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Scomparso

La storia di Domenico Gabriele, ucciso in un campo di calcetto

Data pubblicazione:28/09/2009

Adorava il calcio, fare la schedina, aveva tutti i pensieri e i gesti degli appassionati del calcio, sin da quando era piccolissimo. E su un campo di calcio è morto. Domenico Gabriele, detto Dodò, aveva 11 anni. E’ morto per sbaglio. Se per sbaglio si può morire, così su un campo di calcetto a Crotone, vittima innocente di un regolamento di conti tra ‘drine. Storie di spaccio ed estorsioni. Ma i suoi assassini non hanno volto.

 

E’ morto il 20 settembre, dopo tre mesi di coma. I suoi funerali si sono tenuti il 22. Era un bambino allegro, intelligente, a scuola andava bene. Un anno fa, quando era in quarta elementare, aveva scritto una lettera al presidente Berlusconi per chiedere aiuto per la sua famiglia: “Tu dai i soldi alle famiglie numerose, e a noi che siamo disoccupati? Io per questo non ho un fratello o una sorella, perché mio padre non se lo poteva permettere".
Giovanni, il padre, viveva di lavori precari e durante l’agonia di Dodò ha dovuto fare anche i conti con il taglio della corrente elettrica, perché non erano riusciti a pagare una bolletta. Una casa semplice, spoglia, tra le campagne della frazione di Canneto.

Se n’è andato dopo un’agonia di tre mesi. Era la sera del 25 giugno quando un sicario sparò all'impazzata sul campetto di calcio dove correva anche lui, nella contrada Margherita, alla periferia nord di Crotone. Il killer mirava a Gabriele Marrazzo, un emergente della mala locale, che inseguiva la stessa palla. Oltre al morto, dieci feriti, compreso Domenico. Il pm Sandro Dolce della Procura di Crotone ha aperto un'inchiesta per strage, e i carabinieri coordinati dal maggiore Angelo Di Santo stanno ricostruendo la faida che coinvolgerebbe almeno tre cosche tra Crotone e i paesi della cintura a nord.

"Se muore uno del Sud, anche se è un bambino innocente, non fa impressione a nessuno, le autorità di Roma non se ne accorgono neanche", mormora Giovanni. "Assassini, li devono prendere, la giustizia deve fare il suo dovere fino in fondo".

 

Di quella terribile giornata il padre racconta alla giornalista Conchita Sannino di Repubblica: "Io mi alternavo in campo con Domenico, era a dieta e con questa scusa voleva giocare ancora di più, perdere peso. Così, ogni dieci minuti io me ne andavo a bordo campo e facevo segno a lui di entrare. È stato in uno di quei minuti che l'ho visto cadere. All'inizio non ho fatto caso a quei colpi, sembravano dei mortaretti. Invece, dopo un secondo, Domenico si è accasciato. L'ho preso in braccio, ho gridato con tutto il fiato che avevo, lui mi guardava ma già cominciava a non essere più presente". Poi comincia il calvario: ricoverato a Crotone, poi a Catanzaro, operato al fegato e al cervello.
Dice sua madre: "Ogni giorno sono stata in ospedale a stringergli la mano. Dicono che non poteva parlare e muoversi, ma lui reagiva. Mi dava la mano e vedevo scorrere le lacrime. Gliele potevo asciugare".

 

Solo la Provincia ed il Comune di Crotone hanno, nelle ultime settimane, assistito la famiglia e collaborato per le prime necessità. Ernesto Cerardi, lo zio, dice a Repubblica: "La Regione non l'abbiamo proprio sentita, ma dicevano in televisione che ci volevano mostrare affetto. Noi al Sud siamo abbandonati. Vorrei dire a chi ci governa, al signor Berlusconi, di dire meno barzellette e di rendersi conto del dolore e delle difficoltà in cui vivono, in Calabria, specialmente nel crotonese, migliaia di brave famiglie. Qui molti non arrivano a fine mese. Mio nipote è stato ucciso per una partita di calcetto. Nessuno se ne occupa. Vergogna, Italia". Il Comune ha proclamato il lutto cittadino. "Siamo vicini alla famiglia - afferma il sindaco, Giuseppe Vallone - . Gli assassini vanno assicurati alla giustizia".

  • 23 aprile 2010

    I carabinieri del Comando provinciale di Crotone hanno arrestato i presunti assassini di Domenico Gabriele. I due esecutori materiali della sparatoria sono stati incastrati dalle intercettazioni ambientali e telefoniche in carcere. A rispondere del reato di strage sono Andrea Tornicchio (20 anni, detenuto nel carcere di Rossano in provincia di Cosenza) e Vincenzo Dattolo (26 anni, detenuto nella casa circondariale di Catanzaro Siano).

  • 23 giugno 2010

    E' passato un anno da quando è stato ucciso, mentre giocava a pallone, Domenico Gabriele. Per non dimenticare Dodò alle 18 del prossimo 25 giugno si terrà nello stesso campetto dell'agguato una partita amichevole di calcetto alla quale parteciperanno Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia e giornalisti. Seguirà una fiaccolata.

  • 20 agosto 2010

    Sono stati rinviati a giudizio i presunti autori della strage nel campo di calcetto compiuta a Crotone. Lo ha deciso il Gup distrettuale di Catanzaro, Tiziana Macrì. Della strage sono accusati Andrea Tornicchio, di 20 anni, il fratello Francesco, di 31, ritenuto il boss dell'omonima cosca e detenuto dal 2008, e Vincenzo Dattolo, di 26. Tra gli autori c'è anche una quarta persona che  all'epoca dei fatti era minorenne. Per i presunti autori della strage il processo inizierà il 4 novembre prossimo a Catanzaro in Corte d'Assise. Il Gup ha anche rinviato a giudizio dieci persone, arrestate nell'ambito dell'operazione 'Apocalypse now' contro la cosca dei Tornicchio del crotonese, e ne ha prosciolto altri due. Per i dieci imputati il processo inizierà il 23 novembre dinanzi ai giudici del tribunale di Crotone. Altre dieci persone saranno giudicate con il rito abbreviato ed il processo iniziera' il 21 ottobre. Nel corso del suo intervento il pubblico ministero della Dda di Catanzaro, Salvatore Curcio, aveva ricostruito le fasi delle indagini che portarono all'arresto degli imputati e aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti. L'accusa ha sostenuto che la strage nel campo di calcetto di Crotone fu compiuta per ''risolvere'' alcuni contrasti interni alla cosca Tornicchio di Crotone. Obiettivo dell'agguato era Gabriele Marrazzo, mentre Domenico Gabriele fu ucciso per errore. Le dieci persone rinviate a giudizio sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, munizioni e materiale esplodente, detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti e furto aggravato.

  • 17 dicembre 2010

    E' iniziato oggi davanti alla Corte d'assise di Catanzaro il processo a carico dei presunti responsabili della strage avvenuta il 25 giugno dello scorso anno su un campo di calcetto a "Margherita", a Crotone, che costò la vita a Domenico Gabriele. I giudici hanno avviato il processo dichiarandosi incompetent rispetto alle contestazioni relative all'associazione a delinquere di stampo mafioso che gravano sui tre imputati, e mandando i relativi atti al tribunale collegiale di Crotone. Restano all'attenzione della Corte i capi d'accusa relativi alla strage, e dunque l'assassinio di Marrazzo, quello del piccolo Dodò, oltre alla detenzione e porto in luogo pubblico di armi e munizioni. In aula si tornerà il 31 gennaio. Sul banco degli imputati siedono Francesco Tornicchio, di 31 anni, ritenuto il boss dell'omonima cosca di 'ndrangheta; il fratello di quest'ultimo, Andrea Tornicchio, di 20 anni, e Vincenzo Dattolo, di 26. Esiste anche un quarto imputato che all'epoca dei fatti era minorenne, e per il quale dunque il procedimento prosegue nella sede competente. Sul gravissimo fatto di sangue gli investigatori hanno fatto luce con un'inchiesta battezzata "Apocalypse now", condotta contro presunti affiliati alla cosca Tornicchio, operante a Strongoli, nel Crotonese - ritenuta satellite del clan Giglio. Associazione a delinquere di stampo mafioso, nonché i più tipici reati fine come rapine, danneggiamenti, estorsioni, reati in tema di armi e traffico di sostanza stupefacente, e favoreggiamento sono i reati contestati a vario titolo nell'inchiesta, condotta dai carabinieri del comando provinciale di Crotone con la direzione dell'allora sostituto procuratore Sandro Dolce. Un primo filone dell'indagine - in cui è stato contestato anche un altro omicidio, dal quale l'inchiesta ha preso le mosse, quello di Michele Masucci, commesso a Strongoli il 27 novembre 2007 all'interno della "Centrale Biomasse" dove la vittima lavorava - è sfociata nel blitz scattato all'alba del 25 settembre 2009 per l'esecuzione di quattordici misure cautelari. Un secondo filone dell'operazione "Apocalypse now", poi, lo scorso 23 aprile ha consentito di notificare otto provvedimenti di custodia cautelare ad altrettanti indagati già raggiunti dall'ordinanza precedente. Fra le accuse di quest'ultima tranche dell'indagine anche la strage avvenuta sul campo di
    calcetto.

  • 9 agosto 2012

    I giudici della Corte d’assise di Catanzaro hanno condannato all’ergastolo Andrea Tornicchio e Vincenzo Dattolo riconosicuti esecutori materiali della strage in cui morì il piccolo Dodò.

  • 25 febbraio 2014

    Accogliendo le richieste del sostituto procuratore generale, Salvatore Curcio, la Corte d'assise d'appello ha confermato le condanne all'ergastolo per Andrea Tornicchio e Vincenzo Dattolo.