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Scomparso

La scomparsa di Antonio Barbatelli: poteva essere salvato?

Data pubblicazione:16/02/2012

Nel tardo pomeriggio del 24 agosto 2011 Antonio Barbatelli, 20 anni compiuti da poco, è uscito dalla sua casa di Napoli per andare a correre nel vicino bosco di Capodimonte e poi passare al supermercato. Era solito rientrare con puntualità, non più tardi delle 20:30. Ma quella sera non è tornato. La madre e le tre sorelle con cui vive hanno dato l’allarme. La sorella maggiore si è recata con il padre al parco chiedendo aiuto alla polizia, che ha un drappello all’interno. Gli agenti hanno risposto di non allarmarsi, che certamente il giovane “sarà con qualche ragazza” e che se avesse avuto un incidente sarebbe stato cercato la mattina dopo. Alle 22 circa i familiari si sono rivolti ai carabinieri della caserma “Pastrengo”. “A quest’ora non si fanno le denunce”, è stata la risposta. La madre e la sorella di Barbatelli, presenti un studio durante la trasmissione, hanno raccontato che, dopo alcune chiamate al 112, sono arrivati al bosco due carabinieri a dare una mano nelle ricerche. Hanno cominciato a perlustrare il viale principale del parco insieme agli amici di Antonio, alle sorelle e ai genitori. Ma le due piccole torce elettriche che avevano si sono esaurite presto, non permettendo di continuare. Il giorno seguente, la madre si è recata alla caserma “San Giuseppe” per presentare la denuncia di scomparsa respinta dalla “Pastrengo”. Ma a mezzogiorno la donna è stata chiamata a riconoscere il corpo del figlio, trovato morto, non si sa da chi, in fondo a un dirupo del bosco di Capodimonte. Secondo il referto autoptico stilato dal dirigente di medicina legale dell’ospedale Cardarelli, dr. Pietro Tarsitano, Barbatelli è morto per un gravissimo shock emorragico alcune ore dopo una caduta. Secondo il medico legale, le lesioni non sono compatibili con un’aggressione. Non è chiaro come sia finita in fondo a un dirupo una persona solita correre solo sui viali principali ed esperta dei luoghi. Sul corpo non sono stati trovati i 20 euro che aveva in una delle tasche, che erano rivoltate, né la collanina di caucciù che aveva al collo. La maglietta strappata. Il fascicolo aperto dalla procura sul caso è ancora aperto.

  • 22 febbraio 2012

    “Secondo me, il ragazzo è stato spinto”. Sono queste le parole che la madre di Antonio Barbatelli  ricorda di aver sentito la mattina del suo ritrovamento. A pronunciarle è stato il medico del 118 arrivato sul posto e che ha constatato il decesso di Barbatelli, Luigi Sgambato, che si occupa delle emergenze sanitarie per l’Asl Napoli 1. Lui stesso ha confermato a “Chi l’ha visto?” che il suo intervento è stato richiesto il 25 agosto del 2011 ed ha raccontato molti dettagli:
    - le tasche dei pantaloncini del giovane erano rivoltate
    - il suo portafoglio vuoto era lontano dal cadavere che giaceva in fondo al dirupo
    - quando è stato ritrovato Barbatelli stringeva le braccia al petto, con i pugni chiusi, in “una posizione di difesa”
    Il dott. Sgambato ha raccontato che, convinto che il giovane fosse caduto perché spaventato da qualche minaccia, ha voluto verbalizzare alla polizia questa sua ipotesi. Quando si è recato al commissariato di San Carlo Arena per confermare le sue dichiarazioni spontanee, dopo una lunga attesa, gli è stato comunicato che della sua deposizione non c’era più bisogno.
    I vigili del fuoco che hanno portato via il corpo hanno confermato quanto detto da Sgambato sulla posizione. Inoltre il cadavere si trovava a diversi metri dalla parete scoscesa dove sarebbe caduto, che intanto è stata transennata,. Non è chiaro Antonio Barbatelli sia stato spinto in seguito durante un’aggressione o se sia scivolato: quello che è certo è che è morto diverse ore dopo l’impatto. È emerso dalle telefonate degli spettatori, che chi va a correre nel bosco di Capodimonte preferisce non allontanarsi dai viali principali, perché ci sono state numerose rapine e aggressioni ad opera di baby gang che agiscono all’imbrunire.