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Via Poma: la parola alla difesa di Busco

Roma, 20/01/2011 - Applausi del pubblico durante l'intervento dell'avvocato Paolo Loria, difensore di Raniero Busco, nel corso dell'udienza davanti alla terza Corte d'Assise per il processo di via Poma. A causa di ciò, il presidente della Corte, Evelina Canale, ha fatto uscire il pubblico presente nell'aula bunker dove si stava celebrando il processo per l'omicidio di Simonetta Cesaroni, uccisa il 7 agosto 1990 in un appartamento del quartiere Prati, a Roma. Presente in aula l'unico imputato, Raniero Busco, accompagnato dalla moglie Roberta Milletarì."C'è un problema sull'ora in cui fu commesso l'omicidio in rapporto alla possibilità che sia stato Raniero Busco il colpevole. Parte importante dell'arringa difensiva dell'avvocato è stata occupata da questo tema. "Se l'ora del decesso è tra le 17.50 e le 18.30 considerando come limite ultimo una telefonata fatta da Simonetta poco dopo le 17, Busco non poteva essere in via Poma. Lui intorno alle 19 era al bar dei Portici di Morena e visti i 'tempi' del delitto (l'entrata negli uffici di via Poma, il presunto litigio, i colpi, la pulizia del luogo dal sangue) non avrebbe mai potuto essere lì. Se l'ora dell'omicidio è indicabile prima delle 17, allora quella telefonata non fu fatta da Simonetta ma da un'altra presenza femminile in quegli uffici". L'avvocato Loria si è poi soffermato anche su quanto detto dal pm in sede di requisitoria in merito al carattere di Busco. "Ha sostenuto che Raniero è persona violenta riferendosi a due denunce per liti condominiali che poi si sono concluse con le scuse reciproche. Ma non ha considerato che ci sono testimonianze di amici e colleghi di lavoro che lo indicano come moderato, senza scatti d'ira, non litigioso". Processualmente l'accusa ha parlato dell'imputato come di una persona bugiarda che ha fornito alibi falsi. "Nessuno degli investigatori - ha detto l'avvocato Loria - gli chiese mai l'alibi. Busco fu prelevato dal lavoro alle tre del mattino; nessuno ritenne opportuno chiedergli l'alibi perché l'omicidio fu scoperto alle 23.30. Si offenderebbe l'intelligenza degli investigatori se si ritiene che abbiano assimilato l'ora delitto con quella del ritrovamento del cadavere. L'alibi gli fu chiesto nel 2004 e probabilmente non fu preciso perché era passato ormai tanto tempo. Poi, ha sempre detto 'se non ricordo male', parlò sempre in forma dubitativa. Come si può definirlo un depistatore?".  Nella parte finale della sua arringa, l'avvocato Loria ha toccato il tema delle prove scientifiche che sono entrate nel processo. "Le indagini sul Dna sono inconcludenti - ha detto - I consulenti parlano di compatibilità tra le tracce trovate sui reperti e il Dna di Busco, ma il concetto di compatibilità non ha alcuna valenza scientifica''. Facendo riferimento alle analisi compiute, secondo l'avvocato Loria, "i reperti (gli indumenti di Simonetta) sono stati conservati insieme in una busta di plastica non sigillata. Il continuo contatto tra loro può aver causato una contaminazione tra loro; sono gli stessi consulenti a dirlo. Anche il materiale biologico trovato non si sa con certezza cosa sia". Alla fine, resta che le tracce scientifiche che portano a Busco "sono tre, si trovano tutte sul corpetto di Simonetta. Ma la ragazza non l'indossava al momento del delitto; fu appoggiato sul cadavere in un momento diverso, tant'é che non ha traccia di coltellate''. Altro dato scientifico analizzato nel corso dell'arringa è stato quello relativo al morso sul capezzolo sinistro di Simonetta. "Il medico che svolse l'autopsia - ha detto l'avvocato Loria - ha mostrato dubbi su questa ferita, affermando che forse si tratta di un morso". E "tra le cose che non tornano'' secondo la difesa ci sarebbe anche il movente del delitto: "Una presunta gravidanza di Simonetta che avrebbe scatenato l'ira di Busco non è un elemento logico giacché lo stesso Busco ha detto che credeva Simonetta prendesse la pillola. L'ipotesi che Simonetta abbia chiamato Raniero all'ora di pranzo per un incontro chiarificatore sulla loro situazione amorosa, non fornisce certezze né prove. Come sapeva Simonetta che quel giorno in ufficio non sarebbe passato nessuno? I due hanno avuto tante altre possibilità di colloquiare; si erano visti anche il giorno prima". Ad avviso del penalista "non sono solo i dati scientifici a condannare l'ipotesi colpevolista, ma anche il buon senso - aggiunge - tracce abbondanti di sangue erano presenti sul lato interno della porta. Esaminate nel 1991 risultano di gruppo A+ e sono appartenenti ad un soggetto maschile. Poi sangue è stato trovato sulla tastiera di un  telefono. Anche in questo caso era di tipo A+. Successivamente riesaminato risulta simile a quello della porta. Il sangue di Busco è di gruppo zero. Ma che fa Busco si porta dietro un amico ad un incontro amoroso? Allora dobbiamo ipotizzare che sul luogo del delitto ci fossero due uomini entrambi feriti al  momento delitto".  L'intervento dell'avvocato si è concluso con un appello dell'avvocato: "Busco è nelle vostre mani. Ridategli la sua dignità, datela alla sua famiglia, perché è innocente".