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Pietro Orlandi: “Scopriamo oggi che rapitori chiamarono il Vaticano la sera della scomparsa di Emanuela”

Roma, 22/6/2018 - "Siamo sempre stati convinti che la prima telefonata dei rapitori fosse stata il 5 luglio, cioè dopo che Giovanni Paolo II aveva già lanciato un appello per Emanuela. Invece era arrivata il giorno stesso della scomparsa”. La rivelazione di Pietro Orlandi nel giorno in cui 35 anni fa spariva la sorella Emanuela Orlandi e lui ha organizzato un sit-in e una fiaccolata per ricordarla e chiedere giustizia. "Noi - ricorda - neanche avevamo fatto la denuncia -, perché il giorno stesso ci dissero di aspettare, mentre il Papa veniva avvisato in Polonia dove si trovava per un viaggio. Mi sono sempre chiesto, ma possibile che avvisano il Papa per una ragazza che ha fatto tardi a casa? E invece una risposta ce l'ho adesso, perché loro già sapevano di questa telefonata". “Emanuela - continua Orlandi - è scomparsa alle 19 e 15 circa. Tra le 20 e le 21 è arrivata la prima telefonata, prima al centralino poi alla sala stampa vaticana dove annunciavano il rapimento e dicevano di voler parlare con la Segreteria di Stato. Noi in quel momento neanche sapevamo che cosa fosse successo a Emanuela, mentre in Vaticano già sapevano che c'era stata questa chiamata e l'hanno nascosto fino ad oggi. Mi domando perché. Questi elementi potevano essere importanti già all'epoca e questo fa capire anche perché Giovanni Paolo II nell'appello del 3 luglio parlò subito di 'responsabili' e fece riferimento ai rapitori: perché già avevano avuto contatti la sera stessa". Pietro Orlandi conclude appellandosi direttamente Papa Francesco: "Ci aiuti, lui può chiudere questa storia".