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Scomparso

L'omicidio di Massimo Ubert

Edizione:2003/2004
Data pubblicazione:24/10/2003

Il 16 ottobre scorso, verso le 7 del mattino, nella zona di Vairano (Caserta), un agricoltore che stava percorrendo una stradina di campagna ha trovato il corpo senza vita di un uomo. Nel corso delle indagini i Carabinieri hanno collegato l'omicidio al ritrovamento, avvenuto quattro giorni prima, di una Opel Tigra bruciata. Grazie al numero di telaio si è scoperto che il proprietario era un uomo residente ad Ivrea, Massimo Ubert, il cui documento, strappato e senza foto, era nei pressi dell'auto. Il cadavere è stato ritrovato in una zona non distante da un tratto di strada frequentato da prostitute. L'uomo era disteso bocconi su un sentiero sotto una quercia, ucciso con un colpo alla testa nella parte superiore del cranio, probabilmente inferto con un badile o una vanga. Le scarpe sono state ritrovate sul ciglio della scarpata che fiancheggia la stradina. La loro disposizione, tacchi ravvicinati e punte divaricate a V, due coltelli conficcati in terra e il tentativo di evirare il cadavere, secondo qualcuno potrebbero indicare un'intenzione punitiva. Giancarlo Izzo del Corriere di Caserta a questo proposito ha ipotizzato: "Potrebbe essere un rituale praticato presso i nomadi, secondo il quale l'uomo le cui scarpe venivano poste lontano dal corpo avrebbe sofferto pene maggiori nell'aldilà". Secondo il Capitano Gianluca Ignagni della compagnia dei Carabinieri di Capua (Caserta), potrebbe anche essere stato un tentativo di depistaggio. Sulla base dei risultati dell'autopsia l'assassinio sarebbe avvenuto nel luogo del ritrovamento del cadavere. Massimo Ubert aveva lasciato il lavoro, la casa di famiglia e una vita tranquilla perché scosso dalla morte della madre, deceduta alla fine di giugno dopo una lunga malattia.

  • 14 novembre 2003

    Tra luglio e settembre scorso Massimo Ubert, operaio, celibe, ha viaggiato sulla sua Opel Tigra per le strade italiane lungo un percorso imprecisato, ma comunque scendendo verso sud fino a Caianello (Caserta). Il sindaco di Fiorano Canavese, il paese dove Ubert abitava, ha detto: "Io mi sono fatto una convinzione, Massimo è partito, probabilmente, anche senza meta. Ma questo suo vagare per l'Italia, senza punti di riferimento, credo che fosse a fronte di una sofferenza interiore che sicuramente poteva avere in quel periodo. Però, certamente, la verità va cercata a Vairano, là dove lui ha concluso questa sua esistenza. E' una verità che forse va cercata tra chi ha approfittato di questo suo momento di disagio". Massimo Ubert, prima di mettersi in viaggio, aveva prelevato dal suo conto corrente 750 euro. Poi, più nulla. Giancarlo Izzo, giornalista del "Corriere della Sera" ha raccontato: "Massimo Ubert era convinto che ci fossero persone che volevano ucciderlo e perciò si spostava da un posto all'altro. Ci sono stati dei precedenti in cui lui è stato fermato e identificato dalla polizia proprio grazie alla targa della macchina". Il 21 agosto, infatti, durante un controllo di routine ad Arezzo, i Carabinieri lo avevano fermato. Dopo aver verificato che si trattava di una persona che la famiglia stava cercando, non lo avevano trattenuto perché lui aveva dichiarato di essersi allontanato volontariamente. Dirce Levi caporedattore de "La Sentinella del Canavese" ha riferito: "Noi avevamo già avuto la sensazione che qualcosa di diverso ci fosse parlando con i colleghi di lavoro che lo descrivevano come una persona chiusa introversa e con una serie di paure. Lo raccontavano come qualcuno che si sentiva inseguito, braccato, che temeva per la sua vita. Non si capiva il perché si queste paure". Una collega di Ubert ha smentito queste voci: "Non mi aveva mai detto che si sentiva minacciato e poi non mi vedo Massimo bruciare la sua auto. Era attaccatissimo alla sua auto".
    Osservando il materiale sparso attorno al luogo dell'incendio dell'auto, si è potuto constatare che l'uomo si era stabilito in quel punto. Ma se l'auto è stata incendiata il 12 ottobre, non è chiaro dove e con chi ha trascorso i quattro giorni successivi fino al 16, quando è stato ucciso. "Chi l'ha visto?" durante una ricognizione in questo luogo ha trovato un'unica testimone che ha detto di averlo visto forse una o due volte. Nel paese di Marzanello, dove Ubert scendeva a rifornirsi di cibo, nessuno ricorda di averlo visto. Il cugino, Mirco Maran, ha rivolto un appello agli spettatori: "Mio cugino è scomparso di casa il 30 giugno ed è stato ritrovato a metà ottobre. In questo periodo è possibile che nessuno abbia avuto modo di scambiarci neanche una parola? Noi familiari vorremmo venire a conoscenza di quello che è accaduto".

  • 6 maggio 2009

    Nei mesi scorsi sono emersi nuovi elementi riguardanti l’omicidio di Massimo Ubert. Oltre alla disposizione delle scarpe, lontane dal corpo e divaricate con due coltelli conficcati in terra, altri particolari fanno pensare che l’operaio di Fiorano Canavese sia stato ucciso con un rituale satanico riferibile alle usanze balcaniche.