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Scomparso

Katiuscya Gabrielli

Data pubblicazione:12/10/1999

Katiuscya Gabrielli (detta Katia) si sarebbe allontanata l'8 settembre da Castel Volturno (Caserta), intorno alle 6,30 del mattino, a seguito di una discussione avvenuta la sera prima. Lo riferisce il suo convivente, secondo il quale, dopo avere minacciato di andare via subito portando con sé i due figli, la donna si sarebbe convinta a restare, ritirandosi nell'abitazione al piano superiore della pizzeria dove entrambi lavorano. L'uomo avrebbe trascorso la notte nei locali della pizzeria e avrebbe rivisto la Gabrielli solo il mattino dopo, verso le sei, prima che lei si incamminasse a piedi lungo la via Domitiana mentre lui saliva al piano superiore, dove il figlio si era svegliato e stava chiamando i genitori. Ma i familiari della donna scomparsa credono che in questo racconto ci siano delle contraddizioni. Infatti il figlio più grande della coppia avrebbe riferito loro di aver cercato invano la madre durante la notte, trovando solo il conforto della baby sitter ucraina. Quest'ultima, attualmente irreperibile, ha dichiarato ai Carabinieri di Mondragone che la Gabrielli non era più in casa già alle quattro di quella notte.

  • 17 luglio 2000


    Dopo dieci mesi di silenzio, a casa dei genitori di Katiuscia Gabrielli è arrivato un "riassunto scalare" spedito da una banca di Pozzuoli (Napoli), dove la donna ha un conto corrente intestato a lei. Nel documento bancario sono registrati tre prelievi. Il primo risalente all'8 settembre 1999 (giorno della scomparsa), gli altri al 13 e al 21 dello stesso mese. Il magistrato che indaga sul caso si è fatto consegnare tutta la documentazione bancaria. Sono in corso i riscontri per scoprire se è stata veramente la Gabrielli a fare queste operazioni oppure, come teme il padre, è stato qualcuno che vuole depistare o semplicemente appropriarsi dei suoi risparmi.

    Intanto la madre della donna continua a ritenere che la verità sia da ricercare nella crisi della relazione con il convivente. A questo proposito, oltre a citare un racconto del figlio minore della coppia che avrebbe assistito ad un violento litigio, riferisce di un incontro con la baby sitter ucraina. Prima di sparire la ragazza avrebbe chiesto notizie delle condizioni di Katia Gabrielli, convinta che fosse ricoverata in ospedale e mimando lo stato in cui l'avrebbe vista l'ultima volta, come ferita alla testa.

    La signora Immacolata è talmente disperata e convinta del suo presentimento che ha rivolto pubblicamente al compagno della figlia questo appello: "Io posso anche pensare che in un momento di disperazione una donna può mettere a fuoco la testa di un uomo, e ti sia capitato di farle qualche cosa, di darle un pugno, una palata in faccia. Lei sarà andata a terra, sarà svenuta. Non lo so. Qualsiasi cosa. Io ti prometto che ti perdono. Addirittura neppure ti denuncio Perché posso dire che mia figlia l'ha messo in disperazione e che in caso di disperazione tutto può capitare."

    Dal canto suo l'uomo si mostra tranquillizzato da due segnalazioni che avrebbe ricevuto personalmente. La prima da un cugino che, nell'ottobre dello scorso anno, avrebbe visto e salutato la Gabrielli a Pozzuoli (Napoli). La seconda che la vorrebbe riconosciuta di recente a Roma, ad una fiera. Notizia, quest'ultima, che sembra non essere stata comunicata ad altri.

    Comunque la madre della donna scomparsa non ha perso la speranza di rivederla ed ha voluto fare un appello anche a lei: "Se sei viva, fallo per i tuoi figli, vieni da mamma, perché la casa è sempre aperta per te, te l'ho detto dall'inizio. Non ti rimproveriamo niente. Torna perché ci manchi tanto e noi non viviamo più. Non sappiamo più che significa una festa, un compleanno. Siamo degli animali, stiamo vivendo come bestie, non siamo più noi, non siamo più cristiani. Perché abbiamo sempre te nel cuore. La notte e il giorno io piango sempre per te figlia mia."

  • 21 ottobre 2002

    Nel luglio del 2002 la procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha iscritto nel registro degli indagati tre persone. Secondo l'ipotesi investigativa Giuseppe, il convivente di Katia e padre dei suoi 2 figli, avrebbe assassinato la giovane donna dopo una violenta lite. Poi, con l'aiuto del padre, avrebbe fatto sparire il corpo. E' inquisito anche un carabiniere amico di Giuseppe, che avrebbe cercato di ritardare le indagini sulla scomparsa. Proprio pochi mesi prima della scomparsa di Katia, la madre ha raccontato di essere stata testimone di un allarmante discorso del padre di Giuseppe."Quella è così piccola, tu stringi le sue braccia dietro le spalle, fanne un fagotto e gettala nel fuoco", avrebbe detto l'uomo secondo la signora, che ha continuato: 'Io mi girai e dissi: ma che padre sadico siete, questi sono i consigli che date a vostro figlio? Non sapevo di chi stavano parlando e in quel momento entra la mamma e si gira verso di me dicendo: No, no non ce l'hanno con vostra figlia". A questo l'avvocato Raffaele Russo, legale della famiglia Gabrielli, ha aggiunto: "Qualche vicino del locale pizzeria, dove poi sarebbe avvenuta la scomparsa di Katiuscia Gabrielli, ha segnalato un grosso fumo nero. Poi pare sia stata trovata sui balconi lì intorno una patina nera un po' inusuale". Dopo la trasmissione di "Chi l'ha visto?" sul caso, il convivente ha deciso di cambiare il forno della pizzeria, compresa la canna fumaria. Lo scorso anno è stata individuata la discarica in cui sono stati gettati i materiali rimossi e sono stati eseguiti i prelievi del caso. Nell'aprile scorso sono cominciate le comparazioni di tutti i reperti con il dna di Katiuscia Gabrielli. La madre della ragazza ha ricordato anche una conversazione avuta con la baby sitter ucraina, qualche giorno dopo la sparizione. Quella notte in casa con Katia, Giuseppe e i bambini c'era solo lei. La donna chiedeva se Katia fosse all'ospedale, spiegando di avere avuto l'impressione che fosse ferita alla testa. Il convivente comunque respinge ogni accusa.

  • 21 marzo 2005

    Il Pubblico Ministero del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere avrebbe chiuso le indagini e chiesto il rinvio a giudizio delle persone iscritte nel registro degli indagati a luglio del 2002. Secondo l'ipotesi dell'accusa, Katiuscia Gabrielli sarebbe stata uccisa dal convivente che ne avrebbe poi fatto sparire il corpo facendosi aiutare dal padre.

  • 26 gennaio 2009

    Martedi’ 20 gennaio presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere si e’ tenuta l’udienza preliminare nel procedimento nel quale sono indagati il convivente di Katiuscia Gabrielli , Giuseppe, suo padre e un ex carabiniere loro amico, all’epoca in servizio presso la stazione dei Carabinieri di Castelvolturno. I tre sono indagati per occultamento di cadavere, mentre il convivente di Katiuscia e’ accusato di omicidio . Durante l’udienza l’avvocato dell’ex carabiniere ha chiesto lo stralcio della posizione del suo assistito e il rito abbreviato. I familiari di Katiuscia hanno ribadito che l’unica segnalazione in cui la donna sarebbe stata vista viva venne fatta trenta giorni dopo la sua scomparsa. Dalle indagini e’ poi emerso che “l’avvistamento” fu segnalato da parenti stretti di Giuseppe Il giudice ha ammesso la costituzione di parte civile da parte dei familiari di Katiuscia. La prossima udienza e’ fissata per il 3 marzo.

  • 3 novembre 2010

    L’8 ottobre 2009 ha avuto inizio il processo davanti alla Prima Sezione della Corte D’Assise del Tribunale di Santa Maria di Capua Vetere contro Giuseppe Cervice, il convivente di Katiuscya Gabrielli, imputato per omicidio e occultamento di cadavere. Secondo l’accusa, Giuseppe Cervice avrebbe utilizzato il forno della  sua  pizzeria per far sparire il corpo.  Nelle undici udienze celebrate sono stati chiamati a deporre numerosi testimoni che sembrerebbero smentire la versione di Cervice. Secondo l’imputato, la notte tra il 7 e l’8 settembre del 1999, in seguito ad un’accesa discussione avuta con la compagna, sarebbe andato a dormire nei locali della pizzeria, sottostanti all’abitazione dove invece la compagna sarebbe rimasta con i figli. Solo verso le sei del mattino la donna sarebbe scesa in pizzeria per cercare le chiavi dell’auto mentre lui, sentendo le urla del figlio maggiore spaventato per la loro assenza,  avrebbe deciso   di salire per calmarlo ed addormentarlo.  L’uomo afferma che sarebbe rimasto con il bimbo per circa mezz’ora, prima di scendere nuovamente al piano inferiore e non trovarvi più  la compagna. Alcuni vicini della pizzeria hanno riferito di una strana fuliggine di colore nero rinvenuta la mattina dell’8 settembre sui balconi e sui parabrezza delle loro auto. In fase dibattimentale alcuni  giovanidi Castelvolturno hanno testimoniato che dalla canna fumaria del forno quella notte uscì del fumo con uno strano odore. Anche un cliente della pizzeria, intervenuto telefonicamente durante la trasmissione, ha  riferito la stessa circostanza. Giuseppe Cervice nella denuncia di scomparsa aveva  negato la presenza  in casa della baby sitter ucraina Zoryana Hayderin. Ma i carabinieri di Castelvolturno dodici giorni dopo la scomparsa di Katiuscia  Gabrielli raccolsero le dichiarazion della donna, confermate due anni dopo in Polonia in sede di rogatoria internazionale e ripetute anche a Chi lha visto? : “Verso le quattro di notte il bambino più grande venne nella mia stanza dicendomi che la mamma non c’era. Che fosse scesa in pizzeria verso le 5.30 non è vero perchè Katya non c’era più in casa quando era ancora buio e nemmeno corrisponde a verità che Giuseppe fosse salito in casa per addormentare i bambini, perché  ero io a stare con loro finché . Gli andai incontro per raccontargli che mi ero svegliata e che non avevo trovato Katya in casa, ma sembrava che lui già lo sapesse perché  disse che era tutto a posto”. Giuseppe non tornò ed allora era già chiaro Natalya Holovenko, la donna che dopo la scomparsa di Katiuscia Gabrielli è  diventata la seconda moglie di Giuseppe Cervice  ha raccontato che lui lavrebbe sottoposta  a maltrattamenti sia fisici che psicologici, minacciandola anche di morte al culmine di una lite violenta, terminata con un  drammatico inseguimento in auto .

  • 15 dicembre 2010

    Durante il processo celebrato presso la Prima Sezione della Corte d'Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere,  il 24 novembre 2010 si è celebrata l'udienza nella quale avrebbe dovuto deporre Giuseppe Cervice, imputato per l'omicidio della convivente Katiuscya Gabrielli. L'imputato avrebbe dovuto sottoporsi alle domande del Pubblico Ministero, dell'avvocato di parte civile. Ma in aula non si è presentato. Ha preferito tacere in questa fase dell'istruttoria dibattimentale, alle battute finali prima della requisitoria della pubblica accusa prevista per il 29 dicembre 2010.

  • 13 gennaio 2011

    Giuseppe Cervice, che fino ad oggi non aveva mai trascorso neppure un giorno in carcere, è stato arrestato nel pomeriggio, dopo che la Corte di assise di Santa Maria Capua Vetere, accogliendo la richiesta del pm Ilaria Sasso del Verme, ha emesso nei suoi confronti un'ordinanza di custodia cautelare.  L'uomo è stato condannato dalla Corte di Assise a ventiquattro anni di reclusione per omicidio volontario con esclusione della premeditazione. Cervice, dunque, stando alla decisione dei giudici di Santa Maria, ha ucciso la convivente Katiuscya Gabrielli, di 25 anni, la notte tra il 7 e l'8 settembre 1999 perché voleva lasciarlo portando con sé i figli. Il pizzaiolo avrebbe fatto poi sparire il corpo bruciandolo nel forno a legna utilizzato per cuocere pizze. A Cervice i giudici hanno tolto anche la patria potestà sui figli, nominado il nonno materno curatore dei loro beni. In aula erano presenti il pm Ilaria Sasso del Verme e il procuratore aggiunto Raffaella Capasso. Erano presenti anche i genitori di Katiuscya, Ciro e Immacolata, e il fratello della vittima, Vincenzo. "Ora metterò una corona di fiori fuori la pizzeria per ricordare Katia", ha detto Vincenzo Gabrielli. L'indagine sulla scomparsa della donna è durata 10 anni. Il processo, indiziario, si era aperto nell'ottobre del 2009, dopo numerose puntate di "Chi l'ha visto?" che ha mantenuto alta l'attenzione sul caso fin dal giorno della scomparsa della giovane donna.

  • 27 giugno 2012

    La prima sezione della Corte d'assise d'appello di Napoli, presieduta dalla dr.ssa Monaco,  ha confermato la condanna a 24 di reclusione per l’omicidio volontario della convivente Katiuscya Gabrielli.

  • 12 febbraio 2014

    Accogliendo la richiesta della pubblica accusa, la prima sezione della Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 24 anni di reclusione di Giuseppe Cervice per l’omicidio volontario della convivente Katiuscya Gabrielli.