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"Manco dall'Italia dal 2012. Non sono in fuga, non sono un terrorista!": Il tunisino accusato da un anonimo smentisce a "Chi l'ha visto?"

Roma, 26/3/2018 - Secondo un allarme terrorismo pubblicato dai principali siti di informazione e tg nel fine settimana, un cittadino tunisino era cercato dai carabinieri perché segnalato in una lettera anonima alla nostra ambasciata a Tunisi come intenzionato a commettere attentati a Roma. Erano anche indicati obiettivi come la metropolitana, caffè siti turistici e centri commerciali. La notizia è stata confermata da fonti delle forze dell'ordine ma prima che le verifiche dei carabinieri fossero completate, è stato ripreso un documento interno apparso in rete, dove erano visibili nome e cognome del tunisino, Atef Mathlouthi, e anche la sua data di nascita. Anche le foto segnaletiche dell'uomo sono apparse in rete e un allarme bomba ai negozi RINASCENTE di ROMA, poi rientrato, ha rilanciato la notizia in tutto il mondo, scatenando un allarme terrorismo globale.

La redazione di "Chi l'ha visto?", conducendo le consuete verifiche, è entrata in contatto attraverso i social network con alcuni familiari dell'uomo, secondo i quali lui si trovava in Tunisia ed era già stato sentito dalla polizia. La moglie, italiana residente in Sicilia con i quattro figli, ha categoricamente smentito che Atef Mathlouthi fosse un terrorista in fuga e ha detto che lei è contatto quotidiano con lui. Raggiunto telefonicamente dall'inviata di "Chi l'ha visto?", lo stesso Atef Mathlouthi ha detto tra l'altro: "Non sono un terrorista e non sono in fuga. Lavoro per mandare i soldi a mia moglie e ai miei figli. Non sono più uscito dalla Tunisia dal 2012. Ieri sono andato a lavorare a Mahdia e ho trovato il bar dove lavoro circondato dalla polizia. Mi hanno detto che sono ricercato a Roma. Magari mi portassero lì. Hanno fatto spaventare mia moglie e i miei figli. Mia madre è in ospedale in Francia". Il legale della moglie, avvocato Cacioppo, ha spiegato in diretta che la lettera anonima è frutto di un contenzioso economico con un ex datore di lavoro e che Mathlouthi ha sempre cercato di tornare in Italia legalmente.

Il Comando Provinciale di Roma dei Carabinieri ha comunicato alla redazione del programma che il tunisino non può rientrare in Italia perché la magistratura del nostro Paese ha spiccato per lui due mandati di cattura. L'uomo, hanno precisato i carabinieri, deve scontare 5 anni 6 mesi e 2 giorni per una sentenza passata in giudicato essendo stato ritenuto colpevole dei i reati di ricettazione, spaccio di sostanze stupefacenti e introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi.

Subito dopo il collegamento telefonico con la moglie dell'uomo, nel corso dell'edizione quotidiana di "Chi l'ha visto?", la Questura di Roma ha rilasciato una nota in cui si afferma che "Il cittadino tunisino al momento non è ritenuto un pericolo concreto e attuale" e che "La vicenda è in fase di ulteriore approfondimento ma non ha determinato alcuna allerta in considerazione del fatto che l'innalzamento standard delle misure di sicurezza per Pasqua era stato già pianificato".