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Scomparso

"Marcel Balcan non si è tolto la vita"

Data pubblicazione:01/03/2018

Il 26 maggio 2012 alle 10 del mattino Marcel, 34 anni, operaio magazziniere di origine rumena, è stato trovato morto in casa sua, a Pascomonti, una frazione di Mondovì (Cuneo). E’ in pigiama, sotto al letto, soffocato con una busta in testa e con un sacchetto di plastica in bocca, tuttora conservati dai familiari perché non analizzati dagli inquirenti. Il laccio attorno al collo non era ben stretto. Ha un taglio profondo in fronte ma non ci sono macchie di sangue sul pavimento. Nonostante questo non è stata disposta alcuna autopsia sul corpo del ragazzo. Marcel ha lasciato una lettera con i nomi dei colleghi che lo minacciavano. Con lui in casa c’era solo l’anziana nonna, oggi non più in vita. La donna, dopo ben tre mesi, ha detto di aver visto due persone entrare e di non aver parlato subito per paura. Dopo alcuni anni il caso è stato archiviato. A distanza di anni, alcuni giorni prima di Natale 2017 la madre del ragazzo ha trovato in cucina il vecchio telefono di Marcel, lo ha acceso e all’interno ha scoperto un audiomessaggio. In quei 7 secondi si sente una voce, purtroppo alquanto confusa. Secondo i familiari non si tratta di Marcel ma del datore di lavoro e il messaggio potrebbe essere stato registrato proprio il giorno in cui è il ragazzo è morto. Purtroppo il telefono è un modello vecchio e al momento non si riesce a capire la data della registrazione. Ma i suoi familiari sono convinti che Marcel non si sia ucciso. Aveva appena ristrutturato una casa in Romania e comprato un'auto. La sorella Elena ha detto che non le hanno fatto vedere il corpo del fratello ma solo dopo tre giorni: ricorda che era gonfio e aveva sangue ovunque. Secondo lei è stato picchiato. La sorella ha riferito anche che Marcel ha fatto delle riprese con una telecamerina con le voci del responsabile del magazzino e di un altro uomo che lo aggredivano ma anche è convinta che i due abbiano cancellato tutto perché l'apparecchio è vuoto. I genitori del ragazzo vorrebbero che almeno venisse disposta un’autopsia sui resti del figlio e che venisse analizzato il telefono per capire a chi appartenga quella voce e quando è stato registrato quell’audio. Il ragazzo avrebbe subito in quel periodo minacce contro di lui e la sua famiglia. Per un periodo si era anche rifugiato in Romania. Chi potrebbe avergli fatto del male? Di chi è la voce nei messaggi ritrovati sul suo cellulare?