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Meredith Kercher: “Tracce solo di Guede”, le motivazioni della Cassazione

Roma, 7/9/2015  - La Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale il 27 marzo scorso ha assolto definitivamente Amanda Knox e Raffaele Sollecito, accusati dell'omicidio di Meredith Kercher. La Corte sottolinea la mancanza di un “insieme probatorio” contrassegnato “da evidenza oltre il ragionevole dubbio” e uno “scenario intrinsecamente contraddittorio”. Vista l’“assoluta mancanza di tracce biologiche a loro riferibili” nella stanza del delitto o sul corpo della vittima, per i giudici è “da escludere la loro partecipazione materiale all'omicidio”. In particolare, per quanto riguarda il gancetto del reggiseno della vittima, i giudici scrivono che la “sola traccia biologica” rinvenuta non offre “certezza alcuna” in ordine alla sua “riferibilità” a Raffaele Sollecito poiché “è insuscettibile di seconda amplificazione, stante la sua esiguità”, quindi “si tratta di elemento privo di valore indiziario”. La Cassazione rileva come sul luogo del delitto e sul corpo di Meredith sono “invece state rinvenute numerose tracce riferibili al Guede”, il giovane ivoriano condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per l'omicidio della Kercher. La decisione di annullare la sentenza di secondo grado senza rinvio è dovuta impossibilità “oggettiva” di condurre ulteriori accertamenti che “possano dipanare i profili di perplessità, offrendo risposte di certezza”. Infatti i pc della Knox e della vittima “che forse avrebbero potuto dare notizie utili, sono stati, incredibilmente, bruciati da improvvide manovre degli inquirenti” e le tracce biologiche sono di “esigua entità” e non permettono quindi risposte affidabili “né in termini di identità né in termini di compatibilità”. I giudici parlano di “clamorose defaillance o 'amnesie' investigative”e di “colpevoli omissioni di attività di indagine” senza le quali si sarebbe “con ogni probabilità, consentito, sin da subito, di delineare un quadro, se non di certezza, quanto meno di tranquillante affidabilità, nella prospettiva vuoi della colpevolezza vuoi dell'estraneità” di Knox e Sollecito. Spiegata anche la condanna, sia pure con una riduzione a tre anni, di Amanda Knox per aver calunniato Patrik Lumumba: la calunnia è stata confermata in un contesto “immune da anomale pressioni psicologiche” e ripetuta nel suo memoriale “in un momento in cui la stessa accusatrice era sola con sé stessa e la sua coscienza, in condizioni di oggettiva tranquillità, al riparo da condizionamenti ambientali”.

[Leggi le motivazioni integrali della Corte di Cassazione su Ansa.it]

[Video - Il caso nella punata del  25 giugno 2014]