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Ilaria Alpi: "False le accuse ad Hassan", le motivazioni della sentenza di Perugia

Roma, 19/1/2017 - "Contraddittoria, del tutto inattendibile e plausibilmente falsa" l'accusa di essere coinvolto nell'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, rivolta ad Hashi Omar Hassan dal Ahmed Ali Rage, detto Gelle. Lo scrivono i giudici della corte di appello di Perugia nelle motivazioni della sentenza che il 19 ottobre ha assolto per non aver commesso il fatto, Hassan al processo di revisione, annullando la precedente condanna definitiva a 26 anni. I giudici sottolineano che Gelle a febbraio del 2015 ritrattò quando fu rintracciato da "Chi l'ha visto" in Gran Bretagna e poi al pm romano Elisabetta Ceniccola in rogatoria. Per i giudici Hassan non solo "non era presente sul posto al momento dello scontro a fuoco" e quindi "deve ritenersi del tutto estraneo ai fatti in mancanza di prove che dimostrino, al di là di ogni ragionevole dubbio, non solo di avere fatto parte del gruppo di soggetti a bordo della Land Rover, ma anche di essere stato presente avanti all'Hotel Hamana". La Corte definisce "condotte che generano sconcerto" quelle che hanno portato prima all'allontanamento di Gelle, testimone chiave del primo processo, e poi all'incapacità di rintracciarlo.

"Si dovrà ora stabilire chi ha suggerito, al falso testimone Gelle utilizzato contro Hashi, la ricostruzione degli avvenimenti", ha commentato il legale della famiglia di Ilaria Alpi , l'avvocato Domenico D'Amati. "Nella motivazione - ha aggiunto - pur non prospettandosi tesi accusatorie, data la natura del processo di revisione, si formulano ripetute precise indicazioni su personaggi italiani che hanno avuto rapporti con Gelle. I difensori della parte civile Alpi interpelleranno la Procura della Repubblica di Roma sulle iniziative che essa dovrà assumere nei confronti di soggetti italiani che certamente, con la creazione di prove false, hanno dimostrato di voler proteggere gli organizzatori dell'eccidio".

[Video - Il caso nella puntata del 19 ottobre 2016]