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Scomparso

Laura Bosetti

Edizione:2004/2005
Data pubblicazione:06/12/2004

Il 12 luglio 1974, alle 17,10 circa, su una strada poco fuori Casalsigone (Cremona), un automobilista vide pararsi davanti a sè una ragazza sanguinate che si dirigeva barcollando verso il centro abitato con un coltello in mano. Si trattava di Laura Bosetti, appena aggredita da qualcuno con una coltellata alla schiena. La ragazza salì da sola in auto e, secondo quanto riferito dall'uomo, riuscì a dire solo tre parole: "ospedale, aiuto, coltello". Trasportata in ospedale, morì poco dopo. L'autopsia stabilì che la quattordicenne non aveva subìto altre violenze oltre al colpo mortale. Il pomeriggio di quel giorno, dopo aver passato un paio d'ore con le amiche, verso le 16,45 Laura Bosetti era partita in bicicletta dal casolare in cui viveva, davanti alla chiesa di Casalsigone, per portare un bottiglione di limonata al padre, al cugino e a un lavorante impegnati nei campi a meno di un chilometro di distanza. Giunta sul posto, il cugino le aveva fatto notare un uomo in camicia gialla su un mezzo a due ruote, una bicicletta o un motorino, che da lontano guardava nella loro direzione, ma lei aveva detto di non conoscerlo e verso le 17 era ripartita verso casa in bici, con il bottiglione di limonata, mai ritrovato, imboccando la strada asfaltata in direzione del paese dove, all'altezza del ponticello, fu aggredita. A mezzanotte dello stesso giorno venne fermato un uomo, un macellaio di 34 anni di Cremona, che pare amasse seguire le giovani donne per esibirsi in atteggiamenti equivoci e che sembra avesse un motorino rosso e una camicia gialla. Ma il sospettato, che dopo tre mesi di carcere fu scagionato, giurò che si trovava a Livrasco alle 16,35 e poi al passaggio a livello di Ossalengo alle 16,40, dove dei testimoni avrebbero confermato.

Alcuni mesi fa il Procuratore della Repubblica di Cremona ha riaperto il caso, prendendo spunto da un articolo del giornale "La Provincia" di Cremona e dalle dichiarazioni di Francesca Bosetti, cugina della ragazza uccisa che viveva con lei. L'arma del delitto è intanto andata perduta, per cui non sono possibili rilievi con le moderne tecniche. Restano la memoria e la coscienza degli abitanti di Casalsigone ai quali il Procuratore Adriano Padula ha rivolto un appello affinchè riferiscano ogni dettaglio torni loro in mente, anche il più insignificante.