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Scomparso

Chi era l'uomo che si faceva chiamare Angelo Paolini ?

Edizione:2002/2003
Data pubblicazione:10/02/2003

Un uomo, che si credeva essere Angelo Paolini, è stato trovato morto nel casale isolato della Roccaccia, tra le campagne di Tarquinia (Viterbo). Mentre si cercava di avvertire una ipotetica figlia della sua morte è saltato fuori che Angelo Paolini, nato il 18 dicembre 1928 a Campotosto in Abruzzo, in quel paese non risultava mai essere nato. "Lui diceva che veniva dalla provincia dell'Aquila, ma il paese esatto non lo sappiamo" ha raccontato una conoscente. Da più di dieci anni viveva da solo, isolato da tutto e da tutti, ed è morto per arresto cardiaco a 74 anni. Nonostante abitasse a Tarquinia (Viterbo) da più di quaranta anni, non risultava che avesse la residenza in quel comune. L'unico documento in suo possesso era una licenza di pesca rilasciata nel 1971, sulla quale erano riportate informazioni che non hanno trovato riscontro. L'uomo aveva fatto tanti lavori e imparato molti mestieri, ma non aveva mai voluto che gli fossero versati i contributi o che lo iscrivessero all'ufficio di collocamento. Un amico ha ricordato: "Se accennavano a metterlo in regola lui non parlava più, tagliava il discorso e andava via". Così ha sempre lavorato in nero, per tutti, tranne una breve esperienza a Pomezia, negli anni settanta. Piuttosto che chiedere il rilascio del patentino, aveva addirittura preferito liberasi della sua Ape Piaggio, con cui era solito recarsi al lavoro. Quasi tutti sapevano che era stato sposato prima di stabilirsi a Tarquinia e che la moglie era morta di parto. La figlia, che tutti conoscevano solo tramite una fotografia, sarebbe stata poi affidata ad una zia. Forse si chiamava Rosa, Rosina o Rosetta. "Qualche volta lui mi telefonava, se potevo riaccompagnarlo in campagna. Diceva che andava a Roma a trovare la figlia, quando veniva da Londra. Diceva che le aveva fatto studiare lingue e che era diventata interprete dell'ambasciata inglese", ha raccontato un amico. Ma potrebbe essersi inventato tutto, come era già accaduto in altre occasioni.
Pare che fosse un uomo intelligente e colto, amante dell'arte. A Tarquinia sono in molti a raccontare che aveva fatto anche una piccola parte in un film di Monicelli, "La grande guerra". "Cerchiamo questa figlia per farle sapere che è morto il padre. Io sono arrivata anche all'ambasciata italiana a Londra, ma mi hanno risposto che non sono una congiunta e che non possono darmi risposta. Adesso quest'uomo è stato depositato in un fornetto in attesa di sapere come si chiama, dove è nato, eccetera, per fargli un atto di morte. Perchè adesso è solamente Paolini Angelo, nato da nessuna parte" ha spiegato un'amica dell'uomo che si faceva chiamare Angelo Paolini.

  • 10 marzo 2003

    Tra i pochi documenti autentici che restano di Angelo Paolini c'è la foto che lo ritrae insieme alla figlia. Aveva raccontato a tutti che era stato sposato ma che la moglie era poi morta di parto dando alla luce una bambina di nome Rosa (chiamata Rosina o forse Rosetta). Angelo Paolini raccontava che la figlia aveva studiato lingue e poi era diventata interprete in un'ambasciata londinese. Ma questa bambina, di cui lui parlava, non l'avrebbe mai vista nessuno. Si sa solo che spesso lui andava a trovarla a Roma. Ad occuparsi della figlia sarebbe stata una zia che faceva la portiera nella zona di Piazza Navona.

    Anche la licenza di pesca rilasciata nel 1971 testimonia qualcosa di lui: una data, 18 dicembre 1928, e un luogo di nascita, Campotosto in provincia dell'Aquila. Ma Angelo Paolini non risulta essere mai nato lì. Ma allora chi era Angelo Paolini? Ad alcuni aveva detto di essere nato ad  Antrodoco (Rieti), con altri aveva parlato di Sassa o di Sella di Corno, paesini che si trovano in provincia dell'Aquila così come Campotosto, dove  quasi tutti credevano che fosse nato. "Chi l'ha visto?" ha effettuato direttamente una verifica presso l'anagrafe di Campotosto. Si è scoperto così che nella frazione di Mascioni il cognome Paolini è frequente. Ma del signor Angelo non ci sarebbe traccia.