisce quel bar e che dice di non averlo mai visto seduto nel locale. Inoltre, l'imprenditore racconta di essersi procurato i graffi sul volto una decina di giorni prima del delitto, cadendo mentre ispezionava un terreno di sua proprietà in compagnia di un architetto. Il professionista ha smentito la circostanza, ma Piccolomo ha precisato oggi che l'architetto era arrivato dopo la caduta, di aver avuto con lui un colloquio a distanza e che, quindi, l'uomo poteva non aver visto i graffi. L'indagato oggi ha anche cercato di chiarire il ''giallo'' della notifica di un atto in Comune: il messo che lo vide con il viso graffiato sostiene che la notifica avvenne il 6 novembre, il giorno dopo l'omicidio. Piccolomo ha però un documento attestante la notifica nella mattinata 5 novembre. Quindi, quando il messo lo avrebbe visto, i graffi già c'erano e il delitto non era ancora stato commesso. Il messo ha però ribadito che si trattava del 6 novembre e che si trattò di un errore di data. Nei prossimi giorni dovrebbe riprendere la ricerca delle mani di Carla Molinari nei terreni di Cocquio e Ispra, dove viveva Piccolomo.

  • 21 dicembre 2009

    Il tribunale del riesame di Milano ha confermato la custodia cautelare in carcere per Giuseppe Piccolomo, l'imprenditore edile accusato dell'omicidio della pensionata Carla Molinari, 82 anni, uccisa nella sua casa a Cocquio Trevisago (Varese) e al cui corpo sono state tagliate le mani, mai ritrovate. I giudici del riesame, respingendo l'istanza di scarcerazione avanzata dalla difesa di Piccolomo, hanno sostanzialmente confermato l'impianto accusatorio e le indagini condotte dalla Squadra mobile della Questura di Varese e dallo Sco. In sede di riesame, il pm di Varese Luca Petrucci aveva portato anche nuovi elementi di indagine, tra cui fotogrammi di telecamere che riprendevano l'indagato al volante della sua auto a pochi metri dalla casa della vittima.

  • 5 gennaio 2010

    Giuseppe Piccolomo ha una personalità ''sadica e violenta''. Così, infatti, lo descrivono i giudici del Tribunale del Riesame di Milano che lo scorso 22 dicembre hanno respinto la sua richiesta di scarcerazione. I giudici milanesi parlano di elementi ''gravi, univoci e concordanti'' a proposito della responsabilità dell'ex imbianchino nell'efferato delitto e confermano al custodia cautelare in carcere per i pericoli di reiterazione del reato, di inquinamento delle prove e di fuga (esigenza cautelare che il gip non aveva riconosciuto convalidando il suo fermo). In dodici pagine il collegio osserva, tra l'altro, che ''è altamente probabile che Piccolomo si trovasse sul luogo del delitto'' quel 5 novembre.

  • 18 gennaio 2010

    Giuseppe Piccolomo è entrato nell'ufficio del pm di Varese per essere interrogato. L'uomo, che è apparso frastornato, si è avvalso della facoltà di non rispondere.''Prendiamo atto della libertà di  scelta dell'indagato, andremo avanti con gli accertamenti''. Lo ha detto il procuratore di Varese, Maurizio Grigo, commentando la decisione di Giuseppe Piccolomo. Il gip di Varese, Giuseppe Fazio, ha respinto intanto la  richiesta presentata dalla difesa di aprire un incidente  probatorio sui 23 bulbi piliferi rinvenuti nella casa della  Molinari e per eseguire il test del Luminol sull'auto dell'  indagato. Nei prossimi giorni, hanno confermato in Procura,  dovrebbe essere depositata la perizia dell'autopsia sul corpo della vittima, dopo la quale verrà concesso il nulla osta per i funerali della Molinari. Le mani della donna, amputate dall'assassino, non sono state ancora ritrovate, nonostante le ricerche sul terreno a Cocquio Trevisago e a Ispra da parte dell'unita' cinofila Ricerca resti  umani di Milano.

  • 4 febbraio 2010

    Il Sostituto procuratore di Varese, Luca Petrucci, ha firmato dopo tre mesi esatti il nullaosta per i funerali di Carla Molinari, la tipografa in pensione ammazzata nella sua villetta il cinque novembre scorso e alla quale sono state mozzate le mani. Le esequie si celebreranno nel pomeriggio di lunedì 8 febbraio. La firma arriva dopo che il medico legale Marco Motta ha depositato la sua relazione sull'autopsia che, per quanto si apprende, confermerebbe il presunto orario del delitto e i colpi inferti all'anziana donna. Per questo delitto è in carcere Giuseppe Piccolomo, imbianchino di Ispra che durante gli interrogatori sarebbe caduto in diverse contraddizioni nel fornire l'alibi. L'uomo è stato anche pubblicamente accusato dalle figli di aver ucciso, bruciandola, la prima moglie inscenando poi un incidente. All'epoca fu condannato per omicidio colposo. Si difese dicendo di aver fatto di tutto per tirar fuori la consorte dall'auto in fiamme.

  • 14 febbraio 2010

    Perizie sugli indumenti sequestrati nell'abitazione di Giuseppe Pippo Piccolomo e sulla sua Nissan Micra per capire se le tracce biologiche (capelli o eventuali tracce di sangue) siano riferibili a Carla Molinari. Il Gip Giuseppe Fuzio del Tribunale di Varese ha fissato udienza per il conferimento dell'incarico a un professionista torinese con la forma dell'incidente probatorio e che si svolgerà il 18 febbraio. La richiesta di incidente probatorio era stata avanzata dagli avvocati Simona Bettiati e Giuseppe Pignataro, difensori dell'unico indagato. Un passaggio fondamentale e che se dovesse dare esito positivo, come sono convinti gli investigatori, coordinati dal Sostituto Luca Petrucci, incastrerebbe l'indagato. L'incidente probatorio è una prova irripetibile: l'esito della perizia entrerà immediatamente nel fascicolo processuale e avrà valore di prova nei successivi gradi di giudizio.

  • 8 marzo 2010

    E' iniziata da oggi la perizia per rilevare la presenza di tracce organiche su alcuni reperti appartenenti a Carla Molinari e all'indagato Giuseppe Piccolomo. Si occuperà delle analisi il dottor Carlo Robino del laboratorio di Scienze Criminalistiche di Torino, nominato il 18 febbraio dal gip di Varese Giuseppe Fazio che ha accolto la  richiesta di incidente probatorio presentata dai legali di Piccolomo. Robino, che ha già lavorato sui delitti di Cogne e Garlasco, avrà 120 giorni di tempo per portare a termine la perizia sui reperti, definiti oggi in udienza al Tribunale di Varese, e rilevare la presenza o meno di tracce biologiche che possano comprovare un contatto fra l'indagato e la vittima. In particolare i reperti al vaglio del perito sono una maglietta sporca di sangue e 23 bulbi piliferi trovati dalla polizia scientifica nella villetta della vittima. Sotto esame anche una felpa e quattro coltelli appartenenti a Piccolomo, e il sifone del lavandino nella sua abitazione. Verrà inoltre sottoposta alla prova del luminol l'auto dell'indagato, con la quale Piccolomo secondo l'accusa potrebbe essersi allontanato dalla casa dell'anziana. Per ora gli elementi sui quali è basato l'impianto accusatorio sono principalmente i graffi notati sul volto dell'indagato da un testimone, alcuni fotogrammi delle telecamere che dimostrano la presenza in paese di Piccolomo il giorno del delitto e il racconto di una testimone che avrebbe visto l'uomo raccogliere da un posacenere i quattro mozziconi lasciati nella villetta per depistare le indagini.

  • 12 aprile 2010

    E' stata ritrovata l'arma con la quale secondo gli inquirenti sarebbe stata uccisa la pensionata, Carla Molinari, a Cocquio Trevisago (Varese). Si tratta di un coltello con una lama lunga 15 centimetri rinvenuto  prima di Pasqua da un passante nel cortile di un condominio, nei pressi della casa della donna. Era nascosto nell'intercapedine tra un cassonetto dell'immondizia e il muro. Le figlie dell'indagato, Giuseppe Piccolomo, avrebbero riconosciuto l'arma come un coltello appartenente al padre, usato nel ristorante di sua proprietà. ''Abbiamo trovato quella che riteniamo essere l'arma del delitto'', ha detto il Procuratore di Varese, Maurizio Grigo. ''Il perito ritiene l'arma compatibile con l'azione meccanica di disarticolazione delle ossa - ha continuato - e con le ferite sul corpo della donna''. L'indagato, Giuseppe Piccolomo, interrogato in Procura dal pm, Luca Petrucci, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Sulla lama la Procura chiederà gli accertamenti tecnici irripetibili per risalire alle tracce del Dna di Piccolomo.

  • 12 luglio 2010

    Tracce del Dna e del sangue di Carla Molinari sono state ritrovate su un coltello appartenente a Giuseppe Piccolomo, l'artigiano accusato dell'omicidio. E' quanto emerge dalla perizia effettuata dal consulente Carlo Robino con la formula dell'incidente probatorio. La traccia biologica, che potrebbe rivelarsi decisiva per le indagini, sarebbe stata ritrovata sulla lama di uno dei coltelli sequestrati nell'abitazione di Piccolomo, a Ispra, nelle prime perquisizioni effettuate dalla polizia dopo l'arresto. E' stato vagliato dal perito, oltre alle lame, anche il coltello ritrovato a marzo nascosto vicino alla casa della vittima, sul quale a quanto si apprende non sarebbero state trovate tracce del dna della Molinari. Inoltre è stata esaminata una scatola di guanti in lattice appartenenti a Piccolomo, abiti della vittima e dell'indagato, 23 peli trovati sul luogo del delitto e frammenti organici prelevati dal sifone del lavandino dell'indagato.

  • 29 luglio 2010

    ''Ripeterò fino alla morte che sono innocente, e che non sono mai entrato in quella casa'': si difende così l'artigiano Giuseppe Piccolomo. Dal carcere di Monza, dove è detenuto, Piccolomo ha raccontato la sua versione dei fatti in una lettera inviata al quotidiano 'La Prelpina', che la pubblica oggi. ''Sono 8 mesi che sono sepolto vivo, accusato di qualcosa che non ho mai fatto. Hanno cercato in tutti i modi di farmi apparire colpevole - ha scritto Piccolomo - e ripeto ancora: sono innocente; non un capello, non un'impronta, nulla di nulla nè in casa di quella signora, nè in casa mia''.  "Certo che è dura ammettere di avere sbagliato persona e così è più facile mettere del sangue su un coltello che non è mai uscito da casa mia. Non hanno trovato nessun riscontro di tutte le accuse che mi hanno fatto: solo due puntini - ha continuato - come due puntini d'ago sul coltello che tenevo sul comodino in bella vista e aspettava che arrivassero loro a prenderlo''. Tracce del dna della vittima sono state infatti rilevate con la formula dell'incidente probatorio su un coltello sequestrato nell'abitazione dell'indagato. Un elemento decisivo per il pm Luca Petrucci, che si prepara a chiedere il rinvio a giudizio dell'indagato.

  • 31 gennaio 2011

    Giuseppe Piccolomo è stato espulso dall'aula dove si stava celebrando, in Corte d'Assise, la prima udienza del processo per l'omicidio e vilipendio di cadavere. La decisione è stata presa perché l'imputato si è messo ad urlare “allora condannatemi subito”, dopo che il giudice Ottavio D'Agostino aveva deciso di non ammettere nel processo alcuni elementi presentati dal suo legale. Durante l'udienza, che si è celebrata a porte aperte, dopo la discussione su questioni procedurali sono state rigettate anche le eccezioni presentate dalla difesa su irregolarità nella trascrizione delle intercettazioni telefoniche, che annullerebbero la richiesta di rinvio a giudizio. Sono stati ammessi come elementi di prova documenti e gli elenchi di testimoni presentati dalle parti. In aula, assieme al pm Luca Petrucci, era presente anche il procuratore di Varese, Maurizio Grigo. La prossima udienza è fissata per lunedì 7 febbraio.

  • 7 febbraio 2011

    Il corpo di Carla Molinari riverso a terra nella stanza degli ospiti, con gli arti amputati, a terra i quattro mozziconi di sigaretta sparsi probabilmente per depistare le indagini. E' stato proiettato in aula a Varese, nella seconda udienza del processo che vede come imputato l'artigiano Giuseppe Piccolomo, il filmato girato dalla polizia durante il primo sopralluogo nella villetta di Cocquio Trevisago (Varese). Sono stati ascoltati dal presidente della Corte d'Assise Ottavio D'Agostino il capo della Squadra Mobile Sebastiano Bartolotta e i primi testimoni, i vicini di casa e gli amici che per primi hanno lanciato l'allarme, che hanno risposto alle domande del pm Luca Pertrucci e del legale dell'imputato, Simona Bettiati. Quello che è emerso è il ritratto di una donna metodica, che non concedeva confidenze agli sconosciuti e che non aveva nessun rapporto di amicizia con Giuseppe Piccolomo. La prima a insospettirsi è stata l'amica Teresina Mantegazza, che ha raccontato in aula di aver provato a telefonare più volte alla Molinari senza ricevere risposta. Preoccupata, ha chiamato una vicina di casa della vittima, che a sua volta ha allertato i parenti. Insieme sono entrati nel giardino. ''La luce in camera era accesa - ha detto Dario Molinari, uno dei parenti accorsi sul posto - ho sollevato le tapparelle dall'esterno e ho visto il corpo di Carla riverso a terra, con i pantaloni slacciati e delle macchie rosse sulla maglietta. Subito abbiamo chiamato il 118". La prossima udienza, durante la quale verranno ascoltati altri testimoni, è stata fissata per lunedì 21 febbraio.

  • 11 aprile 2011

    Ha rilasciato la sua testimonianza in aula Zineb Talhi, la moglie marocchina di Giuseppe Piccolomo, accusato di aver ucciso e amputato delle mani la tipografa in pensione Carla Molinari a Cocquio Trevisago (Varese) il 5 novembre del 2009. La donna, che si trovava in Marocco quando è stato commesso l'omicidio, ha sempre sostenuto l'innocenza del marito. Nel corso dell'udienza del processo, nel Tribunale di Varese, ha rilasciato una breve testimonianza sui rapporti fra lei e il marito, accusato di omicidio e vilipendio di cadavere, e fra questi e le due figlie nate da un precedente matrimonio. Sono stati ascoltati dal presidente della Corte d'assise Ottavio D'Agostino anche alcuni ispettori che hanno condotto le indagini dopo il delitto e i titolari del bar di Cocquio Trevisago dove, secondo l'accusa, Piccolomo avrebbe prelevato i quattro mozziconi di sigaretta sparsi in casa della vittima per depistare le indagini. Dei mozziconi di sigaretta, uno degli elementi che hanno indirizzato i sospetti nei confronti dell'uomo, ha parlato in aula anche il funzionario della polizia scientifica di Milano che si è occupato dell'analisi delle tracce dei reperti, interrogato dal pm Luca Petrucci e dal legale dell'imputato, Simona Bettiati.

  • 6 giugno 2011

    "Non sono un assassino, avevo bisogno di soldi ma non per questo si ammazza una persona". Sono le dichiarazioni spontanee che Giuseppe Piccolomo, accusato di aver ucciso e amputato delle mani la pensionata Carla Molinari a Cocquio Trevisago nel novembre del 2009, ha rilasciato oggi davanti alla Corte d'Assise del Tribunale di Varese. "Non sono mai entrato nella casa di Carla Molinari, quelle contro di me sono prove da barzelletta, sono innocente e i figlinati dal mio secondo matrimonio non devono vergognarsi parlando del loro papà", ha detto l'imputato, che è scoppiato a piangere in aula, dove erano presenti anche Nunzia e Cinzia, nate dal primo matrimonio e che invece hanno sempre sostenuto la sua colpevolezza. L'artigiano di 59 anni ha ricostruito i suoi spostamenti nel giorno del delitto, sostenendo di non essere mai entrato nel bar di Cocquio Trevisago dove una testimone lo avrebbe visto raccogliere da un posacenere i quattro mozziconi di sigaretta sparsi in casa della vittima per depistare le indagini. Uno degli elementi che ha indirizzato su di lui i sospetti degli investigatori. L'imputato ha aggiunto di aver gettato via la sua felpa bianca, secondo l'accusa indossata durante il delitto e fatta sparire per nascondere le tracce di sangue, perché sporca di olio e grasso della sua auto.

  • 20 giugno 2011

    E' stato condannato all'ergastolo Giuseppe Piccolomo, riconosciuto colpevole dell'omicidio di Carla Molinari. Il presidente della Corte d'Assise Ottavio D'Agostino, che ha accolto le richieste dell'accusa, ha disposto anche sei mesi di isolamento diurno per l'artigiano, recluso nel carcere di Monza. La vittima, tipografa in pensione, venne stata aggredita nella sua abitazione il 5 novembre del 2009, sgozzata e mutilata delle mani. Piccolomo venne fermato il 26 novembre dalla Squadra Mobile di Varese. A suo carico, oltre agli altri elementi, le tracce del sangue della vittima ritrovate sulla lama di un pugnale di sua proprietà. Un delitto che sarebbe stato provocato da un movente economico, anche se Piccolomo si è sempre dichiarato estraneo ai fatti.

  • 6 febbraio 2013

    I giudici della Corte d'Assise d'Appello hanno confermato l'ergastolo nei confronti di Giuseppe Piccolomo, accusato di aver ucciso e di aver tagliato le mani con un seghetto a una donna di 82 anni, Carla Molinari, nel Varesotto. L’anziana donna era stata trovata morta il 5 novembre del 2009 nella sua villetta a Cocquio Trevisago. L'uomo si è sempre proclamato innocente.

  • 28 luglio 2014

    Il sostituto procuratore generale di Milano, Carmen Manfredda ha depositato nei giorni scorsi gli atti di chiusura indagini in vista della richiesta di rinvio a giudizio per Giuseppe Piccolomo. Le accuse nei suoi confronti sono di omicidio volontario con l'aggravante della premeditazione, dei motivi abbietti e futili, della crudeltà e per aver agito con lo scopo di occultare una violenza sessuale. Giuseppe Piccolomo sta già scontando l'ergastolo per il cosiddetto “delitto delle mani mozzate” ovvero l’omicidio a Cocquio (Varese) della pensionata Carla Molinari, il cui cadavere venne trovato orribilmente seviziato e mutilato nel novembre del 2009. A dare una svolta alle nuove indagini sono state le stesse figlie dell’uomo, riferendo ai magistrati che si sarebbe vantato spesso di aver ucciso lui la studentessa. Sia nell’omicidio di Lidia Macchi che in quello di Carla Molinari vennero inferti fendenti alla gola e numerose coltellate, rispettivamente 29 e 23. Inoltre, secondo gli inquirenti c’è una forte somiglianza tra una fotografia di Piccolomo dell’epoca e l'identikit redatto sulla base delle testimonianze di quattro ragazze che avevano subito tentativi di aggressione in quel periodo nel parcheggio dell'ospedale di Cittiglio (Varese). Il cadavere di Lidia Macchi venne trovato coperto da un cartone da imballaggio con su scritto “elemento anta olmo, maneggiare con cura”. Dagli accertamenti del sostituto pg è risultato che quegli imballaggi venivano usati negli anni '80 da un'azienda di Laveno (Varese) e che il legno di olmo era utilizzato prevalentemente per mobili molto piccoli, adatti soprattutto per le camerette dei bambini. Le due figlie di Piccolomo hanno testimoniato che nel 1986 il padre aveva comprato mobili di quel tipo per la camera del loro fratellino. Da un atto notarile, infine, risulta che il primo gennaio del 1986 Piccolomo con la famiglia si era trasferito in una casa distante poche centinaia di metri da quella della famiglia Macchi.

    Le figlie di Piccolomo sono convinte che non sia stato un incidente quello in cui la loro mamma, Maldera Maldera, morì a 49 anni il 20 febbraio 2003, bruciata viva nell’auto sulla quale il marito trasportava una tanica di benzina. All’epoca Piccolomo patteggiò una pena per omicidio colposo, ma la procura di Varese nel settembre del 2013 ha riaperto il caso per valutare se sono comunque possibili nuove indagini.

  • 30 novembre 2015

    Il Pm di Varese Luca Petrucci aveva chiesto l'archiviazione dell’indagine su Giuseppe Piccolomo per la morte della moglie. Come già per le indagini sull’omicidio volontario di Lidia Macchi, la Procura generale di Milano ha avocato l’inchiesta, affidata anche questa al sostituto pg Carmen Manfredda. Il magistrato nel luglio 2013 aveva chiesto alla Procura di Varese di riaprire le indagini "per omicidio volontario" contro Giuseppe Piccolomo, sulla base delle "analogie evidenti" tra l'omicidio Molinari e la morte di Marisa Maldera. La donna rimase carbonizzata dentro l'auto guidata dal marito, che nel 2006 ha patteggiato la pena di un anno e quattro mesi solo per omicidio colposo. Verranno quindi esaminati gli atti in vista dell'udienza, davanti al gip di Varese, per discutere l' opposizione all'archiviazione dell'inchiesta in cui Piccolomo è indagato per omicidio volontario, presentata dal legale delle due figlie dell'uomo, l'avvocato Nicodemo Gentile. Se l'opposizione sarà accolta l'indagine non verrà archiviata e verrà portata avanti dalla Procura generale di Milano.

  • 2 maggio 2022

    Annullata la condanna all’ergastolo per Giuseppe Piccolomo, perché non avrebbe dovuto essere processato una seconda volta per la morte della prima moglie, Marisa Maldera, nel rogo dell'auto su cui viaggiavano insieme. Lo ha deciso il 28 aprile la Corte di Cassazione, confermando la sentenza della Corte d'Appello di Milano che, nel gennaio 2021, aveva annullato la condanna all'ergastolo in primo grado dal Tribunale di Varese. L’uomo sconta l'ergastolo per avere ucciso nel 2009 la pensionata Carla Molinari, mozzandole anche le mani.